di Cristina Bargero
Ottobre è un tripudio di colori: dal giallo, al rosso, all’arancione, al verde brillante e al marrone scuro. Sono le tinte dei boschi, dove si va in cerca di funghi.
Agli angoli delle strade si incrociano i carretti delle caldarroste fumanti e canticchiando De Gregori “mangiamo pane e castagne”.
Ma ai colori accesi si accompagna spesso il grigio delle giornate di nebbia e piovose.
“Autunno. Già lo sentimmo venire nel vento d’agosto, nelle piogge di settembre, torrenziali e piangenti e un brivido percorse la terra che ora, nuda e triste, accoglie un sole smarrito”. Perché l’autunno, come ben descritto dai versi di Cardarelli, è anche stagione di piogge che nel corso degli ultimi decenni hanno spesso, purtroppo, provocato disastri ancora ben impressi nella nostra memoria: l’alluvione del 1994 che travolse Alessandria, sommersa quasi al 50% (dove persero la vita 14 persone), Asti, Alba e Ceva e vari territori delle province di Alessandria, Asti, Cuneo e Torino, a causa dell’esondazione del Tanaro e del Po e quella dell’ottobre 2000 che interessò il bacino del Po, colpendo Torino, Moncalieri, San Mauro Torinese, Trino, Morano, Casale e molti altri comuni piemontesi.
In tempi più recenti ricordiamo l’alluvione del 2014, con effetti disastrosi soprattutto a Genova, ma che ha provocato danni consistenti anche nelle città di Novi e Tortona e nelle zone contigue.
Anche le piogge di questi giorni stanno mettendo a dura prova la zona sud della nostra provincia.
Analizzando i dati Arpa Piemonte relativi alle precipitazioni degli ultimi 15 anni circa, rispetto al periodo di riferimento 1971-2000, si può notare una forte diminuzione del numero di giorni piovosi (precipitazione registrata maggiore o uguale a 1 mm), un aumento della precipitazione cumulata annua nel verbano, in corrispondenza della zona del Lago Maggiore, una lieve diminuzione complessiva delle precipitazioni sul resto della regione, più rilevante sul biellese e sulla fascia meridionale tra Cuneo e Alessandria. Relativamente al ventennio, nelle stagioni invernali e primaverili, una maggiore frequenza di anni con un deficit di precipitazione rispetto alla media. Nella stagione autunnale, invece, sembra aumentare il numero di anni con un surplus di precipitazione.
La deforestazione, l’abusivismo edilizio, l’abbandono dei terreni d’altura, la mancanza di pulizia degli alvei e degli argini di fiumi e torrenti amplificano i rischi legati a precipitazioni autunnali più violente e improvvise. Oltre il 9,8% del territorio italiano è ad alto rischio dissesto idrogeologico e il costo legato a tali eventi è pari a 2,5 miliardi l’anno.
Risorse che se impiegate per opere idrauliche e di contenimento consentirebbero di evitare danni a strutture pubbliche e private e disagi ai cittadini.