di Ettore Grassano
E’ il primo, e per ora l’unico, rappresentante di Italia Viva a Palazzo Rosso, non senza pesanti reazioni, e richiesta di dimissioni da parte del Quarto Polo, nelle cui liste è stato candidato e votato nel 2017, entrando in consiglio comunale lo scorso aprile, in sostituzione di Oria Trifoglio. Ma Simone Annaratone non pare assolutamente intenzionato a farsi da parte, anzi. In questo week end ha fatto parte del ‘manipolo’ di alessandrini renziani (capitanati dalla già parlamentare Cristina Bargero, che ha presentato una relazione e coordinato uno dei tavoli tematici) presenti alla Leopolda, a quello che è stato, a tutti gli effetti, il vero ‘atto fondativo’ del nuovo partito di Matteo Renzi. Quanto peserà Italia Viva nel panorama politico dei prossimi anni lo scopriremo solo strada facendo. Con Simone Annaratone, in questa chiacchierata, cerchiamo però di farci raccontare la sua esperienza di giovane amministratore locale (“da sempre di centro, guardando a sinistra”), e con quali prospettive e progetti intende muoversi nella seconda metà della consiliatura in corso.
Consigliere Annaratone, al Quarto Polo sono furenti, e chiedono a gran voce le sue dimissioni…
(sorride con timidezza, ndr) Non mi faccia polemizzare, non è proprio nella mia natura. Al Quarto Polo come aggregazione di forze civiche ho creduto in maniera forte, e con altrettanta forza mi sono opposto alla scelta sciagurata di alleanza con Rita Rossa, al ballottaggio del 2017. Purtroppo, dal mio ingresso in consiglio comunale (lo scorso 2 aprile, a seguito delle dimissioni di Oria Trifoglio) ho progressivamente constatato che la forza propulsiva del progetto si è esaurita. Non è bastato creare una chat su whats app, e fornire stabilmente documenti e stimoli di dibattito. Se penso che alle prime riunioni del 2017 eravamo un’ottantina, e all’ultima nei mesi scorsi in quattro, compreso il sottoscritto, ho la sintesi della situazione.
Loro la accusano di scarso impegno, e qualcuno parla anche di premeditazione….
Ma non scherziamo: premeditazione di cosa poi? A 29 anni, mi occupo di politica per passione civica, e sono in consiglio comunale per portare la voce degli alessandrini. Così ho fatto in passato con l’Italia dei Valori, e così cerco di fare oggi. Ho aderito ad Italia Viva perché, in questo momento di transizione, mi sembra che Renzi (non sono un renziano doc, mai sostenuto di esserlo) sia l’unico, nel campo del centro sinistra, a guardare con slancio e passione al futuro, e non con nostalgia ad un passato che, mi pare evidente, non può tornare.
Come funziona, praticamente? A chi si è rivolto per entrare in Italia Viva insomma?
Non ho mezze misure, ho scritto direttamente a Renzi, o meglio ovviamente al suo staff. Mi ha risposto l’on. Ettore Rosato, coordinatore organizzativo del partito, e ho avuto anche il piacere di incontrarlo a Roma, una settimana prima della Leopolda. Mi ha detto: “preparati, ci sarà molto da lavorare”. Io non chiedo di meglio. Nel frattempo qui a casa nostra è stato ed è prezioso il confronto con Cristina Bargero.
Nel frattempo, nei due anni lontano dal consiglio comunale, che ha fatto?
Ho preso la laurea specialistica in Scienza del Governo, con il massimo dei voti. E come giovane consigliere comunale in questi mesi sto seguendo un corso di formazione specialistica di 300 ore, organizzato da Anci Giovani. Hanno selezionato 40 partecipanti under 36 in tutta Italia, tra consiglieri comunali, assessori, sindaci. Dopo quattro giorni di full immersion a Pozzuoli, partecipiamo a 12 incontri di formazione a Roma, per conoscere a fondo le tematiche legate all’amministrazione locale, le leggi, gli strumenti. Non credo all’improvvisazione insomma: per rappresentare degnamente i cittadini bisogna studiare, e sapere cosa si sta facendo.
Parliamo di Alessandria, consigliere Annararone. Lei, dall’opposizione, che giudizio dà dei primi due anni di mandato Cuttica?
Possiamo dire minoranza invece di opposizione? A me piace pensare che ci siano consiglieri di maggioranza, e altri di minoranza: ma siamo tutti lì per dare il nostro contributo alla comunità alessandrina, altrimenti che senso avrebbe? Il consigliere comunale non si fa certo per denaro, credo che questo sia noto. Comunque: non sono fra coloro che buttano la croce sul sindaco, o sulla giunta. Semmai dico: Alessandria ha enormi potenzialità, ma deve saper scegliere la o le proprie vocazioni, gli asset su cui puntare. Fino ad ora, forse perché c’erano altre priorità, a partire dal bilancio, tutto questo non è stato fatto.
E quali sono questi asset?
Ottimo puntare su cultura, turismo, enogastronomia. Ma a chi arriva da fuori, italiani o stranieri che siano, dobbiamo saper offrire una città accogliente, e di strada da fare ne abbiamo tanta. La Cittadella, ad esempio: è un patrimonio straordinario, può e deve essere risorsa importante: ma cosa ne vogliamo fare? Ripeto: sono per costruire, e se dalla maggioranza arrivano proposte positive, sono pronto a valutarle. Anche se credo sia necessario costruire, da ora, un’alternativa di centro sinistra per il 2022…
Ad egemonia PD, o i giochi sono aperti?
Apertissimi, e personalmente auspico che, al momento opportuno, ci siano primarie, e che siano gli alessandrini a scegliere il candidato sindaco del centro sinistra. Prima di allora, comunque, occorre costruire un percorso condiviso, aperto alla città in tutte le sue componenti: stiamo fra la gente, ascoltiamola, partiamo dalle esigenze reali. In passato lanciai una mia piccola iniziativa, Quattro amici al bar. Mi piacerebbe riproporla, ovviamente migliorandola: ma solo così, dal confronto diretto nei luoghi pubblici, dove la gente si incontra e viva in carne e ossa, si possono costruire progetti concreti e reali.
Un 29 enne che snobba la rete, Annaratone?
Ma no, per niente. Internet, i social, l’informazione in tempo reale sono parte del nostro mondo, negargli o osteggiarli non porta da nessuna parte. Ma non sono sostitutivi rispetto ai rapporti reali, sono uno strumento in più. Lo vedo con le mie attività: sia nel corso di formazione di Anci Giovani, sia in un progetto di collaborazione con un Osservatorio di analisi della legislazione e delle politiche pubbliche che sto portando avanti. La rete è imprescindile: ma stare in mezzo alla gente lo è ancora di più.
Nella mappa dei renziani alessandrini il suo è ad oggi il solo nome legato al capoluogo: con gli altri vi siete già incontrati?
Sì, c’è stata una cena la settimana scorsa, prima della Leopolda. Le adesioni sono al momento circa un’ottantina in provincia, ma lo spirito non è quello di diventare un partito delle tessere. Semmai una rete di comitati che lavorano dal basso, e puntano ad una partecipazione vera. Ci sono state adesioni di nomi importanti, per lo più usciti dal Partito Democratico, come Cristina Bargero, con cui ho condiviso l’esperienza della Leopolda. Ma credo che fondamentale sia ora allargare la partecipazione alla società civile, a tutti coloro che in questi anni alla vecchia politica hanno guardato con una certa diffidenza, certamente non senza qualche ragione. Italia Viva può e deve essere una svolta importante per il Paese, e credo anche per Alessandria.