Grom: chiude una gelateria, mica una fabbrica! Intanto le Province boccheggiano: e se aspettiamo questo Governo….[Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

1) La vicenda Grom che chiude la gelateria di piazzetta della Lega ad Alessandria ‘tiene banco’ da settimane in città: un’eccellenza nata in Italia, diventata appetibile, acquisita da una multinazionale con la legittima visione del profitto. La decisione di chiudere il punto vendita di Alessandria fa così scandalo? E perchè mai? Se Alessandria per la proprietà Grom non è più attrattiva facciamocene una ragione. Concordo con il Sindaco Cuttica: gelaterie ad Alessandria ne sono tantissime e di qualità, e chi volesse ancora gustare il prodotto Grom trova in diversi supermercati cittadini una vetrinetta dedicata con barilotti da 500 gr. nei svariati gusti. Il prezzo è un po’ caro ma la qualità si paga. Chiaro che in piazzetta della Lega ci sarà una vetrina spenta e un proprietario d’immobile che non incasserà più il cospicuo affitto. Perché questa pagella? Mi ha colpito che il quotidiano La Stampa nella sezione locale per tre giorni di fila abbia trattato l’argomento come se fosse stato chiuso uno stabilimento industriale, lasciando a casa centinaia di persone.
Cito titoli per chi vuole approfondire: 1) “Alessandria: in piazzetta della Lega chiude Grom un’altra vetrina vuota in centro città. Serrande abbassate definitivamente il 20 ottobre”. 2) “Grom se ne va da Alessandria e dà la colpa agli Outlet”. 3) “Le reazioni ad Alessandria dopo la chiusura di Grom: Andremo in altre gelaterie”
Negli ultimi quindici anni molti negozi e attività storiche che hanno dato lustro alla città hanno chiuso i battenti, nessuno di loro ha avuto tanta attenzione. Grom dà la colpa agli outlet, al centro in crisi, ma tutta l’Italia è in crisi con qualche eccezione, in un decadimento complessivo cominciato vent’anni fa, e accelerato dalle sciagurate condizioni di ‘cambio’ dalla lira all’euro.
Alessandria ha sofferto pure l’alluvione nel ’94, che alle nostre attività ha inferto un brutto colpo. Questa però è un’altra storia pure dimenticata, e che non viene mai messa in conto.
Voto: 3

2) Le Province ancora nel limbo ci riprovano. Delrio (governo Renzi) quando ha deciso di abbattere questo Ente non si è curato minimamente del pasticcio legislativo procurato. Dopo il fallito referendum di Renzi&C nessuno ha pensato di ripristinare la situazione. La riforma Renzi-Delrio (legge 56/2014) sulle Province ha messo a repentaglio la manutenzione delle scuole provinciali, delle strade, dei ponti, dei viadotti, delle gallerie, togliendo competenze, personale e, soprattutto risorse necessarie per garantire al territorio e ai cittadini i servizi essenziali assegnati alle Province. La nostra Provincia ci riprova a sollecitare questo Governo per una revisione della legge, e lo fa il Presidente della Provincia Gianfranco Baldi supportato dal 96% dei Sindaci della Provincia di Alessandria, sottoscrivendo una riconsiderazione in modo coeso e deciso su un documento proposto dall’UPI per la revisione della riforma della Province: “I sindaci alessandrini: subito la riforma delle Province”.
Al Presidente Baldi anticipo che sarà dura, anzi si può scordare che questo nuovo e a mio pensare sciagurato Governo si impegni su tale argomento, considerato che l’artefice della rottamazione delle Province Delrio è tornato ‘in groppa’ e al potere, come del resto Renzi.
Nel 2018 gli elettori hanno pensato bene di mandare a casa la politica che aveva governato il paese dal 2011 nel peggiore dei modi, ma ora ci ritroviamo da punto a capo, con un Governo che ci produrrà solo dolori. Fino al prossimo voto, almeno: che non credo ci sarà concesso fino alla scadenza naturale di legislatura. Intanto il popolino si sente amareggiato e oppresso. Sembra quasi di vivere all’epoca dell’usurpatore principe Giovanni, con a fianco una serie di sceriffi di Nottingham. Aspettando Robin Hood.

Voto: 8

 

 

 CorriereAl3) Al professor Dario B. Caruso, che spiega in un articolo pubblicato su Corriereal il rapporto che c’è tra politici e funzionari comunali. Un rapporto che vale non solo nei comuni, ma in ogni Ente pubblico, dove il burocrate si è preso ogni libertà condizionando la politica, e la cosa non è normale: “Misteri in Comune [Il Flessibile]”. Intanto chi è Dario Caruso? Musicista, compositore, scrittore, impegnato in attività didattica, concertistica, teatrale, Direttore artistico ed organizzatore di eventi musicali e culturali. Ciliegina sulla torta, dal 2013 cura una rubrica per CorriereAl.info dal titolo “Il Flessibile”, una rubrica di volta in volta con argomenti diversi molto interessanti, e fonte di riflessioni. Dario Caruso è di Savona, dove sono nata e che ritengo la mia seconda città dopo Alessandria, perché ci trascorro un lungo periodo ogni anno. Tutti e due abbiamo a cuore la città ligure, un tempo un po’ trascurata, poi negli ultimi quindici anni davvero rifiorita. Ma ultimamente ho notato che anche Savona soffre. La causa? Buona politica? Cattiva politica? E le responsabilità dei dirigenti? Anche a Palazzo Municipale di Savona esiste una barriera strana o, come scrive Caruso, misteriosa tra politici e dirigenti. Lo si legge nella prima parte dell’articolo: “Alcune settimane fa, i quotidiani locali annunciano che il Comune di Savona ha assegnato un bonus premiale ai dirigenti dell’Amministrazione per i risultati raggiunti in questo ultimo periodo. Alla notizia i cittadini si sono posti domande lecite, cioè se questi premi fossero davvero meritati visto che – ad esempio – la città non sembra essere un esempio per vivacità culturale, pulizia e decoro urbano, sicurezza e servizi “. Ne cito un altro pezzo interessante: “Ecco il vero mistero: quale sia il rapporto reale tra queste due componenti della Cosa Pubblica. Se è vero che esistono servizi deficitari è altrettanto vero che ciò non può dipendere solo dai politici; perché i politici vanno, i funzionari restano. Il braccio di ferro per un politico che per la prima volta si affaccia ad amministrare deve essere aberrante, dover combattere contro un sistema incancrenito tra personale assuefatto e deliberatamente omertoso”.
Il pezzo è da leggere per intero, bello il paragone del bambino capriccioso (il dirigente pubblico) e la mamma che alla fine soccombe (il politico) e ciò che sta scritto è né più e né meno ciò che accade anche a casa nostra, inutile negarlo. Sarebbe utile riportare equilibri, nuove regole e qualche paletto nel settore burocratico. Se i servizi funzionano, se il bene pubblico è ben curato e ben gestito e a fine anno i cittadini sono soddisfatti, il bonus potrebbe essere meritato. Ma poi mi chiedo: i dirigenti comunali hanno già ottimi stipendi, soprattutto rapportati all’Italia del 2019: devono pure pretendere un premio di buon risultato?
Voto: 10