di Ettore Grassano
Bargero è Viva, Viva Bargero. Tra le fondatrici del Partito Democratico in provincia di Alessandria (“era il 2007: è passata un’era geopolitica”), la ricercatrice casalese, giovane parlamentare nel quinquennio 2013-2018, sorride al gioco di parole, e annuisce: “Sì, vado con Renzi: o adesso o mai più, credo sia l’ultima occasione per allargare e rinnovare davvero il centro sinistra. Che era anche la mission del Partito Democratico, quando lo fondammo: non ci siamo riusciti, e oggi il rischio di questo Pd è di essere ‘vetero tutto’, barricato in trincea, nostalgico del passato”. Più che di scissione però Cristina Bargero parla di ‘fondazione’, della necessità di far nascere in Italia, finalmente, “un centro sinistra moderno, al passo con i tempi, e con l’Europa”.
Come riuscirci, però? Quello di Renzi non è un azzardo, considerato che le scissioni, a sinistra, non hanno mai ‘portato bene’ a chi le ha promosse?
Ma soprattutto: alleati del Pd, e diversi in cosa? Soprattutto, al governo con i 5 Stelle, ma con quale livello di compatibilità, dati gli insulti reciproci di questi anni? Proviamo a farcelo spiegare.
On. Bargero, cosa non ha funzionato nel Pd, dal suo punto di vista?
E’ stata una fusione ‘a freddo’, in cui anime diverse non sono riuscite ad amalgamarsi, e a dare concretezza a quello spirito ‘ulivista’ che fu il motivo per cui cominciai ad impegnarmi in politica, ormai più di vent’anni fa: allargare, coinvolgere la società civile, ascoltare le persone.
Ha prevalso lo spirito delle ‘correnti’, insomma, e dei professionisti della politica?
Attenzione: le correnti non sono necessariamente una cosa brutta, se portatrici di istanze concrete, reali, che esprimono e rappresentano gli interessi delle persone. A patto naturalmente di riuscire poi a fare sintesi, in maniera costruttiva. Diciamo che nel Partito Democratico, negli ultimi anni, questo non è successo. Ci siamo incagliati, arroccati. Non è questa la politica che mi piace: e credo che non piaccia neppure alla gente. Non agli italiani che incontro io ogni giorno in ogni caso: compresi i volontari, straordinari, delle feste dell’Unità, che frequento assiduamente.
Però in tanti stanno dipingendo Renzi come uno stratega abile, cinico e arrivista. Altro che società civile, e ascoltare le persone….
In questa fase, così confusa per tutto il panorama politico, quella di Renzi è una scelta di estrema chiarezza, e coraggio: basta con i giochetti, basta fingere che va tutto bene, e che si va d’accordo. Se non esiste una visione comune, a partire dalla necessità di mettere in moto reali percorsi di crescita e sviluppo per il nostro Paese, e dagli strumenti da utilizzare, meglio percorrere strade separate.
Quindi Pd uguale statalismo e assistenzialismo vecchia maniera, Italia Viva invece partito di una sinistra liberaldemocratica e ‘di mercato’?
Partiamo dalla realtà, o non si capisce più niente. Il mondo intero è cambiato, e si trasforma sempre più rapidamente. I valori del centro sinistra sono fuori discussione, ma oggi è la loro attuazione a lasciare perplessi: davvero è il popolo ad essere becero e sovranista, o siamo noi, a sinistra, che non riusciamo più a comprendere le sue esigenze, e a rappresentarle? Gli anni Settanta sono finiti da un pezzo, ma non tutti, all’interno del Pd, sembrano essersene accorti. I poveri oggi sono sempre più numerosi, ma non sono più quelli di cinquant’anni fa. Hanno bisogni ed esigenze differenti, e non è vero che non credono nella politica: rifuggono dalla politica che non si interessa di loro.
Come farà Italia Viva a confrontarsi davvero con gli italiani del 2020?
Ad ottobre la Leopolda (Firenze, dal 18 al 20, ndr) sarà un passaggio fondamentale nel percorso costituente del partito, e da lì partirà il percorso. Matteo Renzi è un leader contemporaneo, parla il linguaggio degli italiani di oggi, si fa capire da tutti. Già un bel vantaggio rispetto a certi approcci ‘paludati’, permeati di retorica ma poi incapaci di affrontare davvero le questioni nella loro sostanza. Personalmente credo che si debba ripartire dal basso, dai territori. Ho già dato vita al Comitato di Casale Monferrato, la mia città, e sono pronta ad impegnarmi per farlo crescere, e per costruirne altri, nell’alessandrino e nel resto del Piemonte. Serve un partito aperto al confronto con tutti: non deve essere necessario avere una tessera, o far parte di qualche gruppo organizzato o di una ‘corrente’ per far sentire la propria voce, fare proposte, essere ascoltati.
Dopo la Leopolda partirà la ‘campagna acquisti’ renziana anche a casa nostra?
Nessuna ‘campagna acquisti’, ma la speranza, questo sì, che il nostro progetto spinga alla partecipazione prima di tutto tanti giovani in gamba, che porteranno idee, entusiasmo, linfa vitale. Ma lo dico chiaramente: nel Partito Democratico lascio tanti amici, e ho lavorato in questi anni, con entusiasmo, fianco a fianco con persone splendide. Non faccio nomi, per non creare imbarazzi: però sono figure che davvero spero di rincontrare nel mio percorso. Per cui porte aperte: sono certa che cresceremo rapidamente.
A proposito di lavoro, on. Bargero: lei per mestiere studia l’economia piemontese, in particolare. Che aria tira?
Preoccupante, perché il tessuto delle piccole e medie imprese si sente trascurato, abbandonato dalla politica, sia nazionale che regionale. Chiariamo: l’economia piemontese, come tutta quella del nord Italia, è la spina dorsale della nostra ricchezza produttiva, e non manca di eccellenze vere. Alla politica non chiede assistenza, ma interventi strutturali, investimenti in innovazione, alleggerimento burocratico e fiscale: non chiacchiere, insomma, ma che si creino le condizioni perché le imprese possano operare in condizioni di reale competitività su mercati che, ormai, sono mondiali.
C’è, in Piemonte e magari anche a casa nostra nell’alessandrino, una filiera economica che può rivelarsi ‘espansiva’ nel prossimo decennio?
Io credo molto al comparto pharma, e sanità nel suo complesso. La farmaceutica piemontese ha realtà di eccellenza, ed è un settore in forte espansione, a condizione appunto che possa operare in una ‘cornice’ adeguata. E quando penso alla sanità mi riferisco anche a progetti fortemente alessandrini: dalla Facoltà di Medicina, che è ormai una realtà in divenire, all’Irccs, che mi auguro si concretizzi, e che sarà un volano scientifico ed economico straordinario per tutta la provincia.
Parliamo di alleanze politiche, on. Bargero: Italia Viva e Partito Democratico al Governo con i 5 Stelle: quanto può durare un simile rapporto, data la reciproca ostilità di questi anni con il Movimento di Beppe Grillo?
C’era un’emergenza, oggettiva dal nostro punto di vista: salvare l’Italia dal baratro economico, a partire dal rischio di aumento dell’Iva ma non solo. Sia chiaro: non sono tra coloro che demonizzano Salvini, non credo sia il nuovo Mussolini per capirci. Il mondo è cambiato, riproporre schemi e retoriche del ventesimo secolo fa sorridere. Ma la Legge di Bilancio che aveva in mente il leader della Lega avrebbe fatto ‘schizzare’ lo spread a livelli ingestibili, sarebbe stato il tracollo. E oltre ai conti c’è un aspetto politico: un Ministro dell’Interno che chiede pieni poteri in democrazia non si può accettare, anche quando è solo retorica da campagna elettorale permanente.
Premesse chiare, ma rimane il punto: Renzi e i 5 Stelle si sono insultati per anni. Ora possono andare a braccetto?
E’ un’alleanza basata su una serie di punti programmatici, che andranno rispettati. Pro tempore, per come la vedo io. Diciamo un patto di legislatura, certamente non privo di insidie.
Non replicabile sui territori? A Torino ad esempio, dove si dovrà eleggere il sindaco nella primavera del 2021, Pd e Italia Viva potrebbero appoggiare Chiara Appendino?
(sorride, ndr) Spero proprio di no: a Torino ci lavoro, i 5 Stelle si stanno rivelando amministratori pessimi, penso alle Olimpiadi perse ma anche a molto altro. Torino da tre anni è in costante arretramento, e credo che lì il centro sinistra, mettendo in campo un progetto chiaro, e figure di rilievo, possa riconquistare il governo della città, in assoluta alternativa ai 5 Stelle e al centrodestra.
E lei, on. Bargero? La rivedremo presto in Parlamento?
Io ho una grande passione per la politica, che la crisi e gli errori del centro sinistra di questi ultimi anni non hanno scalfito, per fortuna. Non nego che l’esperienza da parlamentare sia stata molto positiva, ma la politica si può e deve fare ovunque, tra la gente. Partiamo dai Comitati, e dai problemi reali dell’alessandrino, e del Piemonte. Poi si vedrà.