Grigi praticamente perfetti: 3 a 0 all’Olbia

di Jimmy Barco
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Da Olbia – Il quarto turno ci vede a Olbia nel rinnovato stadio gallurese che ricorda i Grigi come avversario di rango, accompagnato sempre da un seguito entusiasta e insolitamente numeroso per essere “continentale”, come i sardi definiscono quelli che arrivano a casa loro dalla terra ferma.

Questo club, da sempre gestito in modo oculato e pragmatico da imprenditori locali, non ha mai ceduto licenze pericolose a “operatori avventurieri”, come ogni tanto succede a società serie ma con proprietà stanche di reggere certe responsabilità. Da due stagioni a questa parte inoltre l’Olbia ha rafforzato i rapporti con il Cagliari senza cadere in un facile rapporto di mero supporto della serie: “quelli scarsi dalli a me che quelli buoni li do a te”, la politica tipica di una  piccola società che li per li non deve investire ma che la porterà a carte quarantotto in men che non si dica. L’Olbia invece ha consolidato un’autonomia tecnica e finanziaria e vive tranquillamente come il pesce pilota accanto allo squalo bianco.

I padroni di casa hanno sei punti in classifica, frutto di due vittorie e una sconfitta patita il turno passato a Pontedera. Cinque punti invece per i Grigi: due pareggi, una vittoria casalinga contro il Renate e davanti due trasferte consecutive, Olbia e Pianese neopromossa partita con il piede giusto.

Le squadre.  Per l’Olbia Filippi opta per il 4-3 1-2 e occhio a Ognunseye, una giovane punta di colore che mi pare gli vada stretta la categoria. Scazzola invece punta su una difesa a 3, poi 5 in mezzo e le due punte, il sacrificato è Chiarello per far posto all’esordio dal 1’ del nuovo arrivato Casarini, uno dei pezzi da 90 del mercato estivo.

Primo Tempo. II terreno di gioco olbiense è stretto e corto per cui si può prevedere un gioco abbastanza nevrotico e rapidi ed improvvisi cambi di fronte, un gioco fatto di accelerazioni e folate profonde con la possibilità di blandire i ritmi abbastanza difficile da attuare. Così dicevo, ma passano appena 4’ e Cambiaso si incunea a destra e quasi dal fondo pennella un cross in area sul secondo palo che Arrighini inzucca da manuale e supera un impotente Van Der Wart (0-1).

Passano altri 4’ e sempre Arrighini in contropiede semina avversari, evita sgambetti e trattenute, affronta e supera il portiere avversario ma il tiro a colpo sicuro non è fortunato: sarebbe stato un gancio mortifero ma non è andata. A proposito, Eusepi, in questa lunga azione di contropiede non ha fatto in tempo a posizionarsi in una zona utile alla bisogna?

Dopo questi primi 10’ dove i piemontesi sono andati ad un passo dal chiudere  virtualmente la partita, passiamo alla mezzora: l’Olbia ha preso un po’ di coraggio e cerca di prende in mano il pallino del gioco ma i Grigi non si scoprono mai oltre il lecito.

E proprio alla mezzora voglio segnalare un  momento di gioco indicativo delle doti di destrezza  dell’Alessandria ma, soprattutto, della capacità di Scazzola di insegnare calcio durante la settimana, farsi capire e ubbidire.

Cambiasso infatti rincorre disperatamente una palla che vola sull’out destro e si avvicina alla tre quarti di casa, lui è solo in mezzo a cinque difensori e caparbiamente subisce il torello avversario al limite dell’area sarda; ma in pochi secondi gli attaccanti e i centrocampisti mandrogni salgono e partecipano alla pressione sul portatore di palla avversario conquistando palla a una decina di metri dall’area avversaria. L’azione poi sfuma, pazienza e non si può chiedere a una squadra di buttare sempre e comunque il cuore ( e i polmoni…) oltre l’ostacolo,  ma nella stagione passata, in duemila minuti di gioco, non ho mai potuto apprezzare un gesto tattico del genere, tenendo conto che, nell’occasione, i giocatori mandrogni hanno pressato e fatto densità senza praticamente toccare la palla quindi i nostri giocatori potevano essere anche ciclisti ma quando sanno dove andare, cosa fare e quando farlo avere un portaombrelli al posto del piede non cambia niente.

I minuti scorrono, siamo al recupero del primo tempo e dopo i primi 10’ di fuochi d’artificio suggellati dalla zuccata in gol di Arrighini i padroni di casa, pur motivati e volenterosi,  non rischiano mai di far gol, anzi, in qualche sporadica circostanza, subiscono pericolose imbucate.

Secondo tempo  Riparte la contesa, ricordando che l’Alessandria fin qui ha menato la danza, prima spingendo sul pedale del gas poi gestendo il vantaggio ottenuto al 4’ di gioco.

Al 47’ raddoppio dei Grigi: azione simile a quella che ha portato in vantaggio i Grigi in apertura, stavolta però non ci è stato bisogno di una magia di Arrighini ma è bastato, sul cross da destra di Cambiaso, una respinta maldestra del portiere sardo, la palla colpisce il compagno Dalla Bernardina e flippera nella porta sarda (0-2).

Al 50’ si fa ammonire Eusepi: complimenti, tre gialli in tre partite di cui due “ conquistati” a palla ferma, poi con la palla in gioco lo cerchi  e non lo trovi, come è successo al 8’ del primo tempo.

Siamo all’ora di gioco e al Nespoli, a parte due sostituzioni operate  da Filippi, niente da segnalare (e tocchiamo ferro che non ci siano episodi incontrollabili, visto che, come dico sempre, un allenatore che allena pure gli episodi di una partita non esiste ancora).

A mezzora dalla fine delle ostilità all’Ovest niente di nuovo, intendo come equilibri fra le contendenti e capacità degli ospiti di recidere ogni velleità di gioco dell’Olbia.

Al 66’ ammonito Cambiaso che va a tener compagnia sul taccuino dell’arbitro i nomi di Casarini e, come abbiamo già sottolineato, di Eusepi. Non succede più nulla fino al 92’ quando Akamadou, entrato al posto di Eusepi, trasforma il rigore assegnato ai Grigi per un fallo in area su Sciacca e fissa il risultato sul 3-0 per i Grigi.

Finalino: ben sapendo di aver violato un campo difficile per tutti questa è una partita dove la prestazione dei ragazzi di Scazzola è stata pressoche perfetta, sicuramente mai messa in discussione da episodi sfortunati, ma sia quando i Grigi hanno attaccato sia quando per lunghi tratti hanno preferito controllare senza rischi lo hanno fatto in modo sontuoso. Adesso non montiamoci la testa perché qui tocca lavorare tanto, far diventare automatici certi colpi e certi atteggiamenti durante gli allenamenti per poi usarli in partita e soprattutto far tesoro che le vittorie servono per aggiungere rabbia agonistica e aumentare la fame e non per sentirsi appagati.