Il minuto di silenzio [Lettera 32]

Giuliano Beppedi Beppe Giuliano

 

 

Cita esplicitamente la Spoon River, nel suo ultimo libro edito da Mondadori, Gigi Garanzini.

“La collina su cui dormono é una Superga dell’anima” scrive poi nell’introduzione il giornalista, “biellese di nascita e langarolo d’adozione” come si legge in terza di copertina. Milanese dal punto di vista calcistico aggiungerei, anche ricordando la medaglia consegnata a Magath, quello del tiro sbilenco che siglò la più improbabile tra le tante sconfitte europee di una squadra non particolarmente amata (né da lui né da chi scrive qui).

Il minuto di silenzio, che vale la pena leggere anche per chi di futból ne sa parecchio, perché Garanzini è uno consapevolmente bravo, traccia ritratti assai sintetici, ma sempre efficaci nel minuto o poco più in cui ognuno si legge, di personaggi del mondo del calcio che purtroppo non ci sono più.

Inizia con chi di recente é salito, meglio é precipitato sulla collina, e infatti il primo ritratto é dedicato a Danilo, portiere di quella Chapecoense che abbiamo conosciuto e pianto un brutto giorno dello scorso autunno. Per finire con capitan Valentino che io da sempre immagino, come faceva sul prato verde e negli spogliatoi, mentre incoraggia i suoi granata anche in quegli ultimi istanti del 4 maggio 1949, il giorno che segnò e cambiò la storia del nostro dopoguerra, non solo del nostro gioco del calcio.

I ritratti, oltre ai calciatori, ricordano qualche allenatore (del parón Rocco e del vecio  Il minuto di silenzio [Lettera 32] CorriereAl 1 Bearzot peraltro Garanzini aveva già ampiamente scritto), alcuni giornalisti e scrittori di quelli davvero bravi, cioè di quelli che lui sente al suo livello: su tutti, scolpiti nella pietra, Brera e Arpino (qui si dice che litigarono per il diverso parere sul vecio, anche se é probabile che il motivo per cui smisero di parlarsi sia annegato nel vino buono), fino alla coppia loro malgrado Ameri-Ciotti, al povero Beppe Viola, a Galeano…

Devo dire che ho letto con maggiore piacere i ricordi dei calciatori dell’antico testamento, come mi piace definire quell’epoca di cui ci rimangono poche foto, rarissimi filmati, tanto che i racconti e giudizi sulle qualità dei campioni sono vincolati alle romanzesche cronache scritte, e all’ancor più pittoresca tradizione orale (e si legge con molto gusto l’affettuoso ricordo di Niccolò Carosio).

Un’era di danubiani e sudamericani, spesso figli della nostra emigrazione là. Peraltro, e per rimanere sul locale, si ricordano i fondamentali anni in cui Baloncieri (presente nei ritratti al pari di Giovanni Ferrari) si formò sui campi di Rosario, città del futból per eccellenza, e meta di tanti dei nostri vecchi che andavano a cercare fortuna oltre Oceano.

Il minuto di silenzio [Lettera 32] CorriereAl 2>>>Era il 19 di ottobre, avevano appena pranzato tutti insieme. Rosetta provò invano a fargli mollare il colpo. Lui si infilò la vecchia maglia bianconera, e con quella e una azzurra appoggiata di fianco é sepolto al cimitero di Casale.<<<

Così viene ricordato Umberto Caligaris, fermato dal cuore neanche quarantenne, quando contro il consiglio dei medici volle giocare un’ultima partita, come si diceva allora “di vecchie glorie”.

Ecco, se c’è una carenza del libro di Garanzini é che l’ultimo minuto dei protagonisti non sempre viene raccontato, mentre per quelli che “dormono, dormono, sulla collina” dovrebbe sempre esserlo.

Infine, in zona Cesarini (anche il ritratto di Renato merita, e non poco: “alterna le nottate di tango a quelle di poker. É capace di arrivare al campo direttamente in smoking, una volta in pigiama con vestaglia di raso.”). Quando un libro é la raccolta diIl minuto di silenzio [Lettera 32] CorriereAl tanti ritratti, c’è chi con metodo li legge in ordine, dal primo all’ultimo, chi salta qua e là. Io sono più attratto dai secondi, devo dire, e sarei curioso di sapere da quale hanno iniziato la lettura. Io da Matthias Sindelar, il “cartavelina” che fece una fine tragica, ancora (e per sempre) misteriosa. Di lui, di tanti, abbiamo lontane memorie. E tanta, tanta, nostalgia.