Trasporto pubblico locale: la crisi infinita [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

I trasporti vengono annoverati dall’art.16 del trattato CE tra i cosiddetti SIG servizi ad interesse generale, ossia servizi che devono essere garantiti in minima parte, anche quando il mercato non sia sufficientemente incentivato a provvedervi da solo, considerata la loro caratteristica di beni meritori e sociali.

Nonostante tale valenza, il trasporto pubblico locale (più comunemente noto come t.p.l) in Italia attraversa un periodo di crisi ormai ventennale, determinato da un persistente deficit economico e da una costante diminuzione della domanda.

La legge di riordino del tpl del 1997 aveva introdotto una serie di novità, tra cui lo spostamento alle regioni di tutte le competenze di programmazione e di finanziamento in materia di trasporto pubblico locale, e agli enti locali di tutte quelle che non richiedano un coordinamento unitario regionale, l’obbligo di mettere a gara il servizio (prorogato più volte) e il rispetto del parametro del 35% nel rapporto ricavi/costi per le aziende concessionarie del servizio.

Ma a parte una riforma che, soprattutto per quel che riguarda la liberalizzazione del settore, ha conosciuto una serie di stop and go, il dato più significativo riguarda l’insufficienza di risorse finanziarie del Fondo Nazionale Trasporti.

In Piemonte il trasporto extraurbano su gomma è suddiviso in 4 Bacini:

– Metropolitano extarurbano (25 milioni vetture/km);
– Sud-Ovest (14 milioni vetture/km);
– Sud-Est (13 milioni di vetture/km)
– Nord-Est (16 milioni di vetture/km)

Ad essi si aggiungono i 44 milioni di vetture/km dell’urbano/suburbano di Torino.

Nel solo periodo 2012-2017 il TPL piemontese ha visto una decurtazione dell’11% delle risorse a propria disposizione, cui ha fatto seguito una riduzione dei passeggeri del 3%.
In alcuni bacini di trasporto i tagli hanno raggiunto quote tra il 15% e il 17%, provocando un crollo dei passeggeri (tra il -5% e il -24%).

Le risorse erogate ai gestori del tpl non sono nemmeno state aggiornate in termini reali (ossia considerando l’inflazione)

Come uscirne? L’incremento delle risorse finanziarie, seppure auspicabile, è una variabile ancora troppo aleatoria, considerando le condizioni della finanza pubblica.

E allora diventa urgente ridisegnare l’offerta di trasporto pubblico locale in modo da renderlo più attrattivo.

Oggi molte linee non sono più conformi alle esigenze di una domanda di mobilità profondamente mutata in relazione ai cambiamenti economici e demografici degli ultimi vent’anni. Alcuni servizi vanno ridotti o soppressi, altri potenziati e creati, attraverso anche un maggior ricorso dei servizi a chiamata.

Le funzioni di programmazione dei servizi minimi spettano a tre diversi livelli di governo: regionale, provinciale e comunale.