Verrà inaugurata giovedì al CAFFÈ ALESSANDRINO di Piazza Garibaldi, 39 – Alessandria la MOSTRA FOTOGRAFICA dal titolo “SIN NOMBRE” di Fulvio FERRUA. Realizzazione e stampe a cura di PPS PricePerformanceSolution srl
Fabrizio PRIANO, presidente dell’Associazione Culturale Libera Mente-Laboratorio di idee commenta: “Con la mostra fotografica dedicata a Fulvio FERRUA proseguono gli appuntamenti del Progetto ARTE DIFFUSA, eventi dedicati all’Arte presso alcuni locali della nostra Città. Fulvio FERRUA è un fotografo che stupisce ed emoziona con la sua sensibilità nel catturare la bellezza sia di paesaggi a noi vicini come quelli del Monferrato sia di luoghi più lontani come il Perù, in questo caso argomento della mostra, dando una forte connotazione poetica alle immagini della quotidianità ”.
Fulvio FERRUA
Leva 1960, alessandrino, ho iniziato ad occuparmi di fotografia appena guadagnate le prime lire per acquistare una fotocamera, una gloriosa Nikon FM.
Era il 1983 e la mia esigenza primaria, dal punto di vista fotografico, era la semplice documentazione delle mie escursioni in Alpi, giacchè l’alpinismo è sempre stata la mia passione principale. Per diversi anni ho accumulato montagne di diapositive, sentieri, laghi, torrenti, nevai, ma non c’era sino a quel momento l’idea di quello che realmente poteva essere per me la fotografia.
Dopo aver consumato centinaia di rullini un bel giorno la mia fotocamera è rimasta chiusa in un cassetto e non ne ho sentito la mancanza per almeno cinque anni. Nel 2006, con l’avvento delle prime fotocamere digitali di buon livello, preso da pura curiosità, ne ho acquistato una. Ricominciando a fotografare mi sono reso conto che era cambiato totalmente lo scopo. Di fatto in quegli anni mi ero trasferito nel Monferrato ed in breve tempo mi sono reso conto della bellezza e della particolarità di quei luoghi. Vivendolo quotidianamente il Monferrato è presto diventato uno dei miei soggetti prediletti. Tra colline e vigneti ho scoperto luci e colori che mi hanno fatto innamorare.
Tra me e loro è nata una simbiosi, lì mi sento a casa. Quando mi sento stanco o triste vi trovo rifugio o conforto. La fotografia a questo punto è diventata un mezzo per registrare queste sensazioni non solo visive e per comunicarle agli altri.
Spesso nelle mie fotografie uso gli alberi perché sento di assomigliare a loro. Come loro assisto al passare delle stagioni e con loro sto invecchiando.
Amo camminare tra le vigne con qualunque condizione metereologica, sentire il vento e cercare di fotografarlo, vedere la fine del giorno e anche oltre.
Come ogni fotografo che abbia davvero la voglia di comunicare da anni espongo le mie foto dove ho l’opportunità di farlo, ma non sono assolutamente un fotografo ‘mostraiolo’ perchè la fotografia per me resta prevalentemente un fatto personale, molto intimo.
Non amo nemmeno definirmi solo un paesaggista, già che negli anni ho imparato che lo stesso intento e gli stessi principi usati per fotografare paesaggi possono essere impiegati anche nella macrofotografia, nello still life, nella foto di strada e, perché no, anche nel fotografare le persone….. anche nella fotografia più concettuale.
Potrei affermare che il Monferrato per me è stato un luogo di partenza grazie al quale ho trovato lo stimolo per vedere e fotografare altro. Ho però la fortuna di abitarci e quindi mi ci rifugio appena posso o ne sento l’esigenza.
Tutto è paesaggio, niente è solo paesaggio
Nel mese di febbraio ho avuto l’opportunità di viaggiare nel sud del Perù. Un viaggio classico, mete classiche, ma non sono stato colpito tanto dai paesaggi, comunque notevoli sotto ogni punto di vista (sempre dai 3500 ai 5000 metri), e dai noti siti archeologici, impressionanti ma spesso sovraffollati, quanto dalle persone e dal mondo di colore in cui vivono la loro giornata per strada. Ogni ambiente, anche quello degradato delle periferie, sembra dominato dai colori, accesi, tanti, a volte troppi per i nostri occhi. Le persone, pure esse avvolte nel colore dei loro abiti, hanno volti duri, spesso segnati da rughe profonde, occhi scuri e sguardi che sembrano arrivare da un altro tempo. E’ proprio a queste persone ‘senza nome’ che ho riservato la maggior parte delle mie fotografie
Fotograficamente parlando simili luoghi e persone meriterebbero ben altro che un viaggio di stampo turistico, con il tempo contato tra una meta e l’altra. Mi sento comunque fortunato per l’opportunità che ho avuto e sono contento di poter condividere alcune foto con questa mostra.Ringrazio di cuore sia Libera Mente per averla organizzata, sia la società PPS di Milano per aver fornito i materiali di stampa.