di Ettore Grassano
“Il processo di ascolto, e di confronto con tutti gli stakeholders sul territorio, è già cominciato. E sarà un confronto permanente, che porterà a scelte magari anche coraggiose, ma sempre fortemente condivise”. Incontriamo Vittoria Poggio, esponente di rilievo della Lega di Alessandria e neo assessore a Commercio, Cultura e Turismo della Regione Piemonte, di prima mattina, prima della partenza per una serie di appuntamenti torinesi, “ma nel pomeriggio anche a Cuneo, e stasera nell’astigiano: si corre, ma va benissimo così. Le persone da incontrare, le voci da ascoltare in questa prima fase sono tante, e ognuna porta un reale valore aggiunto”.
Per Alessandria è una bella novità, rispetto al recente passato che ha visto la nostra provincia completamente assente dal tavolo della giunta regionale, e dalle decisioni che contano, ma Vittoria Poggio precisa: “Massimo ascolto per tutte le province, non solo per la nostra: e nessuna volontà di penalizzare Torino, che è e rimane ‘la capitale’ del Piemonte. Però certamente è finito il tempo dei monopoli, sia culturali che turistici e commerciali”.
Proviamo, allora, a capire dal confronto con il neo assessore quali saranno gli elementi di continuità, e quali invece le importanti novità, in ognuno dei tre settori di competenza, “che possono e devono costituire un ‘sistema interconesso’, con un occhio di forte riguardo allo sviluppo del nostro Piemonte, e al recupero delle sue tradizioni e identità”.
Assessore Poggio, un’estate di piena attività?
Sicuramente sì, oramai al caldo ci siamo abituati, e ho anche scoperto che con i ritmi che abbiamo praticamente non esiste neppure la pausa pranzo: meglio così, ne guadagna la dieta. Scherzi a parte, siamo partiti a passo di carica, con forti motivazioni, e la voglia di fare bene. Muovendo dall’ascolto, per avere un quadro completo e approfondito della situazione.
Partiamo dal commercio, settore che frequenta da sempre, prima come imprenditrice e poi con importanti incarichi di categoria. E’ davvero così critica la situazione?
Le difficoltà sono innegabili, ma partiamo dal presupposto che il Piemonte è un territorio vivace, ricco di risorse, e di capacità. Il commercio oggi cambia pelle alla velocità della luce, lo sanno bene gli addetti ai lavori, ma anche semplicemente i consumatori, che rispetto anche solo a 10 o 5 anni fa hanno esigenze nuove, diverse. Ecco, diciamo che il commercio è più vivo che mai: cambiano le modalità di acquisto. Per questo, ad esempio, anche le regole relative ai saldi andranno probabilmente ridiscusse, a fronte di una deregulation totale che già esiste su altri fronti, a partire dall’e-commerce.
I centri storici hanno cominciato a declinare ai tempi del boom dei primi centri commerciali, negli anni Novanta. Oggi lo shopping on line sembra soppiantare anche quelli. Domani che succederà?
Che la rete abbiamo modificato in maniera radicale lo scenario è evidente, e parliamo di una realtà in evoluzione costante. Su questo fronte però non esistono soluzioni localistiche, cittadine e neppure regionali. Occorre muoversi sul piano non solo nazionale, ma europeo. La Lega lo sostiene da sempre, e punteremo su un forte gioco di squadra. Non so dire se la web tax sia l’unica soluzione, ma certamente occorre intervenire su un fortissimo squilibrio. Nel commercio occorre giocare tutti con le stesse regole: poi naturalmente vinca il migliore, il più bravo, il più competitivo e innovativo. Ma in un quadro normativo e concorrenziale omogeneo. Tuttavia nel rapporto online-fisico preme sottolineare che ci sono molti segnali che ci fanno comprendere che un futuro per i cosiddetti negozi tradizionale esiste purchè…non siano più tradizionali. Mi spiego meglio: il negozio fisico non è finito, anzi, ma deve necessariamente cambiare non soltanto pelle, ma mente. E’ la concezione che deve cambiare totalmente, perché il paradigma si è completamente modificato. Allora occorre andare, ad esempio, verso il negozio multifunzionale, occorre recuperare ed evidenziare sempre più il ruolo sociale che gli esercizi commerciali. E’ necessario non rincorrere il commercio online, ma anzi, accentuare i punti di differenziazione, che sono il vero vantaggio competitivo del negozio fisico. E ce ne sono, altrimenti non si spiegherebbe come mai i giganti globali dei marketplace sentano sempre più l’esigenza di aprire negozi su strada.
La grande distribuzione crescerà ancora?
Questo lo escludo: un conto sono le autorizzazioni concesse in passato, con realizzazioni di centri tutt’ora in corso anche ad Alessandria, altro avallare nuovi progetti. Le nostre città sono letteralmente ‘circondate’ da centri commerciali, certamente non serve altro spazio. Anzi, recuperiamo terreno per il verde, là dove si può. La partita vera però è il rilancio dei nostri centri storici….
Lì la Regione cosa può fare?
Svolgere un importante ruolo di coordinamento, e anche fare da trait d’union con l’Europa, per individuare risorse necessarie per realizzare progetti innovativi di recupero, e rilancio. Però ovviamente dai territori, dal mondo delle associazioni di categoria e degli enti locali devono arrivare proposte concrete e innovative. I centri storici non li rilanci per legge: devi renderli vivibili, fruibili, attrattivi. Quindi c’è la necessità di una progettualità complessiva, dal piano del traffico e della mobilità ai parcheggi. Anche in questo caso Alessandria è piuttosto paradigmatica. I centri storici si rilanciano con passione e innovazione, con competenza e intraprendenza.Occorre studiare, progettare, condividere e poi realizzare.
Si tornerà a parlare anche di distretti del Commercio?
Il confronto con le associazioni è aperto, e certamente un percorso di forte specializzazione e qualità è la strada che come Regione intendiamo percorrere. Distretti del commercio che funzionano ne abbiamo eccome, da quello di Novi Ligure, all’Albese, a tanti altri. Occorre saper innovare, intercettare le esigenze sempre nuove di una clientela che non è più solo quella locale, di casa nostra, e neanche solo delle regioni limitrofe. Guardiamo all’Europa insomma, e anche oltre. E se, vicino o lontano, ci sono esperienze di successo, è bene anche prendere spunto. In questo caso, “copiare” è un esercizio di grande intelligenza.
In maniera quasi naturale, assessore, scivoliamo in questo modo dal Commercio al Turismo..
E’ così, perché il ‘sistema Piemonte’ sempre più necessita di una visione organica, trasversale e capace di passare da un livello all’altro. Il turismo genera commercio, lo alimenta. E oggi il turismo significa capacità di una proposta integrata, di accoglienza vera, a 360 gradi. Il punto di partenza a mio modo di vedere rimane la riscoperta, e la riproposta, della nostra identità più autentica: culturale, enogastronomica, paesaggistica. Il Piemonte ha davvero tanto da offrire e non lo diciamo solo noi, ma è una realtà che ci viene riconosciuta a livello internazionale. Sto pensando, ad esempio, con orgoglio, alla “Best in Travel 2019”, la prestigiosa e attesissima guida annuale della Lonely Planet che, quest’anno, ha definito il nostro Piemonte come la regione più bella del mondo
La Regione deve essere punto di riferimento costante, e sapersi mettere a disposizione degli stake olders privati e dell’associazionismo di categoria, svolgendo un fondamentale ruolo di collante fra tutti gli interlocutori del territorio, affinchè si lavori sinergicamente sempre più sui nostri valori identitari e sulla costruzione e la promozione di prodotti turistici di cui siamo ricchi, ma che possiamo valorizzare maggiormente per renderli sempre più competitivi a livello internazionale.
Le Atl cambieranno pelle?
Ci stiamo ragionando, prematuro fare annunci. Ma certamente ci saranno novità. Ci sono poi realtà, come i territori premiati dall’Unesco per i loro Infernot per fare un esempio, che hanno potenzialità straordinarie, in buona parte ancora da far emergere. E talenti assoluti, come l’enologo monferrino Donato Lanati, personaggio di fama internazionale che deve rappresentare una ricchezza per il nostro Piemonte. Ho fatto solo due esempi naturalmente, ma potrebbero essere decine: dobbiamo saper fare squadra, e mettere in campo il meglio di cui la nostra Regione dispone. Ed è decisamente un grande patrimonio di persone, e di competenze.
In tanti hanno accusato la precedente giunta di centro sinistra di Torino-centrismo, un po’ su tutti i fronti, dalla Sanità alla Cultura. I suoi assessorati cambieranno rotta, da questo punto di vista?
Prima di tutto tranquillizzo Torino: nessuno ha intenzione di sminuirne l’importanza. Ma certamente la Cultura, ad esempio, io, e credo di poter dire noi, la immaginiamo un po’ meno salottiera, capace di uscire dagli splendidi Palazzi e da una logica di monopolio, e di andare sempre più tra la gente. Intendiamoci, ci sono già dei percorsi in questa direzione: penso alla splendida esperienza di Collisioni, ma anche qui a casa nostra ad Arena Derthona, o alle iniziative nel Distretto del Gavi, e nell’astigiano. Vorrei però rendere più profondo e organico il rapporto tra Cultura e territori. Ben sapendo che la Cultura ha oggi tante declinazioni differenti, e che ognuna è meritevole di essere sviluppata dal basso, non imposta dall’alto. Per questo contiamo moltissimo sulla collaborazione del mondo dell’associazionismo, ma anche degli amministratori locali, che sono i primi a conoscere a fondo caratteristiche, esigenze, tradizioni culturali del loro territorio. Rendere fruibile la cultura non significa ridurla a mero fattore economico da “sfruttare” commercialmente, non significa darle un “prezzo”, ma attribuirle valore.