di Dario B. Caruso
Mi sono appena addormentato al debole soffio di un’aria mattutina che ha spezzato la calura estiva.
Qualcosa mi sveglia.
Sembra un lamento, quasi un pianto disperato di un bambino.
Radiosveglia: 4 e 49.
Mi alzo, spalanco ad occhi semichiusi le persiane.
Il chiarore della luna illumina i tetti.
Due gabbiani schiamazzano giocando, si levano in volo e cantano padroni della città, si riposano su un altro tetto per poi ripartire ancora gridando.
Richiudo persiane e occhi, provando a dormire.
Ho ancora un’ora o poco più.
La voce dei gabbiani è incredibilmente penetrante.
Questi animali stanno salendo dal mare verso l’entroterra, con il tempo si sono guadagnati alcuni spazi che appartenevano a gatti e piccioni.
Oggi nelle città di mare non è inusuale trovarli sopra i cassonetti a scegliere del cibo, piccioni e gatti inclusi.
Quando di tutto punto mi preparo e scendo in centro città per un appuntamento, indosso una camicia bianca.
Un appuntamento importante va onorato col colore della purezza, cercando di fare colpo: l’interlocutore attento ed esperto in comunicazione non verbale saprà di certo apprezzare.
Attendo davanti al portone – il luogo dell’appuntamento – quando sento piovere qualcosa a metà fra il liquido e il solido.
Guardo in sù.
Un piccione grasso e beato si pavoneggia sul filo della corrente elettrica dopo aver sganciato un bisogno multicolore sulla mia spalla destra.
Mi guarda con l’aria ebete – da piccione appunto – come a dire: non vorrai mica presentarti al direttore in queste condizioni…?
Le giornate d’estate sono faticose non tanto per gli impegni quanto per l’umidità, la temperatura, il traffico e la ricerca del parcheggio.
Rientro a casa, alla sera; dopo una cenetta leggera e ricca di frutta e verdura mi corico a letto per leggere e cercare di recuperare qualche ora di sonno.
L’abbiocco mi prende, il libro si affloscia, la testa si reclina quasi come una morte apparente.
Il ronzio di una zanzara mi fa trasalire.
Resuscito schiaffeggiandomi l’orecchio destro.
Incomincia a luci accese la caccia al nemico, armato di scopa, spray e altri strumenti non convenzionali.
La caccia si concluderà non prima dell’una di notte.
Solo tre ore prima della ripresa del gioco tra gabbiani.
Concludendo, non importa quale tipo di volatile tu sia, gabbiano, piccione o zanzara.
Qualsiasi tu sarai, per qualcuno risulterai sempre fastidioso, inopportuno o molesto.
Ciò non ti impedisca di volare.