Coldiretti sulla crisi del Brachetto: “Cosa ha fatto finora il Consorzio?”

Turismo, bene prezioso. Ma ancora in troppi non conoscono il Brachetto e l’Ovada [Centosessantacaratteri] CorriereAl“Serve un progetto di rilancio e gestione dei fondi che dia nuovo impulso alla redditività delle imprese, per trovare soluzioni ad una situazione insostenibile che richiede un’immediata inversione di tendenza. L’Acquese è una terra ricca e generosa, lo sono soprattutto i suoi vigneti,  poter pensare ad una programmazione sulle rese è condizione primaria per uscire dalla crisi, soprattutto evitando di incappare in speculazioni che andrebbero a compromettere definitivamente il reddito di molte aziende».

Così il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco nel rilanciare la richiesta urgente di strategie chiare e concrete per il Brachetto d’Acqui che conta in provincia di Alessandria 403 aziende per 540,80 ettari.

Dal 2011 il numero di bottiglie vendute è passato da 5.300.000 a 3.800.000 con un picco negativo fatto registrare lo scorso anno di 460.000 bottiglie in meno.

“Sicuramente il calo è dovuto ad un quadro generale che vede meno propensione al consumo dei vini dolci, ma non possiamo nasconderci solo dietro a questo. – aggiunge il Presidente  Bianco – Che cosa ha fatto fino ad ora il Consorzio per rilanciare il prodotto? Il budget previsto di 500mila euro non può certamente coprire una completa e duratura programmazione pubblicitaria studiata nei minimi dettagli e diversificata in base ai vari canali media da utilizzare”.

L’agricoltura oggi è sempre più protagonista all’interno dell’economia ma per fare ciò è necessario che gli imprenditori agricoli siano adeguatamente remunerati per una maggiore competitività e sfida al mercato. “Ad essere spremuti invece sono sempre e solo, ancora una volta, i viticoltori ai quali viene chiesto di finanziare il piano promozionale cosa, appunto, che il Consorzio si è già permesso di fare in passato. – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – Perché non viene coinvolta anche l’industria nell’erogazione di risorse economiche, essendo, oltretutto, l’anello finale più a contatto, poi, con la GDO? Continuiamo a ribadire l’urgenza di mettere in atto un progetto concreto e dei programmi ben chiari per valorizzare questa Docg anche oltre i confini nazionali e per supportare quelle aziende che, oltretutto, hanno investito risorse, in questi anni, in modo autonomo al fine di cercare nuovi sbocchi e promozionare un prodotto di elevata qualità che identifica un territorio ricco di storia”. Solo una visione d’insieme lungimirante può portare ad una inversione di tendenza, necessaria per riposizionare questa Docg e darle ancora un futuro sul mercato: “Non dimentichiamoci anche dell’Acqui Docg Rosé, un prodotto dalle grandi potenzialità, visto che questa tipologia di vini ultimamente sta incontrando il gusto dei consumatori, e per il quale sarebbe auspicabile una specifica strategia di lancio proprio per farlo spiccare in un momento così favorevole”, ha concluso il presidente Bianco.