di Tony Frisina
Da oltre un trentennio mi occupo di cartoline, collezionandone moltissime tematiche differenti e a mio modo di vedere interessantissime; una di queste – per me la più importante – riguarda Alessandria ed i suoi sobborghi.
Da tanto tempo, quindi, ho incominciato a scoprire aspetti interessanti legati a queste collezioni ed aneddoti relativi alla storia dell’ultimo secolo questa Città.
Proprio dall’inizio della raccolta, una delle molte curiosità da cui sono stato affascinato è quella riguardante le cartoline ritoccate.
Mii piace ancora ricordare che quella del ritocco è una strana ed inspiegabile particolarità; per comprendere i motivi di questi abili interventi occorre andare per ipotesi e per ragionamenti.
Diverse sono infatti le cartoline antiche riguardanti questa città (ma anche i sobborghi) che a distanza di poco tempo dalla loro commercializzazione sono state ripubblicate e messe in vendita con piccole o grandi modifiche.
La motivazione più plausibile è che – a quell’epoca – costasse molto meno far eseguire un abile ritocco da sapienti mani piuttosto di impiegare un fotografo per una nuova fotografia da usare per produrre la cartolina.
Oggi ci occupiamo di un terzetto di cartoline quasi identiche, tranne che per alcuni particolari… modificati.
Partiamo dalla prima.
Questa è stata stampata – come recita il piccolo timbro tondo al verso – dalla ditta Fotocelere di A. Campassi – Via Marochetti 41 – 1938 – XVI e distribuita dalla rinomata Cartoleria Oneto di Alessandria.
L’immagine mostra un classico scorcio di Piazza Vittorio Emanuele II; il soggetto è stato usato mille volte in tantissime angolazioni e in ogni epoca. Quale elemento centrale e preponderante su tutta la scena si nota la veduta del Palazzo Municipale; lasciando andare tutt’intorno l’occhio curioso si riescono a cogliere dettagli molto interessanti e significativi.
Incominciando da sinistra incontriamo la facciata del famoso Politeama Alessandrino,[1] che le cronache dell’epoca definirono semplice e severa ma che all’osservatore moderno manifesta un gradevole gusto Art Déco.
Quasi in corrispondenza della facciata appena descritta ecco che incontriamo l’argomento del contendere di oggi, ovvero il monumento in bronzo [2] dedicato allo statista alessandrino Urbano Rattazzi, opera di Giulio Monteverde. [3]
Poco oltre, tra gli alberi che circondano la piazza, si può intravedere il parapetto che contornava le rampe d’accesso dei defunti Gabinetti Municipali, ubicati proprio dinnanzi al Municipio.
Uno dei custodi che per anni aveva lavorato in questo poco profumato ma indispensabile ambiente era un certo Carlinët [4] il quale, avendo idee molto chiare sul futuro della città, spesso dichiarava di voler diventare lui stesso il sindaco di Alessandria.
Fa sorridere – se non ci fosse da piangere – che un politico, moltissimi anni dopo, abbia deciso di distruggere il luogo di lavoro del simpatico ex custode-manutentore, Forse proprio la Maledizione di Carlinët è stato il motivo per cui chi ha stupidamente decretato l’abbattimento di questa importantissima opera del 1908 ha poi… perduto (credo per sempre) il cadreghino.
Ed ora andiamo ad analizzare un’altra cartolina – spedita nel 1952 e sicuramente stampata nei primi anni del dopoguerra – che mostra la stessa identica immagine del soggetto appena descritto.
È prodotta sempre dalla Ditta Fotocelere di Torino ancora per la Cartoleria Oneto e non reca alcuna data a stampa; il formato è 10 x 15, non ha il bordino bianco ed è frastagliata.
È possibile osservare lo stesso luogo e le stesse identiche persone che occupano la piazza ma… miracolo!, il monumento ad Urbano Rattazzi non c’è più.
Possiamo anche osservare, a riprova, che il quadrante dell’orologio e quello dei giorni indicano gli stessi dati. Sono esattamente le 7.39.
Risulta quindi – in maniera evidente – che un’abile mano sia riuscita con un paziente lavoro di ritocco a cancellare il monumento che, in effetti, nel dopoguerra non esisteva più.
Altre due interessanti cartoline simili all’ultima versione analizzata (quella senza monumento) le ritroviamo anche a colori, senza cornicetta bianca e con il bordo non frastagliato. Queste differiscono tra loro solo per alcune diciture al verso ma in sostanza il soggetto è identico. Sono state spedite nel 1953 e nel 1956[5].
Dalle mappe di Google del 2009 possiamo osservare l’ultimo atto dei citati Gabinetti Municipali poco prima dello scriteriato abbattimento. In questo modo se ne è andato per sempre un altro pezzo della Città.[6]
Post Scriptum
A servizio ultimato ho fatto un rinvenimento molto interessante inerente l’immagine utilizzata per tutte le cartoline di cui abbiamo fin qui parlato.
Ho trovato una cartolina che – evidentemente – è la precorritrice della sfilza di soggetti di cui abbiamo parlato in questa puntata, essendo datata in fase di stampa con 1934 – XII ed a mio parere si tratta di una scoperta di notevole interesse.
Quindi in pratica questo soggetto è stato utilizzato per almeno un ventennio, sia pure con l’asportazione del monumento allo statista alessandrino.
Una particolarità di questa ultima cartolina che mi piace far notare sta nel fatto che la stessa lascia ammirare per intero il monumento a Rattazzi con tanto di Grifoni e della bella cancellata protettiva a contorno.
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[1] Del Politeama Alessandrino si incomincia a parlare su La Lega Liberale del 1914. Progettato dal geometra Mario Capurro. Sicuramente era già completamente operativo nel 1916.
[2] Il monumento dedicato ad Urbano Rattazzi di Giulio Monteverde fu inaugurato nel 1883 e distrutto – per ricavarne metallo, a scopo bellico – nel 1943.
[3] Giulio Monteverde (Bistagno, 8 ottobre 1837 – Roma, 3 ottobre 1917) è stato uno scultore e politico italiano.
Monteverde fu anche personaggio pubblico; a cominciare dal 1880 assunse più cariche, sia politiche che rappresentative. Nel 1880 fu consigliere comunale a Roma, nel 1889 senatore. Ebbe moltissime cariche ed onorificenze: Commendatore della Corona d’Italia e dell’Ordine di Francesco Giuseppe d’Austria e del Chedivè d’Egitto; Ufficiale della Legion d’onore; Cavaliere dell’Ordine civile di Savoia; Membro corrispondente dell’Istituto di Francia e della Reale Accademia delle Belle Arti del Belgio, professore onorario della Reale Accademia di Svezia e Norvegia e dell’Imperiale Accademia di Vienna.
[4] Per saperne di più: https://mag.corriereal.info/wordpress/2015/07/18/l-era-ammachi-in-cesu-era-solo-un-cesso-alessandria-ieri-e-oggi/
e anche: https://mag.corriereal.info/wordpress/2014/09/21/i-gabinetti-pubblici-un-tuffo-nel-passato/
[5] Forse poco importa sapere che questa cartolina fu spedita al Chierico Giuseppe Gamalero presso il Seminario Vescovile di Acqui Terme, il quale fu poi parroco dal 1970 al 1994 presso la Comunità Pastorale Beato Samuele Marzorati, di Biumo Inferiore (frazione di Varese), proveniente dalla Diocesi di Acqui.
[6] In questo servizio sono narrate in maniera più approfondita le vicende dei Gabinetti Municipali e del Rifugio antiaereo a cui si accedeva tramite un passaggio proprio dallo stesso luogo: https://mag.corriereal.info/wordpress/2014/09/21/i-gabinetti-pubblici-un-tuffo-nel-passato/