di Enrico Sozzetti
Nella Cittadella di Alessandria c’è qualcosa che non va. E non da poco tempo. Ma evidentemente, secondo la classica regola italiana del “tanto si è sempre fatto in questo modo” che trasforma la consuetudine in legge, va bene così, almeno fino a quando qualcuno non se ne accorge una volta per tutte. È accaduto durante la Commissione Consiliare Affari Istituzionali e Partecipazione convocata per discutere due punti all’ordine del giorno: il primo, tecnico, relativo alla discussione e al parere sulla «Conferma degli organismi collegiali di competenza del Consiglio Comunale» e il secondo alla mozione “Regolamento comunale per l’utilizzo temporaneo e continuativo della Cittadella di Alessandria”, presentata dal Movimento 5 Stelle (illustrata da Michelangelo Serra) e sottoscritta da Maurizio Sciaudone di Forza Italia. Ed è qui che si è acceso lo scontro politico fra Sciaudone ed Enrico Mazzoni del Pd e si è scoperto che diverse cose non vanno.
La prima che non torna è la tempistica del tanto auspicato regolamento per gestire la Cittadella in modo corretto e con regole uguali per tutti: è ‘solo’ dal novembre 2017 che se ne parla. Adesso, se il Consiglio comunale approva la mozione, saranno necessari circa sei mesi per definire il testo del regolamento («Bisogna fare in fretta, siamo effettivamente in ritardo» ha ammesso, bontà sua, l’assessore Giovanni Barosini). Insomma, se tutto fila liscio, si va all’inizio del 2020.
Ma nel frattempo non mancano altre incognite. Se è vero che all’inizio del mese di marzo del 2018 il Comune di Alessandria ha sottoscritto un disciplinare con la Soprintendenza ai beni culturali che fissa alcuni ‘paletti’ e contiene «regole chiare», come precisa Rosella Legnazzi, dirigente del Comune, che dovranno fare parte integrante del futuro regolamento, è anche vero che a metà luglio dovrebbe arrivare la nomina del nuovo responsabile della Soprintendenza delle province di Alessandria, Asti e Cuneo (la sede è all’interno della Cittadella), al posto di Egle Micheletto che va in pensione. Il rischio è che si allunghino i tempi del confronto e delle successive decisioni.
Rosella Legnazzi poi ha detto chiaro e tondo che, come previsto dal disciplinare, sugli edifici il Comune «non ha competenza, fatta eccezione per il Palazzo del Governatore cui è stato assegnato per 20 anni» e per il quale sono previsto interventi per oltre tre milioni e duecentomila euro grazie ai fondi Por Fesr (previsto anche un milione e 160.000 euro per le aree esterne e le future piste ciclabili). Invece Palazzo Rosso «è responsabile delle aree verdi». Ancora: «A parte l’edificio che ospita la Soprintendenza e il palazzo del governatore, tutti gli altri non possono essere utilizzati in alcun modo perché privi di perizie di agibilità e di autorizzazioni». Poi l’aspetto economico: «Nel caso derivassero dei proventi da parte di chi organizza delle iniziative e degli eventi, una somma va al Comune». Alla domanda di Serra su chi abbia mai pagato il contributo, la replica di Rosella Legnazzi è stata questa: «Stiamo raccogliendo le relazioni per verificare e chiedere, se ci sono, gli arretrati, ma finora non ci sono stati introiti». Considerando che le manifestazioni si svolgono, numerose, da anni, sentire che finora non si è ancora proceduto agli accertamenti suona un po’ strano.
A una successiva raffica di quesiti sollevati da Maurizio Sciaudone, non sono invece arrivate tutte le risposte. L’esponente azzurro ha chiesto se «è stato verificato quali associazioni sono presenti in Cittadella e a che titolo sono state autorizzate; chi ha le chiavi della Cittadella? Chi apre e chiude? C’è un atto che conferisce l’incarico? Si rispettano le regole in materia di sicurezza? L’attività di ristorazione, che si svolge in due edifici diversi, ha tutte le carte in regola, compresa quella dell’Asl? Risulta che per uno spazio l’autorizzazione sia stata rilasciata da Paolo Ansaldi, all’epoca della giunta Fabbio: è cambiata da allora»?
Questa la replica: «In un caso c’è ancora una autorizzazione di alcuni anni fa perché la Soprintendenza vuole approfondire (tempi decisamente lunghi e riflessivi della burocrazia visto che sono già passate le amministrazioni di Fabbio e Rossa e adesso c’è la giunta Cuttica di Revigliasco, ndr), per l’altro non ho autorizzato alcun luogo di cottura. A me comunque risulta solo la distribuzione di cibo. L’apertura e la chiusura della Cittadella è stata affidata per sei mesi alla Pro Loco La Fortezza in cambio dell’utilizzo del bar. Il Comune dovrà fare un bando per individuare il nuovo soggetto che si dovrà occupare di aprire e chiudere. E sui consumi delle utenze non intendo transigere. Sarà dovuto un contributo e procederemo a rideterminare tutte le tariffe».
I consiglieri hanno preso atto delle risposte (con Sciaudone che ha chiesto di organizzare un sopralluogo, in particolari nei locali «in cui vengono allestite le mense»), senza chiedere altro rispetto all’incarico di apertura e chiusura della Cittadella benché non sia stata fornita alcuna informazione dettagliata sulle modalità dello scambio fra le chiavi del portone e l’uso di un bar assegnato a una pro loco che non risulta nemmeno iscritta all’Albo delle Associazioni Turistiche Pro Loco della provincia. Al 31 marzo 2019 ad Alessandria l’unica iscritta era la Pro Loco della Fraschetta.
Infine, la politica. Enrico Mazzoni si è all’improvviso scatenato nei confronti di Sciaudone, intervenendo a microfono spento, accusandolo che dietro alle richieste di chiarimenti e di rispetto delle regole ci sarebbe la volontà di «chiudere la Cittadella. Ora governate, perché non la chiudete? Perché è questo quello che vuole il centro destra insieme al Movimento 5 Stelle. Se fosse per voi a quest’ora ci sarebbe l’erba alta tre metri. Volete applicare le regole anche se non è casa vostra». A parte il fatto che lo sfalcio avviene a carico dei Comune anche quando le manifestazioni sono private, ha replicato Sciaudone, l’obiettivo «è esattamente quello di dare delle regole, non per chiudere la Cittadella, bensì perché sia utilizzata da tutti nello stesso modo e alle stesse condizioni».
La fortezza non sarà del Comune, questo è vero, però i costi sono a carico della collettività alessandrina, quindi avere chiaro come, perché e cosa fa chi entra ogni giorno in Cittadella è il minimo da garantire in termini di trasparenza.