La par condicio è finita: e allora…

A giochi conclusi, quando non danneggio più nessuno e dopo la campagna elettorale più nauseante ed indegna a cui ho assistito, è giunto il momento di dire la mia.

In amore, in guerra e in politica tutto è lecito, così dicono, e in politica ancor peggio. Le campagne elettorali si giocano a suon di bassezze e colpi ignobili per delegittimare gli avversari, in questa tornata il personaggio politico e avversario da colpire è stato solo uno: Matteo Salvini.
Rincorso e assalito per molti giorni dall’abbaiare di una specie di muta di cani dalle sembianze umanem con ferocia pari a chi insegue la selvaggina. Un inusuale clamore di critiche aspre e malevole. Una “canea” gestita dai massimi organi di informazione, da volgari vignettisti che sono arrivati all’ingiuria, da personaggi della cosiddetta cultura chic progressista ai partiti avversi, a cui aggiungo le ingerenze clericali nelle vicende politiche, a diversi livelli fino ad arrivare al “numero uno”.

Fa specie assistere come è cambiato il costume politico cattolico dai tempi della Democrazia Cristiana, con un simbolo partitico di cui nessuno si scandalizzava, non produceva critiche neanche dai comunisti e le liste politiche venivano condivise nelle canoniche e sacrestie parrocchiali, vescovili, vaticane. Al contrario Matteo Salvini è stato attaccato su tutto, persino su piccoli gesti con simboli cristiani. Ma dove sta scritto che un politico non deve esibire un rosario o rivolgersi alla Madre di Dio per chiedere una benedizione seppur in un comizio? Il segno della croce l’ho visto fare sui campi di calcio da campioni super pagati, o prima di un concerto magari di un cantante famoso sufficientemente alcolizzato e semidrogato.
Nessuno ha criticato il gesto della Chiesa che bacia le pantofole all ‘Islam, gesto che non tutti i cattolici hanno accettato, e nessuno ha criticato una salottiera esponente PD quando è andata in TV ad illustrare la proposta di un sindaco del suo partito di coprire con le tendine i simboli cristiani che appaiono nel cimitero per non turbare la sensibilità di chi non è credente. Leggere per credere: “Le tendine AntiCristo e il Dio antifascista”.

I grandi giornaloni progressisti non ne hanno parlato, per fortuna esiste Facebook a cui non sfugge nulla e l’autore dell’articolo scrive: “il PD con le tendine Anti Cristo ha raggiunto l’Idiozia Perfetta, inarrivabile. Ce la invidieranno i laici e gli anticristiani di tutto il mondo, dallo Sri Lanka al Canada, per toccare tutti i gradi dell’arcobaleno” (Marcello Veneziani). Eppure un tempo Chiesa e falce&martello trionfante su bandiera rossa se ne davano di santa ragione.

Andiamo oltre e passiamo al comportamento di Luigi Di Maio. Ha iniziato lui ad offendere colui con cui dovrebbe governare, nel rispetto del famoso Contratto stipulato.
All’improvviso, nel timore di perdere consensi, Di Maio è partito in quarta e con quei suoi sorrisetti plastici e paternalistici da grande statista giù sferzate, offese senza tregua solo per risalire la china dei consensi.

Ma si è chiesto Luigi Di Maio il perché della perdita di consensi? Siamo ancora con pensioni sotto i mille euro, lavoro, disoccupazione ferme al palo, un reddito di cittadinanza per il quale le aspettative erano diverse, cantieri che chissà quando partiranno, tutto e il contrario di tutto oltre i veti nel fare: “Luigi Di Maio, le dieci giravolte elettorali del capo M5s: perché questo personaggio non è credibile”.

E pensare che mi era pure simpatico. Gli italiani non sono tutti “allocchi” e ogni “tranvata” da parte di Di Maio contro Salvini ha regalato simpatia e voti al leader della Lega, tant’è che dopo le elezioni, la becera informazione pro 5 Stelle/PD, con le orecchie basse lo sta dicendo su La 7, sottolineando che tale comportamento sarebbe stato evitabile.

Proseguiamo con il resto della “canea” contro Salvini: siamo proprio italiani, pittoreschi, casinari, un po’ citrulli e mi fermo qui e mi riferisco ai componenti della politica, chi fuori dal paese ha seguito la nostra campagna elettorale chissà quanto ghignare ha fatto sullo squallore delle dichiarazioni dei capoccia dei vari partiti destri e sinistri che hanno trascorso la campagna elettorale senza trattare temi utili per gli italiani, nessuna proposta ma dischi rotti davanti ai microfoni a ripetere le stesse cose contro il Governo, con una cura di riguardo nel picchiare su Salvini.

Eppure hanno avuto il loro turno e che hanno fatto? Morire il paese, e gli italiani con il voto espresso o con l’assenteismo lo hanno dimostrato.

Torniamo ai media che mi hanno tanto deluso, si sono dimostrati il braccio armato con cui i potenti assoggettano il popolo e su Matteo Salvini hanno consumato tutte le loro energie. Le complicità della vecchia partitocrazia con il settore editoriale/giornalistico hanno reso la nostra nazione terra di conquista per i potentati finanziari.

I media dovrebbero essere i cani da guardia del sistema per salvaguardare e monitorare gli interessi della comunità, invece in Italia succede troppo spesso che da cani da guardia si trasformano in cagnolini da salotto nei salotti dei potenti a cui certi “cambiamenti” creano disturbo per i loro intrallazzi.
Matteo Salvini ha vinto alla grande, è mia opinione che la sua miglior vittoria sia stata quella di resistere ai colpi, ma la “canea” non si fermerà, magari più soft ma ripartirà la caccia, gli alti poteri al comando del paese vorrebbero altri uomini da manipolare come hanno fatto fino ad oggi, tocca a noi cittadini impedirlo.

Graziella Zaccone Languzzi – Alessandria