di Ettore Grassano
“Sono stati 12 anni intensi, in un contesto di grande trasformazione per l’intero sistema universitario italiano. Quando mi sono insediato, all’epoca come preside di Facoltà, ad Alessandria il sindaco era ancora Mara Scagni, tanto per rendere l’idea di quanto tempo è passato”.
Il professor Salvatore Rizzello, direttore del Digspes dell’Upo, a Palazzo Borsalino, concluderà ufficialmente il suo mandato il prossimo 31 ottobre. In questi anni in diverse occasioni ci ha offerto il suo prezioso punto di vista, raccontandoci il percorso di crescita del suo Dipartimento (“oggi contiamo su 7 corsi di laurea, con punte di vera eccellenza, da Economia, Management e Istituzioni a Giurisprudenza, secondo autorevoli classifiche sulla qualità degli atenei italiani”), ma anche aiutandoci ad analizzare le criticità del ‘sistema Alessandria’, a partire proprio dal rapporto fra territorio, istituzioni, università.
Speriamo naturalmente di non dover rinunciare ai suoi contributi anche in futuro (“nessuna intenzione di defilarmi: anche se chiederò un anno sabbatico, soprattutto per aver modo di ricostruire e rinforzare la mia rete di relazioni internazionali sul fronte della ricerca”), e intanto proviamo a ‘scattare’ con il professor Rizzello una ‘fotografia’ dell’Upo, per capire quali potenzialità di crescita ci sono, in particolare, per la sede alessandrina.
Professor Rizzello, togliamoci subito ‘il dente’, e partiamo dal tassello più doloroso del mosaico: 12 anni intensi, che lei avrebbe voluto concludere in maniera diversa. Puntava al Rettorato insomma….
(sorride e riflette, ndr) Ci ho provato, e creduto: ma non per ambizione personale. Credevo invece, anzi credevamo perché candidatura e progetto sono stati davvero un bel percorso di gruppo, che fossero maturi i tempi per proporre l’Upo come università-laboratorio, davvero orientata al futuro, sulla base di nuovi modelli cognitivi, di contaminazione tra i diversi comparti del sapere, sul modello di quanto sta avvenendo in paesi più avanzati del nostro. Un approccio transdisciplinare alla Edgard Morin, per citare il filosofo e sociologo francese che fra i primi ha elaborato questo modello.
Ha vinto la conservazione?
No, non dico questo. E da subito anzi, preso atto del risultato, mi sono messo a disposizione del prossimo Rettore, e di chi con lui guiderà l’Upo nei prossimi anni. Che saranno decisivi, e che davvero possono rappresentare per il nostro ateneo tripolare una grande opportunità di crescita. Ovviamente bisogna avere le idee chiare su dove si vuole andare: ma le opportunità da cogliere davvero non mancano.
Qualcuno però sostiene che lo spostamento dell’Università di Milano a Rho, nell’ex sito Expo e a due passi da Novara, potrebbe essere ‘letale’ per un ateneo ancora giovane come l’Upo….
Non lo credo assolutamente. Anzi, nel mio programma era ben evidenziata l’importanza di partnerhip di eccellenza, con Milano così come con Pavia e Genova, con riferimento particolare alla collocazione geografica di Alessandria. La concorrenza con Milano non potrà che essere salutare, e trasformarsi credo anche in sinergie importanti. Alessandria, tra le tre sedi, è forse quella che ha davvero maggiori possibilità di sviluppo.
La sindrome di Cenerentola rispetto a Novara e Vercelli quindi è solo un po’ di vittimismo, da città in preda ad un dissesto anche psicologico?
Alessandria ha due dipartimenti, Digspes e Disit, di riconosciuto valore sia sul fronte della didattica che della ricerca: quindi sì, da questa prospettiva qualsiasi sindrome di inferiorità è immotivata. Altro discorso è però quello legato agli investimenti, a partire proprio dall’edilizia universitaria. Da questo punto di vista che Alessandria sia stata un po’ trascurata in questi vent’anni mi sembra un fatto non opinabile. Ma naturalmente si tratta di una tendenza che può essere invertita, basta volerlo.
E il nuovo Rettorato lo vuole?
(sorride, ndr) Domanda che deve porre al professor Avanzi, certamente. Posso dirle che qui da noi, a Palazzo Borsalino, finalmente si è sbloccata la vicenda legata al Museo del Cappello, e sono partiti i lavori per l’ottimizzazione della struttura. Il che significa che, a partire dall’autunno, speriamo siano disponibili e operative tre nuove aule, oltre a spazi aggiuntivi per gli studenti, e all’ingresso per i portatori di handicap, già in realizzazione. A quel punto, di più Palazzo Borsalino non potrà dare….
Nel frattempo qualcuno parla di sede unica per Digspes e Disit, qualcun altro ritira fuori dal cilindro l’ipotesi area Esselunga: che c’è di vero?
Non lo so, davvero. Ecco, questo è un aspetto curioso di Alessandria, che non riguarda in realtà solo l’Università: ci sono progetti di cui si parla per decenni, e non è mai chiaro se davvero si voglia concretamente realizzarli. Per rimanere sull’Upo: per anni ho chiesto, invano, che ci fosse un’espansione, quanto mai razionale credo, di Palazzo Borsalino verso l’ex caserma dei carabinieri qui di fronte, dove si potrebbe collocare una molteplicità di servizi e attività. Ma siamo sempre ‘al palo’, per quanto la Provincia, proprietaria dell’immobile, abbia dichiarato di volerlo cedere. L’ipotesi Valfrè Esselunga ogni tanto riemerge, come quella della sede unica dei due Dipartimenti, o l’affascinante e irrealistico campus universitario in Cittadella. L’impressione è che sia un dibattito un po’ sterile….
Palazzo Borsalino, in ogni caso, oggi è un punto di riferimento importante nel panorama universitario piemontese…
Lo è certamente: e non solo piemontese, considerato che abbiamo una serie di progetti, relazioni, partnership con diverse università italiane e straniere, e un forte rapporto con il mondo delle imprese. Fra i nostri 7 corsi di laurea ci sono riconosciute eccellenze, come Economia, Management e Istituzioni, e anche Giurisprudenza, che certamente sta scontando un calo di iscritti rispetto agli anni del ‘boom’ (come del resto succede praticamente ovunque in Italia), è una realtà tra le più innovative e apprezzate nelle classifiche che valutano la qualità degli Atenei, e dei loro corsi. In realtà a Palazzo Borsalino, ormai da diversi anni, applichiamo quel principio di multidisciplinarità e contaminazione che, oggi più che mai, è necessario ad un giovane laureato che si affaccia sul mondo del lavoro. Servono competenze forti ma anche flessibili, e ovviamente un’ottima conoscenza delle lingue, a partire dall’inglese. Penso a Giurisprudenza appunto, ma anche a Economia: la logica per cui il laureato in legge fa in rari casi il magistrato o il notaio, e tutti gli altri gli avvocati, o i funzionari pubblici, è superata. Così come il laureato in Economia non trova sbocco solo in banca. A Palazzo Borsalino prepariamo gli studenti a muoversi con lucidità in un mercato del lavoro decisamente dinamico, e internazionale.
Professor Rizzello, nel suo futuro professionale c’è sempre Alessandria, o medita qualche svolta?
Innanzitutto il mio mandato dura fino a fine ottobre, e in questi mesi sto già lavorando in forte sinergia con chi mi sostituirà nel ruolo di Direttore di Dipartimento, la professoressa Serena Quattrocolo. In realtà il mio progetto è quello di tornare con forte impegno alla ricerca, oltre naturalmente che all’insegnamento, mai del tutto abbandonato. Intanto però vorrei chiedere un anno sabbatico, da utilizzare proprio per ricostruire una rete di relazioni internazionali sul fronte della ricerca. Ma confermo: Palazzo Borsalino, e Alessandria, faranno più che mai parte del mio futuro professionale.