Si è svolto venerdì mattina in Prefettura ad Alessandria l’incontro tra la Cia e il prefetto Antonio Apruzzese per la consegna, da parte dell’Associazione agricola, del documento di proposta di modifica della legge 157/92 che regola la materia della fauna selvatica.
Erano presenti, per Cia Alessandria: il presidente Gian Piero Ameglio, il direttore Carlo Ricagni e i suoi vice Germano Patrucco e Giuseppe Botto, il direttore di Area Paolo Viarenghi, le dirigenti di Zona Daniela Ferrando e Simona Gaviati.
L’incontro appartiene ad una mobilitazione di carattere nazionale che ha smosso tutte le regioni italiane, arrivata fino a Camera e Senato.
La proposta Cia contiene sette punti chiave per invertire la rotta sulla questione degli animali selvatici (ungulati, storni, nutrie), diventata insostenibile in tutto il territorio nazionale e in particolar modo alessandrino, aggiornando una legislazione obsoleta e totalmente carente sia sul piano economico che su quello ambientale.
- Sostituire il concetto di “protezione” con quello di “gestione” – Se la legge del 1992 si focalizzava sulla conservazione della fauna, in quegli anni a rischio di estinzione per molte specie caratteristiche dei nostri territori, oggi la situazione si è ribaltata, con alcune specie in sovrannumero o addirittura infestanti. L’esempio più lampante riguarda i cinghiali, responsabili dell’80% dei danni all’agricoltura. Bisogna tornare a carichi sostenibili delle specie animali, in equilibrio tra loro e compatibili con le caratteristiche ambientali, ma anche produttive e turistiche, dei diversi territori.
- Ricostituire il Comitato tecnico faunistico venatorio, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – L’attuale legge divide le competenze in diversi ministeri; occorre riportare alcune competenze di fondo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e, di fatto, ricostituire il Comitato tecnico faunistico e venatorio, partecipato dal Mipaaft e dal Ministero dell’Ambiente, dalle Regioni, dalle organizzazioni interessate e da istituzioni scientifiche come l’Ispra.
- Distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria – E’ necessario intervenire nella governance dei territori, garantendo l’effettiva partecipazione del mondo agricolo a tutela delle proprie attività. Le procedure di programmazione faunistica e delle attività venatorie devono essere semplificate e armonizzate con le Direttive europee e, allo stesso tempo, vanno ridisegnati e ridefiniti i compiti degli Ambiti territoriali di gestione faunistica e venatoria (al posto degli Ambiti territoriali di caccia).
- Le attività di controllo della fauna selvatica non possono essere delegate all’attività venatoria – Per Cia, piuttosto, deve essere prevista o rafforzata la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente preparato e munito di licenza di caccia, per essere impiegato dalle autorità competenti in convenzione, mettendo in campo anche strumenti di emergenza e di pronto intervento.
- Deve essere rafforzata l’autotutela degli agricoltori – Sui propri terreni, i produttori devono poter essere autorizzati ad agire in autotutela, con metodi ecologici, interventi preventivi o anche mediante abbattimento.
- Risarcimento totale del danno – La crescita dell’incidenza dei danni da fauna selvatica è esponenziale. Secondo Cia, gli agricoltori hanno diritto al risarcimento integrale della perdita subita a causa di animali di proprietà dello Stato, comprensivo dei danni diretti e indiretti alle attività imprenditoriali. Bisogna superare la logica del “de minimis”; mentre criteri, procedure e tempi devono essere omogeni sul territorio, con la gestione affidata alle Regioni.
- Tracciabilità della filiera venatoria – Ai fini della sicurezza e della salute pubblica, occorre assicurare un efficace controllo e un’adeguata tracciabilità della filiera venatoria, partendo dalla presenza di centri di raccolta, sosta e lavorazione della selvaggina, idonei e autorizzati, in tutte gli areali di caccia.
Spiega il presidente Cia Ameglio: “L’incontro con il Prefetto è stato particolarmente fruttuoso e ha toccato tutte le problematiche relative ai danni da sovrannumero di capi di alcune specie animali, evidenziando la necessità di un confronto e di una collaborazione stretta tra i vari enti che si occupano e hanno potere decisionale sulla gestione della fauna selvatica. La disponibilità del dott. Apruzzese ad essere uno dei punti di riferimento nell’analisi e nella ricerca di soluzioni ai gravi problemi presentati, sarà certamente utile alla nostra Organizzazione che si propone per ripensare alcuni aspetti della legge attuale”. Presente all’incontro anche l’associato Cia Marco Deambrogio, imprenditore risicolo casalese, rappresentante Cia nell’ATC di competenza, che è intervenuto in maniera qualificata sul tema.