di Ettore Grassano
Dal Gavi alla Calabria, trionfo ‘tutto italiano’ per Donato Lanati e Enosis Meraviglia, che nei primi mesi del 2019 hanno raccolto un doppio riconoscimento: il Vecchia annata della cantina Broglia di Gavi è stato riconosciuto miglior vino bianco secco del mondo al Concours des grands vins blancs du Monde di Strasburgo (a cui hanno preso parte 766 etichette di 19 nazioni), mentre Il Critone della Tenuta Librandi, in Calabria, altro bianco in una terra di grandi rossi, è stato riconosciuto tra i 100 migliori vini del 2018 da Wine Spectator, autorevolissima rivista americana. punto di riferimento mondiale del settore.
Due risultati che, naturalmente, non sono una coincidenza, ma la conferma di quanto il lavoro di qualità paghi, e produca risultati concreti. In un momento in cui sempre più il vino viene riconosciuto come ‘narratore’ della cultura, della storia e del vissuto di un territorio, chi come Lanati con Enosis ha sempre fatto di questo approccio ‘filosofico’ il fondamento della propria attività diventa inevitabilmente un ‘faro’, e un punto di riferimento.
Abbiamo incontrato Donato Lanati in arrivo dall’estero, e ovviamente in prossima ripartenza: l’enologo monferrino è un vero ‘ambasciatore’ delle nostre colline sui grandi palcoscenici internazionali, esportatore di sapere e cultura. Ecco un suo commento rispetto ai premi ottenuti, e sullo scenario del settore.
Donato Lanati, la sua Enosis è davvero ‘l’Università’ del vino, un luogo dove si fa ricerca, si studiano le radici della vite e la composizione dell’acino. Producete cultura, ma anche redditività, creando valore nelle vigne. Cosa occorre per fare un vino come il Vecchia annata di Gavi, o il calabrese Critone?
Il vero valore è il territorio, basta interpretarlo; nella Tenuta Meirana ci sono appezzamenti e vigneti di grande valore e il vino lo ha dimostrato battendo anche i famosi francesi. Il vino che vince ha sempre una storia da raccontare, non solo profumo e gusto.
Il Cortese è generoso nella produzione, e per questo andava bene alle famiglie contadine di un tempo per sbarcare il lunario, e poi come vino aveva anche la capacità di resistere nel tempo, nell’attesa di essere venduto.
Il vino oggi però deve essere altro, e di più: è un mezzo per entrare nel tempo e nella storia e non per uscirne. Il vino ha molto più fascino di quanto si possa percepire al naso o al palato, stimola sensazioni, emozioni e lo si deve leggere perché la qualità è oggettiva, misurabile, confrontabile e comprensibile.
Territorio uguale Monferrato, almeno per noi. E per lei, che queste colline ama a tal punto da averci insediato una ‘perla’ come Enosis Meraviglia. Ma lo amiamo abbastanza, questo Monferrato?
Nel Monferrato abbiamo l’oro sotto i piedi: nessuno per ora se ne accorge, spero che qualcuno nel mondo lo capisca. Magari succederà nei paradisi della finanza, dove ci sono non solo i capitali necessari, ma anche il gusto del rischio e della creatività, che qui abbiamo un po’ smarrito.
A lei star fermo notoriamente non piace, dottor Lanati. Al di là dei suoi costanti spostamenti nel mondo per lavoro, quale sarà la nuova sfida di Enosis? Cosa c’è all’orizzonte?
Gliene racconto una locale, di casa nostra appunto, e sempre in casa Broglia.
L’Azienda ha affittato un bel vigneto nel tortonese, e avrò quindi l’opportunità di confrontarmi con Walter Massa, mio amico e anche avversario in moto, altra passione comune. Sulla moto lui è molto più bravo di me, e mi ha sempre fatto sentire l’odore della sua miscela. Sulla moto lui “vanta il manico”, nel vino però io “vanto Enosis” e tutta la sua ricerca.
Penso che sarà una bella sfida, e ciò non potrà che far bene a tutti e due, ma soprattutto al territorio.