Un altro importante risultato scientifico per i professionisti dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria che ormai da molti anni si dedicano sia alla cura sia alla continua ricerca sulle patologie connesse all’esposizione protratta all’amianto. La rivista specialistica Tumori Journal, infatti, ha pubblicato pochi giorni fa l’articolo “Asbestos fiber identification in liver from cholangiocarcinoma patients living in an asbestos polluted area: a preliminary study” realizzato per l’Ospedale di Alessandria da Federica Grosso – Responsabile SSD Mesotelioma, Roberta Libener – Dirigente Medico di Anatomia e Istologia Patologica, Narciso Mariani – Direttore di Anatomia e Istologia Patologica e Antonio Maconi – Responsabile dell’Infrastruttura Ricerca, Formazione ed Innovazione.
Da sottolineare è innanzitutto la collaborazione, ormai consolidata, dell’Azienda con l’Università del Piemonte Orientale e l’Ospedale di Casale Monferrato che rispettivamente hanno visto impegnati in questo studio preliminare la Prof.ssa Caterina Rinaudo e il Dott. Alessandro Croce del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica (DISIT – UPO) e il Dott. Massimo Pastormerlo del Dipartimento di Anatomia e Patologia.
Proprio questo approccio scientifico multidisciplinare e interconnesso ha reso possibile la produzione di un innovativo e rilevante studio che si pone l’obiettivo di valutare se le fibre di asbesto (insieme di minerali che si può trasformare in amianto) possono essere osservate nel tessuto epatico di pazienti esposti all’amianto, per motivi lavorativi o più semplicemente ambientali, e affetti da colangiocarcinoma (CC), un tumore che non interessa direttamente il fegato bensì le vie biliari.
Il team di professionisti, dopo aver individuato 7 pazienti con colangiocarcinoma operati tra il 2011 e il 2017, ha osservato le fibre di asbesto direttamente su sezioni istologiche di fegato utilizzando il microscopio ottico e la microscopia elettronica a scansione con annessa microsonda chimica. Per motivi etici e di privacy, gli esperti non sono venuti a conoscenza delle caratteristiche cliniche dei pazienti, né hanno potuto abbinare informazioni su sesso, età, presenza di altre malattie e storia professionale. Tutti gli individui però sono stati selezionati appositamente tra gli abitanti di Casale Monferrato poiché l’area, come noto, è altamente inquinata da amianto a causa della grande produzione di Eternit dall’inizio del secolo fino al 1986.
Gli esami hanno dato un riscontro positivo, rilevando nel 71% dei casi (5 su 7) fasci di fibre di crisotilo, ovvero uno dei minerali del gruppo dell’amianto più pericolosi per l’organismo umano a causa della sua natura fibrosa.
Questo lavoro fornisce sicuramente un nuovo punto di osservazione per la ricerca scientifica relativa alle patologie correlate all’esposizione all’amianto, avendo permesso di creare per la prima volta un report sulla rilevazione di fibre di asbesto nel fegato di pazienti con colangiocarcinoma. Si tratta tuttavia di uno studio ancora preliminare poiché per confermare e convalidare i risultati ottenuti risulta necessario aumentare il numero dei pazienti sottoposti ad analisi.
L’Azienda Ospedaliera di Alessandria prosegue con metodo rigoroso le proprie attività scientifiche attraverso l’Infrastruttura Ricerca Formazione e Innovazione che coordina e supporta le attività di ricerca dei professionisti aziendali, nella prospettiva ormai consolidata da numerose evidenze scientifiche che dove si fa ricerca, si cura meglio. Una delle azioni poste in atto che l’Azienda ha dato al dramma dell’amianto a Casale Monferrato e in provincia di Alessandria ha consentito di avviare ad un modello virtuoso, testimoniato ulteriormente da questa ultima pubblicazione.