Il Sanatorio Vittorio Emanuele III di Alessandria – Quinta parte [Un tuffo nel passato]

di Tony Frisina.

 

La méta però non è ancora raggiunta, ed il sanatorio dovrà avere ulteriori sviluppi essendo tipicamente dinamici e non statici i concetti della lotta antitubercolare; ed a tal proposito è gradita accennare a due importanti iniziative che, ideata da S. E. il Prefetto dott. Domenico Soprano, potranno essere realizzate per l’alacre e competente attività del Presidente del Consorzio Provinciale Antitubercolare comm. Benedetto. La prima e più prossima per l’attuazione sarà la creazione di un Padiglione sanatoriale infantile.

Il progetto, degli ingegneri Gardella e Martini, prevede la costruzione di un edificio, con disposizioni interne ed attrezzature speciali il ricovero, la cura e lo svago di 12 bambini per sesso, collegato con i servizi già esistenti nel sanatorio. Tale provvido ampliamento delle possibilità assistenziali dell’istituto colmerà una grave lacuna pregiudizialmente perniciosa dell’esatto indirizzo di cura.

È essenzialmente verso l’infanzia che deve tendere l’opera di soccorso poiché la tubercolosi dell’adulto è quasi sempre espressione di una tubercolosi infantile trascurata.

I piccoli ammalati, spesso inconsapevoli contaminatori dei coetanei, verranno sollecitamente ricoverati e più facilmente curati nel sull’ambiente dove vi potrà essere possibilità di recupero.

La seconda iniziativa, che è allo studio per l’alto incitamento di S. E. il Prefetto, è quella intesa ad educare o rieducare al lavoro i ricoverati.

La figura dell’ammalato che si aggira bighellonando per le sale, per i corridoi, che si sofferma addossato ad un termosifone o che se ne sta presso il proprio letto in atteggiamento di patente fatalismo abulico, non è né bella, né utile né necessaria. Eppure ciò capita, per taluni infermi che dalla malattia assumono un’ostinata tendenza alla neghittosità; è doloroso constatare che anche le letture fornite dalla biblioteca interna del sanatorio, le trasmissioni radiofoniche, le rappresentazioni cinematografiche allestite settimanalmente, non sempre e non per tutti i degenti destano interesse.

Durante un modesto lavoro eventualmente anche modicamente redditizio, quali il disegno, la costruzione di piccoli oggetti, oppure istruttivo quale lo studio the elementari cognizioni di meccanica, di elettrotecnica con applicazioni pratiche, gli ammalati potrebbero dimenticare il proprio stato, le riacutizzazioni, le pene famigliari.

A tale scopo, concepita proprio con intendimenti terapeutici, il prof. Parodi ha istituito una scuola sperimentale professionale nel Sanatorio che dirige a Camerlata in provincia di Como e coll’ergoterapia avrebbe ottenuto già nei primi anni di funzionamento, dei veri successi sia dal punto di vista curativo che didattico, che educativo.

L’Esperimento potrà essere tentato anche da noi, eventualmente anche con l’istituzione di una piccola colonia agricola, per tenere fissa la mente degli ammalati in una occupazione giornaliera, per educare i più ignari, per saggiare le possibilità di operosità di quelli in via di recupero, per restituire alla Nazione uomini e donne già pronti a riprendere il loro posto di lavoro.

Al sanatorio «Vittorio Emanuele III» che ha iniziato la sua ospitale attività il 15 luglio 1935 – XIII, fanno capo gli infermi inviati dal Consorzio Provinciale Antitubercolare, benemerito ente che presiede all’accertamento diagnostico, alla profilassi infantile e famigliare, alla propaganda ed ai ricoveri, e dall’Istituto Nazionale Fascista per le Previdenze Sociali, mirabile istituzione creata dal regime a difesa e tutela delle classi lavoratrici, istituzione esemplare in Italia ed all’estero per la saggia e scientifica organizzazione dei suoi modernissimi sanatori. Per il passato questi organismi dovevano provvedere ai ricoveri inviando i propri protetti in sanatori fuori provincia, privandoli così dell’importante conforto delle visite famigliari e della vicinanza delle loro case: ora ciò non avviene più ed il sanatorio ascrive a suo massimo dovere ed onore la quasi completa assunzione degli alessandrini tubercolosi, con l’impegno di dare loro il maggiore aiuto e la più attenta ed appassionata assistenza.

Alessandria custodisca con compiaciuto orgoglio questo nuovissimo provvidenziale patrimonio ed assista con senso di benevola, amorevole fiducia al cammino appena iniziato di questa Casa del bene per la lunga strada intrapresa che sarà sempre più agevole se fiancheggiata da un umano sentimento di solidarietà e di comprensione.

Dott. Ferruccio Ravazzoni
[Pubblicato in Attività e Opere Pubbliche della Provincia di Alessandria nel tempo fascista1938.]

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Atrio di ingresso con la testa di Borsalino
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La lavanderia
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Sala di degenza a 14 letti
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Planimetria generale del Sanatorio