Piemonte (e Novi Ligure) patria del cioccolato. Ma non si fa ‘sistema’ [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

 

Per la gioia di grandi e bambini anche quest’anno per Pasqua e Pasquetta nelle case non sono mancate le tradizionali uova di cioccolato.

Si stima che siano state circa 16 milioni quelle consumate, per una spesa di circa 250 milioni di euro, solo relativamente alle pezzature medio-grandi. Da una parte la curiosità per la sorpresa, dall’altro la golosità verso il dolce conciliano i desideri di tutte le famiglie.

Cioccolato fondente, al latte, bianco, nocciolato: ce n’è per tutti i gusti. E il cioccolato fa anche bene, soprattutto quello fondente, che contiene l’80-85% di cacao ed è ricco di polifenoli che proteggono le cellule dallo stress ossidativo, aiutano a prevenire le malattie cardiovascolari e la sindrome metabolica e a sviluppare seratonina.

Il Piemonte ha una ricca tradizione cioccolatiera, che risale a metà 1.500, a livello sia artigianale sia industriale, tanto da essere la regione in cui si produce più cioccolato (85.000 tonnellate, pari a quasi il 40% del totale nazionale), grazie agli stabilimenti presenti nella città metropolitana di Torino, nell’Albese e in Provincia di Alessandria: aziende multinazionali (Ferrero) nel Cuneese ed anche medie e piccole nel torinese e nell’alessandrino che si contraddistinguono per un buon rapporto qualità-prezzo.

Proprio nel Novese, a cavallo tra Piemonte e Liguria, sono localizzate molte imprese con una specializzazione prevalente nel dolciario.

Sebbene non si arrivi ai livelli di Alba, l’exploit dell’ultimo decennio è connesso soprattutto al cioccolato, grazie a realtà come Novi Elah (la cui sede legale, però, è a Genova), Bodrato, La Suissa, Serra e Mangini, vocati alla produzione di cioccolato, preparati, caramelle e gelati.

A tutela del settore è intervenuta la direttiva europea che limita la percentuale di grassi vegetali fino a un massimo del 5% al posto di burro di cacao. Il polo novese, nonostante la vicenda Pernigotti, è dinamico, ma non riesce ancora a fare sistema e a mostrare una forte identificazione esterna, come invece accade nelle Langhe.

Sempre legato alla valorizzazione del Made in Italy, il polo dolciario ha esteso la filiera, coinvolgendo anche i produttori piemontesi di nocciole con cui la Novi Elah ha stipulato un accordo di filiera. L’azienda che produce le famose barrette di cioccolato, con 200 addetti e 130 milioni di euro circa di fatturato, è la maggior realtà di un fitto tessuto di piccole e medie imprese che va a formare uno dei principali poli produttivi dell’agroalimentare italiano.