di Enrico Sozzetti
Un osservatore esterno al termine si sarebbe posto la sacrosanta domanda: ‘E allora’? Ma senza ottenere alcuna risposta. L’altro giorno è andata in scena, nella sala consiliare del Comune di Alessandria, una riunione dai toni a volte surreali. Da un lato gli assessori comunali Giovanni Barosini, Mattia Roggero e Cinzia Lumiera, dall’altro una delegazione dei commercianti capitanata dai rappresentanti di Ascom e Confesercenti.
Il tema? La presentazione del progetto ‘I percorsi urbani del commercio’ e l’illustrazione delle caratteristiche della riqualificazione urbana che interesserà via San Giacomo della Vittoria e le vie vicine. Se l’obiettivo voleva essere una sorta di “parliamo e confrontiamoci su alcuni punti nevralgici come quello della mitigazione dei disagi durante il cantiere e le scelte per l’acquisto di alcuni arredi urbani”, forse è stato in parte raggiunto con Barosini e Roggero che si sono detti «pronti a condividere le idee» e «sempre disponibili al confronto insieme agli uffici tecnici del Comune». Ma in realtà la riunione è andata diversamente e l’ipotetico osservatore esterno si sarebbe potuto legittimamente chiedere quale sia stato il senso di un incontro che è sembrato una via di mezzo fra la pubblicizzazione di iniziative associative (ma senza un pubblico cui comunicarle) e una sorta di psicoanalisi collettiva (però priva di esperti).
L’illustrazione del progetto è stata infatti preceduta dalla presentazione delle iniziative ‘Shopping street’, ‘Platea cibis’ e la giornata dedicata al libro, in programma la prossima settimana, e poi seguita da un dibattito sulle “cose da fare” per sostenere il commercio in cui è stato difficile trovare un filo conduttore. Così il 23 aprile va in scena ‘San Giorgio, una rosa, un libro’, progetto ideato e diretto dal giornalista Aldo Mantineo di Siracusa, dove nasce l’iniziativa promossa dall’assessorato alle Politiche culturali d’intesa con la Confcommercio Siracusa, e che arriva per un giorno ad Alessandria e a Vercelli (grazie all’accordo fra le Confcommercio locali), mentre a Siracusa si sviluppa dal 23 al 27 aprile. Fra il Tanaro e la Bormida sbarca così per un giorno la tradizione catalana che vuole che nel giorno di san Giorgio, il 23 aprile, proclamato dall’Unesco nel 1995 Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, un uomo regali all’amata una rosa rossa venendo ricambiato con il dono di un libro.
Il 23 aprile chi acquisterà un libro scritto da un autore piemontese o edito da una casa editrice piemontese nelle librerie della città aderenti all’iniziativa (La Nuova Cartoleria, Corso Virginia Marini 81; Libreria Berardini, via San Giacomo della Vittoria 87; Libreria Mondadori, via Trotti 58; Il Libraccio, via Milano 32/A) riceverà in omaggio una rosa. Visto che a Siracusa dura più giorni, magari poteva essere estesa altrettanto anche ad Alessandria. Sarebbe stato un modo per stimolare qualche acquisto, e conseguente lettura, in più.
Poi il capoluogo torna a ospitare, dal 25 al 28 aprile, ‘Platea Cibis’, manifestazione organizzata da Procom, in collaborazione con il Comune di Alessandria, Anva Confesercenti e T-Event, dedicata alla cucina tradizionale e ai prodotti tipici italiani e stranieri.
Infine, venerdì 26 e sabato 27 aprile i commercianti delle vie del centro, con il supporto di Weconf (il percorso di “programmazione condivisa” scandito da “codecisioni” voluto da Ascom e Confesercenti) e il patrocinio del Comune di Alessandria, hanno ideato l’iniziativa “Shopping Street per le vie del centro”: due giorni di «promozioni, occasioni speciali, piccoli e grandi eventi» come dicono gli organizzatori, senza spiegare nel dettaglio di cosa si tratta.
In sintesi, una iniziativa ‘importata’, un’altra che si ripete da diversi anni e la terza che vuole attirare in centro i clienti con modalità non meglio precisate che non siano quelle di «merce a condizioni particolarmente vantaggiose, omaggi, servizi e trattamenti speciali, allestimenti particolari e scenografici ed eventi di animazione e intrattenimento».
Ma è nella discussione finale che arrivano le prese di posizione più originali. Prima le sollecitazioni a pensare «a servizi navetta e agevolazioni anche per i parcheggi» durante i lavori in via della Vittoria («vedremo, valutaremo» hanno replicato gli amministratori, poi l’invito al Comune «a risolvere i problemi di controllo del traffico in centro e nelle zone pedonali dove le auto passano sempre anche quando non devono», quindi non è mancato chi ha detto, parlando a titolo personale, di essere favorevole «alla totale chiusura del centro storico» (le espressioni di alcuni dei commercianti presenti hanno trasmesso però un pensiero ben diverso, ndr) e infine ecco la richiesta più originale: eliminare la sbarra del parcheggio di piazza della Libertà, lasciandolo comunque a pagamento. Perché le sbarre stiano così antipatiche a chi ha proposto la loro abolizione non è stato assolutamente chiaro, così come non è chiaro a tutti coloro che hanno parlato che la gestione dei parcheggi non è del Comune, bensì di Amag Mobilità, società privata all’85 per cento.
Considerazione finale, e decisamente diversa, quella che arriva sulla StrAlessandria. «Perché non si sposta alla domenica mattina, come avviene per tutte le corse simili in ogni città italiana? Magari in questo modo si favorirebbe una adesione anche maggiore, mentre qui si continua a fare di venerdì, giorno lavorativo, creando disagi, anche se temporanei, alla viabilità, al commercio e ai cittadini che devono muoversi indipendentemente dalla corsa» è stato affermato. Un lieve attimo di imbarazzo, poi la laconica risposta di Barosini: «Sono gli organizzatori che chiedono di farla il venerdì sera». Vero. Ma è anche vero che di fronte a mutate esigenze si potrebbe anche pensare di rivedere qualcosa dell’organizzazione. La prima edizione della StrAlessandria, nel 1996, si è svolta nel «quasi per caso con l’obiettivo di raccogliere fondi per La Mascota, progetto per la realizzazione di un hotelito ove ospitare i genitori dei bambini sottoposti a prolungati cicli di cura antileucemica nell’ospedale infantile di Managua, in Nicaragua», come si legge sul sito degli organizzatori. I partecipanti furono alcune centinaia, ma gli iscritti toccarono quota tremila che diventeranno quattromila l’anno dopo.
Durante la riunione non sono mancati gli applausi (comunque pochi, non sempre convinti, qualche volta di maniera) al termine dei vari interventi, e alla fine saluti e sorrisi per tutti. Poi però un gruppetto di commercianti, in un vicino bar, mentre sorseggiano il caffè usano espressioni critiche sull’incontro. «Ma cosa vi siete detti alla fine» domanda una persona. «Non abbiamo combinato praticamente niente» risponde un altro.