Mercoledì 20 marzo, ad Alessandria, si è svolto un presidio di protesta contro la decisione del
governo di chiudere i porti, indetto dalle locali sezioni di associazioni svariate.
Il messaggio che i promotori ci vogliono trasmettere è quello di non voltarsi dall’altra parte se un
essere umano chiede aiuto, anche se viene da lontano. Un messaggio che verrebbe dal cuore,
quindi, facente leva sulla bontà d’animo dei cittadini. Ma è davvero così?
Lungi da noi giudicare le motivazioni reali che hanno spinto tali associazioni a farsi avanti (anche
perché non le conosciamo), tuttavia vogliamo soffermarci sulle conseguenze di un’Italia senza
frontiere.
La prima, tangibile, viene dalla cronaca. Il recente attentato dell’autista senegalese, che per
fortuna non è costato la vita a 51 bambini, ci riporta al grande problema del mantenimento
dell’ordine, reso più difficile dall’incremento della delinquenza dovuta, appunto, all’immigrazione
incontrollata. Non stiamo dicendo che tutti gli italiani siano santi, ma proprio perché abbiamo tante
teste calde nostrane non possiamo permetterci di accollarcene altre. Infatti, a differenza di quanto
affermano i cittadini del mondo, i crimini italiani non elidono quelli stranieri, ma si sommano.
La seconda viene da questioni economiche. Come faremo a mantenere tutti questi disperati, senza rinunciare al nostro stile di vita, già minato da decenni di malgoverno e dalle vessazioni dell’Europa unita? Manterremo dei nullafacenti con elemosina? Oppure daremo loro un lavoro, togliendolo ad un italiano che, nonostante le idee dei cosmopoliti, non sempre è un fannullone che non vuole fare certi lavori, ma è un cittadino con spese, tasse e, perché no, anche desideri, che non può accettare certi stipendi.
Infine viene la questione culturale. La propaganda nichilista euro-americana ci sta piano piano
svuotando delle nostre identità, delle nostre radici, di ciò che siamo, riducendoci a piccoli
ingranaggi sostituibili di un sistema chiamato libero mercato. Quel poco che ci rimane entra quindi
in conflitto con le culture allogene, in questo momento oggettivamente più forti della nostra. E la
mescolanza rischia di distruggerle entrambe o di sottomettere una all’altra (di certo noi non
vinceremmo).
E’ questo il mondo che chiedono coloro che mercoledì erano in piazza?
Forza Nuova supporta le decisioni di chiudere i porti (pur considerando le azioni del ministero
dell’interno più aria fritta che non risolverà di certo il problema come invece promesso in campagna
elettorale), combattendo il meticciato che non ha origine dal buon cuore di qualcuno, ma dalla
bramosia di denaro e potere da parte di chi usa la buona fede per politiche antinazionali e corrotte.
Chiusura le frontiere e avvio di un umano rimpatrio, è la risposta di Forza Nuova. Perché la frase
“aiutiamoli a casa loro”, considerata l’emblema del razzismo (non sappiamo il motivo), deve essere attuata, investendo nel terzo mondo e smettendola di correre dietro ai capricci del capitalismo.
Luigi Cortese – Forza Nuova