EFAL MCL, ANMIC e Museo della Gambarina: “Maria Bensi, una straordinaria e stupefacente vita…normale”

Lo avevano detto la Presidente dell’ANMIC, Maria Luisa Cotroneo e il Presidente di EFAL-MCL, Alfonso Conte prima di assistere all’evento dedicato al racconto dell’esistenza terrena di Maria Bensi: “sarebbe stato un percorso tra stravolgimen-ti sociali, conflitti bellici, turbolenze politiche indicibili e la donna alessandrina ci avrebbe fatto rivivere tutti questi momenti, oltre a ricordarci le sue indubbie capa-cità e generosità”.

E così è accaduto, attraverso un viaggio nel tempo guidato da Piercarlo Fabbio, che si è fatto aiutare da reminiscenze storiche, accenni al miracolo dell’apparizione della Madonna del Pozzo, proposte agli storici di approfondimenti, musiche d’epoca ad iniziare dalla Bohème di Puccini, passando poi a “Fili d’oro” o a “Parlami d’amore Mariù” o ancora a “Solo me ne vo per la città (In cerca di te)”, e soprattutto narrando la straordinaria esistenza “normale” di Maria Bensi.

“Sì, perché Maria Bensi riesce a riempire la storia, snocciolando azioni quotidia-ne di grandissimo valore, nella modestia del suo incedere normale – dice Piercarlo Fabbio – l’operaismo, il popolarismo, l’emancipazione femminile, l’Azione Cattolica, la Resistenza, l’amministrazione pubblica (è stata la prima vicesindaco donna di Alessandria nel 1945), la politica, l’assistenza agli invalidi, il suo ritiro all’Ospedalino di Valenza per accudire le sorelle con disabilità psichica”.

E alcune delle sue considerazioni sono state lette da Simona Robotti: cosa vuol di-re essere operaie, gli amoreggiamenti, il divorzio fino a giungere ad una educata e motivata lettera di raccomandazione.
Un’ulteriore rappresentazione visiva della realtà dell’epoca e del ruolo delle “borsaline” – Maria Bensi ha lavorato come cappellaia per quarant’anni nella fabbrica di corso 100 Cannoni – l’ha offerta il Museo della Gambarina. Elena Garneri ha infatti presentato una decina di figuranti vestiti con costumi dell’epoca: dai poveri panni della contadina, alle raffinate mise che le “borsaline” indossavano, facendo tesoro della loro autonomia finanziaria e della conoscenza che sviluppavano stando a contatto con la moda dell’epoca.