L’Ajax, la squadra che tutti amiamo, oggi [Lettera 32]

di Beppe Giuliano

 

Il gioco dell’Ajax era strabiliante, spavaldo ma iperintelligente… I giocatori dell’Ajax erano come creature appartenenti a una civiltà calcistica diversa, più avanzata, scrive David Winner a proposito della squadra che vinse tutto all’inizio degli anni settanta.

E oggi?

Se guardiamo le due partite contro il Real Madrid verrebbe da dire che il gioco dei “lancieri” è ancora “strabiliante, spavaldo ma iperintelligente”. La realtà forse non è bella come ce la raccontano quei 180 minuti, e il sorteggio dei quarti di finale deve essere considerato favorevole a Torino, non ad Amsterdam.

L’Ajax, lo raccontavamo in Lettera 32 qualche tempo fa (Noi tifosi viviamo, felici, nel passato?), fa parte di quelle squadre che non hanno le risorse economiche per competere nel calcio di oggi:

“I tifosi dell’Ajax – lo scrive Simon Kuper – talvolta durante una partita gridano “vogliamo vedere il vero Ajax”, come se i giocatori fossero rinchiusi nei sotterranei dello stadio e sostituti da impostori.”

Ogni anno i più forti vengono venduti, e si deve solo sperare che i giovani del vivaio che giovanissimi esordiscono in prima squadra siano di una “nidiata” fortunata, come pare sia questa attuale.

Tre sono i ragazzini che oggi splendono più di tutti, due classe ‘97, uno addirittura ‘99.

Frenkie de Jong, perfetto a giocare basso nel tipico centrocampo a tre degli olandesi, quest’estate percorrerà lui pure la trafficata strada per Barcellona cioè andrà nella squadra che, come Pollock quando creò la propria pittura dalla bava del cavallo di Guernica di Picasso, ha preso le gocce del sudore di Johan Cruijff per costruire il club di fùtbol più bello del mondo.

Donny van de Beek lo complementa molto bene a centrocampo, mentre il più giovane dei tre è forse il più forte in assoluto. Difensore centrale con un’eleganza e una sicurezza (a volte pure troppa, a Madrid per il piacere del bel gioco ha rischiato una frittata) che a me ricordano Ruud Krol, si chiama Matthijs de Ligt e io lo comprerei subito (infatti immagino finirà presto nella Premier League).

Attorno a loro ancora giovani: il portiere André Onana classe ‘96, che può regalare soddisfazioni ai tifosi di entrambe le squadre (grandi parate ma pure grandi “papere”) mentre sembra essersi un po’ perso il centravanti danese Dolberg che prometteva parecchio. Inoltre un paio di ritorni come Daley Blind, ventinovenne figlio d’arte e Huntelaar, che finora in Champions è stato in panca.

E alcuni veterani che quest’anno fanno grandi cose, su tutti Lasse Schöne (un gol sudamericano a Madrid), Dusan Tadic che al Bernabeu ha fatto numeri fenomenali, e il talentuosissimo Hakim Ziyech (se si può definire veterano un venticinquenne)

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“In quel periodo, per qualche oscura ragione, il Glorioso Ajax sembrava destinato a sfaldarsi” scrive Winner a proposito della fine che, rapidamente, fece la squadra di Cruijff con tutti i più forti via in pochi anni. Questo succede, proprio per i motivi economici detti prima, a ogni stagione adesso.

Infatti i ragazzini di talento appena sbocciati vengono venduti, e non dimentichiamoci che due stagioni fa gli “aiacidi” seppero raggiungere la finale di Europa League perdendo contro lo United con una squadra titolare per la metà oggi già andata in altri club.

Un largo ai giovani obbligatorio, sovente comunque felice ma che indubbiamente impedisce l’apertura di un nuovo ciclo vincente.

Peraltro, se vogliamo giocare al “fantacalcio”, l’11 che metteremmo in campo con solo alcuni degli ex-Ajax sarebbe più difficile da battere rispetto alla formazione attuale.

In porta Jasper Cillessen, oggi riserva molto di lusso di Ter Stegen al solito Barça.

Difesa comandata da due Spurs: Toby Alderweireld e Jan Vertonghen (eviterei invece di schierare l’altro Tottenham Davinson Sánchez, discreto combinadisastri) e completata per esempio da Kenny Tete e Jairo Riedewald.

Chiavi del centrocampo a Christian Eriksen, anche lui al Tottenham (le due squadre condividono d’altronde il legame con il popolo israelita). Io una maglia da titolare la darei ancora a Wesley Sneijder e con lui possono giocare per esempio Davy Klaassen o Riechedly Bazoer.

Fasce offensive con Justin Kluivert, altro figlio d’arte e Viktor Fischer (anche lui come Dolberg sembra essersi un po’ perso dopo molte promesse).

Per la maglia numero 9, c’è una bella contesa: la diamo a Luis Suárez o a Zlatan? Di certo il napoletano Arkadiusz (detto “Armadius”) Milik rischierebbe di restare in tribuna.

Insomma, un’Ajax sempre “strabiliante”, sempre “spavaldo” ma, salvo grandi sorprese, che saluterà la Champions dopo le due partite contro i bianconeri.

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La prima parte qui.