di Enrico Sozzetti
«L’obiettivo è mettere a fuoco proposte e ragionamenti sul futuro di Alessandria». Franco Armosino, segretario generale della Camera del lavoro di Alessandria, apre con queste parole la presentazione dell’incontro pubblico dedicato al «recupero e rilancio dello scalo merci ‘Alessandria Smistamento’» organizzato per venerdì 22 marzo, dalle 9,30 alle 13, a Palazzo Monferrato, in via San Lorenzo 21 ad Alessandria («Viene ospitato in un territorio neutro perché lo scopo è un confronto vero e a tutto campo» precisa Armosino). Poi aggiunge: «Alessandria continua a non decidere quale vocazione ha e intanto sta perdendo e sta invecchiando».
Lo scalo merci è una opportunità vera? La Cgil è convinta e per questo, annuncia il segretario generale, durante l’incontro «è previsto l’intervento di studiosi della materia ferroviaria che si occuperanno, in particolare, della critica situazione delle ferrovie nel nord-ovest di Piemonte e Liguria, che comprende, come ben sappiamo, il nodo di Alessandria. Saranno fatte domande a tutti e vorremmo avere risposte da tutti».
L’iniziativa, promossa insieme all’associazione ‘Città Futura’ presieduta da Renzo Penna, è rivolta «a tutte le forze politiche, amministrative, economiche e sociali interessate a impegnarsi concretamente sul tema. Come è noto, negli anni, in tema di logistica alessandrina non sono certo mancati i progetti, mentre le realizzazioni sono state pressoché nulle».
Sicuramente la platea della politica sarà rappresentata, ma quella degli operatori? «Per Rfi (Rete ferroviaria italiana) sarà presente il responsabile dell’area del nord ovest, altri stanno confermando in queste ore» precisa Armosino. Parteciperanno la fondazione Slala (Sistema logistico del nord-ovest) con il presidente Cesare Rossini e Uirnet (soggetto attuatore unico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la realizzazione del sistema di gestione della logistica nazionale) con Nicola Bassi, responsabile dello sviluppo e nuovi servizi, mentre fra gli invitati non mancano la Camera di Commercio e l’autorità portuale del Mar Ligure Occidentale che gestisce in modo coordinato i porti di Genova, Savona e Vado Ligure che insieme compongono il capolinea nel Mediterraneo del corridoio Rhine Alpine, la porta di accesso da sud all’Europa.
Nel presentare l’evento, Renzo Penna ha ripetutamente citato il progetto del 2008 sullo scalo ferroviario che «può essere aggiornato», ha continuato a guardare agli scenari di sviluppo del porto di Savona Vado e all’inserimento del territorio alessandrino nella zona logistica speciale di Genova e non è mancato un riferimento ai buffer (hub intermodali dove le merci che arrivano su camion vengono trasferite in porto con navette): «Quello di Rivalta Scrivia ha un senso, meno pensare di realizzarne altri cementificando dei campi. Lo scalo di Alessandria ha spazi e margini di crescita».
Questo, come molti altri aspetti sarà al centro degli interventi (non mancheranno quelli di Giorgio Ajassa e Dario Zucchelli, ferrovieri in pensione del gruppo ‘Noi per Savona’), però quanto potranno essere esaustivi si vedrà. Sia perché per alcune delle linee, come quelle fra Savona e Alessandria, non mancano problemi legati alle pendenze e alla dimensione delle gallerie dove non possono transitare i container di grande dimensione, sia perché su altre ci sono difficoltà a comporre i treni lunghi 750 metri che costituiscono lo standard del trasporto internazionale.
Non bisogna poi dimenticare che lo scalo ferroviario di Alessandria non è collegato in alcun modo alla viabilità stradale e autostradale, così come non è mai stato affrontato il tema della bonifica dell’enorme area di un milione di metri quadrati. Bonifica che deve essere intesa in relazione alla presenza di amianto (ampiamente utilizzato per la coibentazione delle vetture), di altri materiali potenzialmente inquinanti e, non ultima, a ordigni della seconda guerra mondiale. I trasporti sulla carta sono anche facili da disegnare, ma per quelli reali sono necessarie certezze. Comprese quelle della politica che ha usato spesso la logistica per scopi che ben poco hanno avuto a che fare con il trasporto delle merci.
Ricordiamo, per esempio, proprio quello che è accaduto nel 2008, quando il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato la legge relativa alle norme e agli indirizzi per l’integrazione dei sistemi di trasporto e per lo sviluppo della logistica regionale. Nel mese di maggio viene sottoscritto il protocollo di intesa per la realizzazione e la gestione dell’Hub di Alessandria, collegato alle attività del sistema dei porti di Genova e Savona con tanto di individuazione delle funzioni: “Terminal per il trasporto combinato verso le direttrici europee e per il trasporto di unità intermodali marittime; terminalizzazione dei traffici di origine e destinazione portuale in regime doganale con obbligo di trasferimento via ferrovia dei contenitori da / per il porto, anche in funzione dell’interscambio fra treno e treno; piattaforma dedicata a servizi di logistica integrata in connessione con i porti fulcro di un sistema di aree logistiche ancorate agli sviluppi dei traffici dei porti di Genova e Savona”.
Ma quando si comincia a parlare di governance e risorse allora tutto cambia. Le cifre stimate erano decisamente importanti: il collegamento alla rete stradale e autostradale prevedeva una spesa di circa dodici milioni di euro e quasi due milioni per la progettazione e la realizzazione dell’opera. Ma verso la fine del 2008 emergono in modo netto le divergenze sulla governance che vede contrapposti in particolare il gruppo Fs e il porto di Genova. E pensare che c’era anche chi aveva fissato i punti cardine temporali: inizio dei lavori retroportuali nel gennaio 2010 e completamento nel giugno del 2012. Il tutto per un investimento complessivo pari a cinquanta milioni di euro. Inutile ricordare come sia finita.
Dal 2008 al 2009, quando arriva la firma di un protocollo di intesa fra Piemonte, Lombardia e Liguria per il potenziamento dell’asse porto-retroporto. I presidenti Mercedes Bresso, Roberto Formigoni e Claudio Burlando hanno sottoscritto il documento che puntava «a una migliore connessione tra le attività portuali e le piattaforme intermodali attive nell’area della pianura padana e a favorire l’iniziativa privata nello sviluppo del settore logistico». La Regione Piemonte, ancora per bocca dell’allora assessore alle Infrastrutture, l’alessandrino Daniele Borioli (che poi avrebbe anche presieduto la Fondazione Slala), sottolineava come il perno dell’accordo fosse «l’Alessandrino perché è il punto in cui questo sistema si incardina, dove si concentrano la progettazione delle infrastrutture e lo sviluppo delle piattaforme logistiche retroportuali. Su questo fronte abbiamo alle spalle un lavoro lungo e faticoso che certo avremmo tutti auspicato potesse dare più velocemente i primi frutti, ma che sta dando i primi risultati». Che a distanza di molti anni continuano invece a mancare.