di Ettore Grassano
“Da Capriata sono passati proprio tutti: da Bossi a Gipo Farassino, fino al nostro ‘Capitano’, Matteo Salvini, e ovviamente a Riccardo Molinari, che ho visto crescere, fino all’importante ruolo di oggi. Se mi metto a disposizione per la Regione, è per portare a Torino la voce della nostra provincia, e in particolare di questa parte di basso Piemonte, che secondo me Chiamparino non sa neppure bene dove sia: scommettiamo?”.
Daniele Poggio (all’anagrafe Giovanni Battista), sindaco di Capriata d’Orba, tra i leghisti alessandrini non ha certo bisogno di presentazioni: non solo perché è il segretario provinciale del Carroccio, ma soprattutto perché rappresenta, da sempre, ‘l’anima’ della Festa di Capriata: “Abbiamo cominciato che ci chiamavano ancora Lega Piemont: chi l’avrebbe detto che saremmo diventati la prima forza del paese, come ormai ‘certificano’ tutti i sondaggi: l’importante però è restare umili e concreti, vicino alla gente, e alla nostra identità”.
Daniele Poggio ha 63 anni, è leghista da prima di compierne 40, ed è un amministratore locale ‘con i piedi per terra’: in questa chiacchierata ricca di aneddoti ci racconta, con il suo tono di voce gentile e una cadenza già leggermente ligure, cosa significa essere ‘della Lega’, ma anche cosa si deve e si può fare di diverso, in Regione Piemonte, per cercare di migliorare le sorti di territori da troppi anni considerati periferia, e abbandonati alla marginalità da una visione ‘torinocentrica’.
Sindaco Poggio, in tanti danno la sua elezione in consiglio regionale quasi scontata….
(sorride, ndr) Di scontato non c’è mai niente, in politica come nella vita. Mi è stato chiesto di candidarmi, questo sì. E negli incontri che sto facendo in giro per la provincia, insieme al nostro segretario nazionale Riccardo Molinari (che è anche capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati, ndr), constato tanto entusiasmo, non solo da parte dei nostri militanti, ma di tante persone che neanche conosco. Segno che i piemontesi hanno davvero voglia di cambiamento: soprattutto dalle nostre parti.
Lei come è diventato leghista?
Ah, mi ricordo perfettamente: erano i primi anni Novanta, e di Federalismo, lo confesso, sapevo poco e niente. Di famiglia contadina, lavoravo come libero professionista (Poggio è laureato in Medicina e Chirurgia, e di mestiere fa il dentista, ndr), e come tanti avvertivo l’oppressione di uno Stato centralista molto più incline a prendere che a dare, diciamo così. Mi arriva a casa la lettera di un avvocato di Genova, che parla di questi temi: in famiglia la leggiamo, e capiamo che sono questioni che ci riguardano davvero da vicino. Fino ad allora, come tanti italiani, nessuno di noi aveva mai fatto politica attiva, ma decidiamo di partecipare a qualche riunione della Lega, che all’epoca era ancora Piemont. Mi appassiono a tal punto che un paio d’anni dopo, nel 1996, a quarant’anni compiuti da pochi giorni, mi candidano al Senato: e facciamo un risultato col ‘botto’, tanto che solo per un pelo i cuneesi ci ‘scippano’ il seggio. Pensi che avevo accettato di candidarmi per puro spirito di servizio…..
Nel frattempo decolla la Festa della Lega di Capriata: oggi un’istituzione per voi, e non solo nell’alessandrino..
Eh sì, siamo alla 24esima edizione, e di qui sono passati davvero tutti. Umberto Bossi era di casa, sarà stato qui almeno 4 o 5 volte. Ogni anno arrivando diceva: “Ragazzi, stasera devo andare via presto. Poi alle 2 del mattino era ancora qui con noi al bar, a chiacchierare mentre sistemavamo la sala per la sera successiva. Anche la prima volta di Matteo Salvini la ricordiamo tutti con simpatia. Non era ancora la figura di primissimo piano di oggi, aveva appena preso in mano il partito. Fa il suo intervento, poi vediamo che se va tranquillamente al bar, e si compra una birra. A tutti i costi non ha voluto bere e mangiare gratis: un gesto che tutti apprezzammo molto.
Da quanti anni è sindaco di Capriata?
Dal 2014, sono in scadenza a maggio. Prima però per dieci anni sono stato vicesindaco: complessivamente è una ventina d’anni che mi occupo del paese. Ma come me tanti: siamo una comunità piccola e molto coesa. Al di là del colore politico intendo.
Lei è favorevole alle fusioni tra piccoli comuni? L’ultima, quella tra Cuccaro e Lu, ha suscitato un vespaio di polemiche, non ancora sopite….
Non credo che le fusioni siano risolutive: forse in alcuni casi possono far risparmiare qualche euro, ma occorre valutare quali sono poi le conseguenze in termini di coesione sociale, e di partecipazione. Inutile nascondercelo: l’Italia è davvero il paese dei mille campanili, ogni paese è orgoglioso della propria identità. Quindi a volte accorpando rischi di far danno….
E le Province? La riforma ‘a metà’ di Renzi e Del Rio pare piacere ormai a pochissimi: lei che farebbe?
L’ente Provincia, soprattutto in un territorio vasto come l’Alessandrino, e con così tanti piccoli comuni, è indispensabile. A patto naturalmente che disponga delle risorse necessarie, a partire dalla manutenzione delle strade e degli edifici scolastici. Finora abbiamo ‘tamponato’, soprattutto nelle periferie collinari, ma non si può vivere in eterna emergenza. E mi sembra quasi comica l’idea di un sindaco o assessore di piccolo comune che, per risolvere questioni legate al suo territorio, si debba rivolgere a Torino: ma vi pare realistico?
Ma a Capriata come si vive, sindaco Poggio? Problemi di sicurezza?
A Capriata si vive bene, siamo una piccola comunità coesa e laboriosa. Sul fronte sicurezza abbiamo sempre investito, e con risultati apprezzabili. Già oggi il paese e la frazione principale sono controllati elettronicamente tramite telecamere, e con forte sinergia tra vigili e caserma dei carabinieri. Il che serve non solo per scoraggiare reati gravi, come furti, aggressioni o peggio, ma anche per indurre a comportamenti civili quotidiani: penso banalmente a dove si lascia il sacchetto della spazzatura.
Stranieri ne avete?
Stranieri regolari certamente, e se lavorano si integrano perfettamente nella comunità. Migranti arrivati con i barconi in questi anni no, grazie: anche perché non avremmo proprio le strutture in cui collocarli.
A maggio scade il suo mandato da sindaco, e lei sarà candidato in Regione Piemonte: le dispiace lasciare il comune dopo tanti anni?
In realtà mi ricandido come consigliere, quindi ci sarò sempre. Ma la nostra candidata sindaca, Cristina Dameri, farà benissimo. Mi ha già affiancato in questi cinque anni, e anzi scherzando dico sempre che mi ha fatto da badante: ama Capriata quanto me, e sarà un ottimo sindaco.
Sta per cominciare ufficialmente una campagna elettorale regionale che si preannuncia intensa, e senza esclusione di colpi: cosa racconterà agli elettori in giro per la provincia di Alessandria?
La verità, con parole semplici e trasparenza. La gente sa capire benissimo come stanno le cose. Vedono come il centro sinistra piemontese, anzi torinese, ha ridotto la sanità in provincia di Alessandria. Vada a chiedere agli ovadesi, o ai tortonesi, senza distinzione di colore politico. Per non dire dei trasporti, e della situazione delle strade. Ovvio che bisogna invertire la rotta: so bene che le risorse non sono illimitate, ma dipende anche da come le spendi. Cercheremo di riportare la nostra provincia ai livelli che merita, dopo anni di abbandono.
Ottime cose servizi pubblici e sicurezza, ma un territorio per guardare al futuro ha bisogno anche e soprattutto di sviluppo economico. Su cosa puntare?
Logistica, e agricoltura: ne sono convinto. Sul primo fronte abbiamo la fortuna di avere a Roma, in un ruolo fondamentale, il nostro Riccardo Molinari. In pochi mesi, dallo scorso autunno ad oggi, ha sbloccato e avviato progetti sul fronte della logistica, del Terzo Valico e anche dei finanziamenti ai piccoli comuni. Dobbiamo continuare così, e dare ossigeno alla nostra economia. Poi c’è l’agricoltura: un comparto che conosco per esperienza famigliare, e per avere tanti amici che ci lavorano. Può ancora dare tanto al nostro paese, lo dicono i numeri. E la nostra provincia è piena di potenzialità, che dobbiamo riuscire a stimolare.
Sindaco Poggio, a Torino farà l’assessore?
(sorride, ndr) E’ presto per dirlo, io sono sempre stato un soldato al servizio della Lega, e continuerò a fare la mia parte, per quel che so, e per quel che mi sarà chiesto. Certamente però questa che si sta concludendo è la prima legislatura regionale senza un alessandrino in giunta: e le conseguenze le abbiamo ‘patite’ sulla nostra pelle.