di Graziella Zaccone Languzzi
1) Anche questa settimana torno sui conti in rosso del Comune di Alessandria dopo l’uscita dell’editoriale di lunedì scorso, firmato da Piercarlo Fabbio: “Giunta Rossa, un dissesto ‘ideologico’ e 5 bilanci ‘non veritieri’. E ora? Un consiglio al sindaco Cuttica…”
Riporto solo un sunto dei fatti. Febbraio 2019: Alessandria di nuovo bacchettata dalla Sezione di Controllo della Corte dei Conti sugli atti relativi alla gestione del quinquennio amministrativo 2012-2017, responsabilità in toto dell’amministrazione Rossa. In particolare i sindaci sono responsabili delle proprie azioni e decisioni, ma vengono ritenuti anche responsabili di azioni, consigli e suggerimenti del personale preposto all’affiancamento: dirigenti e assessori con il compito gestionale, economico o tecnico. Per la Corte dei Conti sono cinque i bilanci non attendibili e non veritieri. Si legge nell’articolo sopracitato che “Già nel 2013 il Ministero dell’Interno bocciava il Bilancio stabilmente equilibrato presentato dalla Rossa, imponendole ben 26 prescrizioni”.
Era il 2013 e sono trascorsi circa sei anni. Qui mi fermo e pongo le mie solite osservazioni e domande credo più che legittime, e che non devono offendere o irritare nessuno. Desidero precisare che al dissesto non ci ho mai creduto, e l’ho manifestato da subito più volte verbalmente in diretta su RVS (radio voce spazio) e nei miei scritti. Mi ha sempre “puzzato” la velocità nel dichiarare il dissesto già nei primissimi giorni di insediamento dell’amministrazione Rossa. La mia curiosità “madre” però oggi è un’altra, e riguarda la continuità ‘dirigenziale’ sul fronte bilanci comunali. E’ vero o non è vero che a Palazzo Rosso c’è un dirigente che, da circa 10-12 anni, svolge il ruolo di ragioniere capo, mentre sul fronte politico si sono alternati per tre sindaci: Fabbio, Rossa e Cuttica? Non è quanto meno anomalo che, a fronte di situazioni contabili così precarie dell’ente, non si sia mai pensato ad una qualche forma di ‘rotazione’, per cui i bilanci del centro sinistra sono stati elaborati dalla stessa figura, che è la stessa tutt’ora ‘in plancia di comando’? Come mai lo stesso burocrate ce lo ritroviamo nei cinque anni di amministrazione del centro sinistra a ‘gestire’ il dissesto, e prosegue nell’attuale amministrazione Cuttica? Mistero! Non parlo naturalmente di responsabilità individuali di nessuno, ma in questi casi forse un po’ di aria fresca, e un approccio diverso e meno ‘coinvolto’ rispetto alla problematica non guasterebbero, che ne dite? Si dice che: “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. Concludo con questo articolo: “Alessandria: ex sindaca, lascio conti in ordine”.Mi raccomando, un piccolo sforzo, leggete anche questo, è una componente della mia “autopsia” sulla story dissesto, conti, bilanci che alla fine ci tocca da molto vicino, nelle nostre tasche. Perché è sempre Pantalone che paga, alla fine.
Voto: 2
2) Far tornare le Circoscrizioni. o per meglio dire i Consigli di quartiere? La notizia: “Far rinascere i “consigli di quartiere”: ma con quali competenze (e poteri)?” Parliamone: le Circoscrizioni trovano un loro spazio nell’art.17 del “Testo unico in materia degli enti locali” (D.lgs. del 18.08.2000 n.267). Eliminate nelle città con meno di 100 mila abitanti (Alessandria è una di queste), ma ora se ne riparla, perché? Non bastano i Consiglieri di maggioranza e opposizione per ascoltare i cittadini nelle loro richiese, denunce, lagnanze, occupandosi a turno di tutti i quartieri e sobborghi? Ho conosciuto il tempo delle Circoscrizioni, e a mia memoria questa istituzione non era altro che un ‘doppione’ o sottoprodotto politico-amministrativo del Consiglio Comunale, con costi rilevanti e poca utilità. Lo scrivo perché ricordo le lamentele di chi si rivolgeva lì e trovava la sede chiusa, nonostante un presidente ed un certo numero di consiglieri, oppure dopo la segnalazione non accadeva nulla. Io stessa dopo molteplici segnalazioni per il marciapiede di via Di Vittorio lato Ospedale infantile (che aveva prodotto ingessature a braccia e gambe), ho dovuto rivolgermi al sindaco Francesca Calvo di persona per ottenere il ripristino del manto stradale. Le Circoscrizioni costavano, il presidente aveva uno stipendio e i consiglieri gettoni, una sede per ogni quartiere con costi di servizi e utenze. Per onestà una Circoscrizione attiva c’è stata, la Nord con un Commissario per un certo periodo. I vari partiti approntavano le liste che venivano votate dai cittadini parallelamente al voto delle amministrative, e gli eletti restavano in carica per tutta la consiliatura. Essere un consigliere di Circoscrizione poteva diventare anche un trampolino di lancio verso una carriera politica di livelli superiori, o per arrivare a incarichi di livello in partecipate. La loro funzione aveva poteri limitatissimi. Raccolta l’istanza del cittadino, il presidente si rivolgeva all’assessore competente, l’assessore a sua volta al dirigente preposto, e poi che accadeva? Meglio che mi taccia. Alessandria oggi ha 93.907 abitanti, di cui 9 quartieri con 69.067 abitanti e 14 sobborghi con 24.840 abitanti
Ripristinando le circoscrizioni (se proprio è necessario) per correttezza sarebbe opportuno dare un servizio di presenza territoriale anche ai sobborghi, già si sentono abbandonati.
Voto: 5
3) A chi ha portato alla decadenza Alessandria, anche se c’è chi dice che non dovremmo deprezzarla ma illustrane le qualità, la bellezza a prescindere. Ma come si fa? Le sue condizioni sono sotto gli occhi di tutti e per tanta “polvere di stelle” che ci si metta sugli occhi, tutto traspare. A partire dalla seconda metà del 2012, il dissesto con il relativo “sputtanamento” che si è protratto nel tempo, portando Alessandria al disonore nei peggiori talk show tv e nelle cronache di certi organi di informazione, ci ha ridotti in questo stato.
Allo “sputtanamento” aggiungiamo la questione di conti e bilanci che si scopre ogni giorno in crescente stato degenerativo. Ma facciamo un minimo di storia. Alessandria fu amministrata sino al 1993 dal centro sinistra. Un sindaco che l’ha amata: Nicola Basile (sindaco in carica dal 1947 al 1964). Fu il sindaco della ricostruzione del dopoguerra, e sotto le sue amministrazioni furono ripristinati i servizi essenziali e realizzate numerose opere pubbliche. Dopo Basile che volle una bella città, alcuni sindaci “balneari” con mandati cortissimi ma sempre con le componenti partitiche litigiose, fino ad arrivare alla fine di un ciclo che ha certamente prodotto instabilità. Dal 1992 al 1993 due sindaci e ad aprile ‘93 un commissariamento della città con il Commissario prefettizio Vincenzo Cosimo Macrì che in pochi mesi traghettò la città ad elezioni. Era il novembre 1993, la massa dei cittadini stufi e nauseati o forse disperati misero la città in mano ad una formazione politica anomala per la storia di Alessandria, e a Francesca Calvo che divenne la prima donna sindaco nonostante fosse “digiuna” in esperienza di pubblica amministrazione, eletta direttamente con una squadra di nomi nuovi e un potere non da poco. Nel 1994 Francesca Calvo dovette affrontate una grande tragedia: l’alluvione. Donna forte, l’affrontò e lottò perché ad Alessandria arrivassero i fondi per la ricostruzione. C’è chi riesce pure a spandere critiche, ma sono convinta che in un momento tragico e difficile ad Alessandria per fortuna c’era lei. Dopo la Calvo tre amministrazioni e mezzo, le ho seguite come un segugio una ad una e in una pagella non posso allungarmi, ma i fatti sono tristemente noti. I sindaci che hanno amato Alessandria ognuno per la sua visione di città sono Basile e Calvo. Io la penso così!
Voto: 3