di Tony Frisina.
Anche questa settimana ho deciso di pubblicare nella nostra Rubrica un articolo che avevo scritto diversi anni fa per Il Piccolo – in qualità di collaboratore esterno – e che, purtroppo, non era stato pubblicato.
Ecco i fatti.
Passando per Corso Roma 12 mi ero accorto che la vetrina dell’Incisore Beltrami era stata transennata e completamente nascosta agli occhi dei passanti. Subito mi ero allarmato ed avevo scritto di getto il piccolo servizio che segue questo mio breve cappello iniziale.
Purtroppo – in quel frangente – non avevo trovato terreno fertile presso la Redazione de Il Piccolo e purtroppo questo mio appello non venne divulgato attraverso il giornale degli alessandrini. Addirittura uno dei motivi per cui in redazione non avevano accettato questo mio scritto era costituito dal fatto che questo servizio fosse di tipo pubblicitario, quindi per pubblicarlo avrei dovuto pagare.
In quegli stessi giorni mi ero posto qualche domanda.
Eccone una.
Come può essere considerato pubblicitario un articolo che parla di arte e di stile, che descrive la vetrina di un negozio che chiude?
Questa cosa mi ha fatto parecchio riflettere (e incavolare) e nello stesso tempo mi ha dato la consapevolezza che non sempre, quando si agisce per nobili fini, si è compresi e si è assecondati.[1]
Una cosa è certa: nel corso di un paio di restauri la vetrina è stata completamente modificata e le fotografie che qui pubblichiamo ne sono la prova inconfutabile. L’opera artistica ha subìto un paio di scriteriati restauri (che io chiamerei manomissioni e oltraggi) per cui è scomparsa ogni traccia dell’arte e della bellezza di cui era fatta.
Nella parte alta della vetrina ormai modernizzata sono rimaste soltanto le due teste di leone in lastra di rame sbalzato a testimonianza di quanta poca cultura, attenzione ed amore esistano per le nostre ricchezze, che invece vengono demolite senza alcun ritegno e senza logica.
Purtroppo all’epoca non avevo cercato di rintracciare i proprietari dell’edificio e del negozio Beltrami per far presente questo problema.
La realtà che possiamo osservare, passando davanti a quella che era la più bella vetrina di Corso Roma e della città, è molto deprimente.
Solo qualche giorno dopo quel primo dannato restauro è comparsa su Il Piccolo la mia fotografia che ritraeva la vecchia vetrina da salvare con una breve annotazione senza firma e scopiazzata dal mio più esaustivo lavoro… ma ormai i giochi erano fatti. Le uova erano irrimediabilmente rotte…
Una vetrina da salvare[2]
Da pochi giorni sono iniziati lavori di restauro dei locali di vendita dell’antica ditta Beltrami, siti nel cuore della nostra città, in Corso Roma n° 12.
La ditta Beltrami è attiva dal 1894, e nell’attività si sono succedute diverse generazioni. La vetrina di questo negozio è senza dubbio una delle più belle ed antiche della nostra città e risale al periodo Liberty.
Forse non tutti sanno che questo stile si propagò rapidamente in Europa durante l’ultimo decennio dell’Ottocento e lasciò strascichi ancora per qualche decennio nel secolo attuale.[3]
Certamente il Liberty è stato lo stile più penetrante ed affascinante di qualunque altro ed ha coinvolto notevoli artisti dell’epoca; ogni prodotto creato in quegli anni ha subito l’influsso di questa corrente artistica, a cominciare dalle architetture, fino agli immobili, agli oggetti di uso comune e perfino agli accessori dell’abbigliamento e all’oreficeria.
Il Liberty venne anche detto Stile Floreale, in quanto spesso compariva il fiore come elemento ornamentale ed in particolare il gambo che avvolgeva o contornava le figure, o racchiudeva il soggetto principale. In moltissime composizioni Liberty del fiore non vi è più traccia ma rimane il gambo che, con o senza foglie, si sbizzarrisce a creare dolci volute attorno al centro di interesse.
Così è nel caso della bella vetrina di cui si tratta, dove due teste di leone sono congiunte da un gambo ed il medesimo racchiude la scritta Incisore C. Beltrami. Degne di interesse sono pure le scritte che completano la vetrina nella parte inferiore e magnifica è la decorazione che si allaccia alla maniglia della porta.
Ad Alessandria un capolavoro come questo non ha eguali e ci si augura che non debba sparire, né essere oggetto di scriteriati restauri e neppure debba essere mortificato da alcun tipo di intervento. Questa regina delle vetrine, richiederebbe la mano esperta di un artigiano appassionato, affinché possa rivivere e possa esserle restituito l’antico splendore che la patina del tempo ha offuscato.
Per concludere ci si augura che una volta tanto regni il buon gusto e – se l’attività commerciale sarà di un altro genere – si potrà sempre mantenere la bella vetrina, che servirà a meraviglia come cornice per la nuova attività.
L’assessorato competente del Comune faccia in modo che i nostri occhi godano ancora la vista di questa vetrina ed i cuori degli alessandrini sapranno essere lieti se una volta tanto vincerà la cazzuola risanatrice e non sempre il nefasto piccone demolitore.
Una scenata in Corso Roma. – Domenica sera verso le ore 22, in Corso Roma, frequentato da molte persone, tre colpi di rivoltella hanno messo sossopra la popolazione. Ecco come avvenne il fatto.
Un elegante e noto giovanotto, certo Carlo Germano, passeggiando in compagnia della signorina Serafina Simolaia, s’incontrò col meccanico Lodovico Porta, col quale aveva ragioni di rancore, e venne da questi affrontato.
Il Germano, oltremodo impressionato e credendosi vittima di un’aggressione, estrasse dalle tasche la rivoltella e ne sparò tre colpi in aria, nell’intento di chiamar aiuto.
Questa la versione del signor Germano; ben diversa è quella del Porta. Questo infatti dice che mentre passeggiava con la sua signora e la di costei sorella Alessandrina Bocca, s’incontrò casualmente col Germano, che rise in tono di scherno verso la Bocca, la quale apostrofò il giovanotto coll’epiteto di vigliacco.
La signorina Simolaia a sua volta apostrofò la Bocca ed il Porta afferrò per un braccio il Germano, che sparò i colpi di rivoltella.
La scena si svolse in modo rapidissimo e non è certo facile sapere con precisione come sia avvenuta.
[LA LEGA LIBERALE – Periodico settimanale della Provincia di Alessandria – Letterario – Anno XXIV – Numero 42 – Alessandria, Sabato 16 Ottobre 1909]
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[1] In realtà quel diniego mi aveva fatto molto stizzire in quanto, come collaboratore, avevo per diversi anni scritto e portato in Redazione per la pubblicazione molti articoletti e diverse fotografie a beneficio de Il Piccolo e sempre a titolo gratuito.
[2] Articolo per il giornale Il Piccolo scritto nel 1986 e mai pubblicato.
[3] Si sta sempre parlando del secolo scorso.