Giunta Rossa, un dissesto ‘ideologico’ e 5 bilanci ‘non veritieri’. E ora? Un consiglio al sindaco Cuttica…

di Piercarlo Fabbio

 

 

La bufera che si sta scatenando sui conti dell’intero quinquennio della Giunta Rossa e che in parte ha già presentato i suoi prodromi sarà ben più ampia di quello che i media – alcuni alla ricerca di conferme per i loro evidenti e clamorosi errori interpretativi del e sul passato – hanno preconizzato in articoli tirati via, tanto per farli e per evitare di non esserci.

Perché la tempesta di oggi – ricordo la pronuncia della sezione di controllo della Corte dei Conti del febbraio 2019 e la conseguente trasmissione alla Procura della Corte degli atti (cioè una denuncia in piena regola) avversi alla gestione 2012-2017 di cui ha responsabilità completa l’ex sindaco Rossa – non è altro che figlia di una incredibile serie di errori, inanellata con una leggerezza colpevole e imperdonabile.

Rossa è andata al dissesto non perché ve ne fosse anche solo una ragione contabile, ma per premeditazione ideologica.

Volete prove? Appena arrivata, capisce tutto dei conti del Comune (l’Organismo Straordinario di Liquidazione nominato dal Presidente della Repubblica e composto da fior di tecnici ci metterà più di tre anni a trovare il bandolo della matassa dei conti comunali e non vorrà dare, al termine del proprio lavoro, dichiarazioni pubbliche, né incontrare i capigruppo consiliari. Perché?); sa che la Corte dei Conti potrebbe innescare la procedura di richiesta del dissesto, anche se ormai è ferma dopo le perizie presentate dalla mia amministrazione, ma rinuncia all’avvocato che avrebbe potuto ricorrere al TAR e indebolisce così il Comune in una eventuale futura difesa; come primo atto della sua Giunta adotta una delibera di costituzione di parte civile nel processo che mi riguarda e che non ha niente a che vedere con il dissesto (altra confusione artatamente perseguita da media sbilanciati e parziali), richiedendo danni milionari in euro mai riconosciuti dai giudici; si presenta informalmente, non so quanto legalmente, alla Corte dei Conti un giorno prima della fissata audizione pubblica e chiede il dissesto, registrando una certa ritrosia da parte della Sezione di Controllo; incomincia a sottrarre funzioni all’AMIU già nel mese di giugno 2012, ben sapendo che l’azienda è stata, per il 49%, venduta all’IREN – c’è già il nuovo Consiglio d’amministrazione al lavoro – e che il Comune incasserà dalla gara 40 milioni di euro. Di lì a poco annullerà la gara, senza che vi siano ricorsi o altre azioni in atto: AMIU andrà al fallimento, il Comune rinuncerà spavaldamente ai 40 milioni che avrebbero potuto in pratica da soli azzerare il debito ed in più obbliga AMAG ad acquistare a prezzi stracciati l’azienda (ma a pagarla con risorse al 75% del Comune di Alessandria), mentre i lavoratori dovranno mettere da parte i diritti maturati e i fornitori perdere parte dei loro crediti.

Basta tutto questo per confermare la premeditazione? Se il dissesto si fosse basato seriamente sullo stato della contabilità, non avrebbe avuto senso neppure il discuterlo. Se non altro perché – a fronte delle iperboliche cifre a vanvera sparate sulle televisioni nazionali in programmi conniventi, ma inconsapevoli e menefreghisti sul destino della città – il debito del Comune, poco più di 40 milioni dichiara oggi la stessa Rossa che all’epoca ne sparava oltre duecento, era compensabile con un patrimonio di oltre 550 milioni, quindi largamente garantito.

Ma il problema che oggi viene alla luce con prepotenza, cioè 5 bilanci non attendibili e non veritieri (chiamiamoli pure falsi, perché così utilizziamo il linguaggio più comune) in quanto non computano il debito, già lo si conosceva allora. Un amico mi ha ricordato un mio articolo del febbraio 2013 (lascio il link per chi volesse rileggerlo: http://www.fabbio.it/articoli/articolo.asp?ID=2479), in cui, senza mezzi termini, il Ministero dell’Interno già bocciava il Bilancio stabilmente equilibrato presentato dalla Rossa, imponendole ben 26 prescrizioni. E il sottoscritto, sulla scorta di quelle risultanze, insieme al Gruppo del PDL, già avevano individuato la mancanza dell’equilibrio strutturale di bilancio.

Le condizioni richieste dal Ministero sono poi state rispettate nelle versioni seguenti dei bilanci equilibrati? Indipendentemente dall’approvazione con mille distinguo effettuata dal “Viminale”, la risposta oggi è incontrovertibile e purtroppo negativa, perché già allora appariva chiaro il grosso problema dell’inserimento a bilancio del debito. Non a caso così dichiaravamo nel 2013: “il bilancio è falso, perché doveva essere stabilmente equilibrato e in sostanza non lo è (…) per riequilibrare dunque, in assenza di entrate straordinarie effettuate e di investimenti cospicui nel 2012, occorrerebbe trovare entrate suppletive per 30 milioni o iscrivere queste perdite a disavanzo e poi recuperarle nei prossimi tre anni (e allora il bilancio risulterebbe in disequilibrio)”.

Oggi, dunque, viene alla luce che avevamo ragione, ma ciò ci interessa assai meno di capire cosa invece succederà alla città e alla sua amministrazione, visto che l’attuale maggioranza di centrodestra (i grillini non c’entrano, anzi, nel tempo si sono impegnati in un “dalli all’untore” degno del peggiore Seicento giustizialista… storie da Colonna infame e nulla più) rischia, oltre ai danni, che certamente ci saranno, anche le beffe.

Come pensate che stia il sindaco Cuttica, che ha magari creduto alla Rossa e alla sua pubblicità sullo stabilizzato risanamento dei conti (leggetevi le dichiarazioni dell’assessore Lumiera sulla virtuosità dei conti comunali e avrete prova di questa colossale bugia che si è diffusa come un’ameba) e ora si trova interamente a doversi accollare il debito che la sua predecessore in 5 anni non ha sanato? Io penso non stia molto bene.

Un consiglio? Evidenzi chi ha sbagliato, andando a correggere i 5 bilanci della Rossa e non si faccia travolgere dalla fretta di riportare il debito nel solo Rendiconto 2018. Ha la possibilità di mostrare all’intera città i marchiani errori di un centrosinistra ideologico e pasticcione, ma soprattutto di migliorare la lettura della verità.