di Graziella Zaccone Languzzi
1) Tempo fa scrissi che il degrado profondo della nostra Alessandria sta nella scarsa qualità di chi ci ha amministrato negli ultimi 18 anni, e non è che prima del ’93 brillassero. Scarsa qualità che va in pari passo ai vari staff di tali sindaci, giunte e consigli (maggioranze e opposizioni), segretari, e non mancano gli alti dirigenti a cui gli alessandrini (ovviamente senza neppure saperlo) per anni hanno elargito premi di “buon risultato” a fine anno. Ma quali buoni risultati se ogni settore è ridotto da mettersi le mani tra i capelli in segno di disperazione? Meglio non divagare e mi dirigo verso la nuova trave pendente in attesa di devastarci: “La Corte, i conti (ballerini) di Palazzo Rosso, chi usa la calcolatrice e la politica alessandrina”. L’articolo rinvia anche a documenti on line sul sito del Comune di Alessandria. Pure interessante è “Palazzo Rosso- Tutti da rifare i conti della Rossa” con la possibilità di leggere le “45 pagine del documento della Corte dei Conti. Lì sta scritto che la Corte dei Conti “afferma esplicitamente e accerta la non attendibilità del risultati di amministrazione 2016, la reiterazione di impostazioni contabili non corrette adottate dal Comune, già dall’esercizio 2012, tali da pregiudicare qualunque attendibile valutazione, nonché la stabilità finanziaria dell’ente”. Ormai è chiaro che ‘sta “panna” monta in progressione a partire dal 2002, e in tutta la vicenda fino ad oggi solo tre hanno pagato pesantemente: e gli altri? La giustizia contabile stavolta dovrà fare un lavoro completo, e stabilire chi ha davvero sbagliato, per l’onorabilità della città e degli alessandrini. Infine: nel 2017, ho acquistato un libro dove c’è molto sul dissesto, con date nomi e copie di documenti. Per chi come me vuole ascoltare tutte le campane, è giunta l’ora di leggerlo: “Dissesto” autore ed editore Andrea Guenna.
Voto: 2
2) Dopo una lunga pausa in merito alla “percepita insicurezza” ritorno sul tema, anche se quando tratto questo argomento sollevo sempre alcune critiche. Ma i fatti sono chiarissimi. La parola “percezione” fatico a digerirla da quando nel 2017 un alto “papavero” alessandrino in una intervista ad una TV locale definì le nostre lagnanze solo “percezioni”. In realtà abbiamo perso la libertà di poter vivere in funzione delle nostre legittime abitudini che dovrebbe essere un nostro diritto, ed è chiaro che la nostra vita è cambiata. Nel caos e nella frenesia di accogliere, essendo diventato un potente mercato di profitti che ha arricchito in prevalenza e ‘di brutto’ i furboni, con il beneplacido di Regioni e prefetture, in Italia è arrivato di tutto: aventi diritto (pochi), i cosiddetti migranti di tipo economico e un’alta percentuale di delinquenti, allo scopo di gestire nuovi mercati di droga, prostituzione e illegalità varie, in questa nostra Italia ormai terra di nessuno. Un esempio? “Così la criminalità nigeriana ha invaso l’Italia”.
Un estratto dell’articolo che risale a febbraio 2018, quando il ministro degli Interni era ancora Minniti e il premier era Gentiloni, un governo molto gradito dall’ establishment europeo: “Secondo il Viminale lo scorso novembre (2017) più di 1500 nigeriani hanno fatto richiesta di asilo in Italia, 1900 a ottobre e altrettanti a settembre. Una vera e propria invasione da parte di un Paese che non è in guerra e nei confronti della quale le istituzioni fanno fatica ad applicare i necessari filtri che dovrebbero selezionare chi entra e chi no. Insomma, permettere gli ingressi senza le adeguate indagini preventive comporta un rischio enorme per la sicurezza dello Stato e dei propri cittadini e i fatti sono sotto gli occhi di tutti”.
Quindi parlando di Alessandria la domanda è: “la Prefettura, gli Organi di sicurezza sanno chi e quanti ne abbiamo a casa nostra?”. Lo chiedo perché il 25 febbraio è accaduto l’ennesimo fatto di violenza, protagonista guarda caso un nigeriano. Radiogold: “Danni a un distributore automatico e lesioni a 2 poliziotti e un cittadino”. Il 22 febbraio da Il Piccolo, nove ragazzi marocchini, un senegalese ed un albanese dai 13 ai 16 anni che invece di andare a scuola terrorizzavano ragazzini di fronte all’uscita di una scuola media: “La baby gang terrorizza davanti alla scuola. E salta fuori una pistola”. Infine in questi giorni mi tocca leggere pure questa notizia che sa di propaganda contro le decisioni del Governo “giallo-verde” in merito al Decreto Salvini sulla immigrazione: “Impossibile gestire la Cittadella senza il lavoro dei migranti”.
Perchè non bastano quelli ospitati in città? Basta reclutare i questuanti davanti ai supermercati, chiese, piazze e cimiteri, e quelli che oziano su panchine: solo venerdì 22 febbraio ne ho contati sette nel parcheggio Berlinguer. E’ solo “percezione”?
Voto: 2
3) Ancora Pernigotti: “Martina e Viotti alla Pernigotti: “Pronti a muoverci in Europa sul fronte della tutela”.
La prima risposta che mi viene in mente è: grazie, ma forse è troppo tardi. Siete pronti ad armarvi e partire? E per dove se la guerra combattuta duramente già da altri in tempi meno sospetti è persa? La chiusura della Pernigotti è dura da accettare, come è dura accettare tutta l’eccellenza italiana in mano a stranieri, ma quando si leggono certi titoli, il cittadino attento e forse un po’ malizioso si pone alcune domande. Fra due mesi si vota: Europa, Regione Piemonte, Novi Ligure. Inutile negarlo, è la magia dei periodi preelettorali, quando per un momento il popolo diventa il “sovrano” nella finta pratica dell’ascolto condita da sorrisi, strette di mano, anche se rare mosche bianche ci sono che si impegnano lontano dalle elezioni quindi in tempi non sospetti. Ormai sono una “vecchia volpe” e posso garantire in alta percentuale che tale magia preelettorale perde il suo potere il giorno seguente della conta dei voti. Dopo l’incoronazione del reggente e del partito o coalizione, sia vincenti che perdenti diventano Dei dell’Olimpo, irraggiungibili. Questo vale per i candidati di tutti i partiti, movimenti, liste civette. Nel 2018 era nell’aria ciò che poteva accadere alla Pernigotti: oggi rimane desolazione, rimpianto, e molte famiglie e una città che subiscono un impoverimento reale. In tempi meno sospetti c’è chi ci ha provato: 7 novembre 2018 – Federico Fornaro (LEU) “Pernigotti: Fornaro, fermare chiusura stabilimento Novi Ligure”. 09 novembre 2018 – “Pernigotti, Molinari (Lega): “Lavoriamo per una soluzione rapida”. 26 Novembre 2018 – “Pernigotti: Conte-Di Maio, congelamento procedura e avvio processo di reindustrializzazione”. Se non altro ci hanno provato prima e in tempi appunto non sospetti, quando le elezioni locali, della Regione Piemonte ed europee erano ancora lontane. Ora arrivo al nocciolo del mio ragionamento e siamo a marzo 2019: “Pernigotti, Martina: lavoriamo a un emendamento ma il governo è sparito”.
Mi ha colpito questa frase: “Martina è stato ragguagliato su tutti i passaggi della vicenda Pernigotti”, ciò significa che era piuttosto a “digiuno” sulla vicenda, quindi per lui è stato necessario ricevere un resoconto fornito dai portavoce degli operai Pernigotti nella sede PD di Novi. Perché aveva necessità di essere ragguagliato e solo ora? Perché in Italia non si riesce a fare fronti compatti al di là delle ideologie e rincorse al potere personale e dei partiti?
Voto: 2