di Ettore Grassano
Regione e sentimento (“Non è tutta farina del mio sacco: mi dà una mano un caro amico, che lavora nel mondo della comunicazione”) è lo slogan con cui Mimmo Ravetti, capogruppo del Partito Democratico in Regione Piemonte, e in passato per 10 anni sindaco di Castellazzo Bormida, si appresta ad affrontare la campagna elettorale di primavera.
Vero che si voterà (per il rinnovo del consiglio regionale, ma anche per il Parlamento europeo, e in numerosi comuni) presumibilmente l’ultima domenica di maggio, e che le candidature saranno ufficializzate probabilmente intorno a marzo, ma Ravetti conferma di essere a disposizione, “anche se naturalmente toccherà agli organismi del partito indicare le candidature, che dovranno essere forti, capaci oggi più che mai di andare oltre gli steccati di appartenenza, e di dialogare con le persone. In 5 anni sono stato ovunque in questa provincia. Ho visto centimetro per centimetro il nostro territorio. Non mi sono mai nascosto. Sono stato in mezzo ai problemi e quello è il posto più scomodo per chi fa politica, perché lì non si prendono gli applausi. Ma con coraggio e determinazione voglio continuare a starci. Sono stato presente, sono pronto a rimanerci nel futuro”.
Insomma, Ravetti ci sarà, e sa che si tratterà di un cammino in salita. Prima di allora, peraltro, il PD è atteso, il 3 marzo, ad un’altra sfida fondamentale, che è l’elezione del nuovo segretario nazionale, cui toccherà il compito di cercare di ‘rianimare’ un partito che non pare essersi ancora ripreso dal risultato non proprio lusinghiero delle Politiche 2018, e che soprattutto appare da anni ‘ostaggio’ della personalità, prorompente e devastante, di Matteo Renzi. “Appoggio la candidatura di Zingaretti (che tra l’altro sarà ad Alessandria mercoledì sera, ndr), ma sia chiaro: dal 4 marzo, chiunque sia il nuovo segretario del PD, dovremo remare tutti nella stessa direzione, guardando al futuro, e ad un progetto di Italia certamente diversa da quella rappresentata dal fronte nazional populista oggi al Governo. Dobbiamo costruire un’alleanza per la democrazia, di cui il Partito Democratico sarà certamente uno degli assi portanti, ma non l’unico”.
In questa chiacchierata con Mimmo Ravetti, però, parliamo anche di casa nostra: dalla logistica ai trasporti, dalla sanità alla scuola, tutte le sfide che la provincia di Alessandria dovrà affrontare (e vincere) nei prossimi anni.
Consigliere Ravetti, partiamo dalla ri/candidatura di Sergio Chiamparino alla guida della Regione Piemonte: lei è tra quelli che l’hanno sostenuta fin dall’inizio….
Assolutamente sì, e con convinzione. Chiamparino è persona seria, perbene, preparata: qualità personali che anche gli avversari intellettualmente onesti gli riconoscono. Ha (direi abbiamo) preso in mano un Piemonte, nel 2014, ridotto in condizioni penose, davvero ad un passo dal baratro. In 5 anni siamo riusciti a risanarlo, indubbiamente anche con i sacrifici della popolazione: ma quella era la situazione, a cominciare dalla sanità, e non solo. Oggi possiamo parlare di futuro, 5 anni fa pareva impossibile….
Però inutile negarlo: non sono solo i sondaggi a dare il centro sinistra in difficoltà un po’ ovunque. Basta guardare all’ultimo anno e mezzo di lotte interne nel Partito Democratico. La gente comune ha l’impressione che non abbiate più una bussola…
Non intendo sminuire la fase di difficoltà che il Pd attraversa, e neanche difendermi parlano di realtà ‘percepita’, diversa da quella reale. Ma se vogliamo focalizzarci sul Piemonte, vediamo una Regione che, pur nelle difficoltà generali del sistema paese, negli ultimi 5 anni ha risanato i conti, e posto le basi per lo sviluppo. Queste non sono chiacchiere: sono fatti e numeri.
Parliamo di fatti allora, partendo dalla sanità, che è di gran lunga la maggior voce di spesa: il risanamento dei conti avrà anche ‘fruttato’ ottimi risultati nelle classifiche del Ministero, ma ha coinciso con tagli e riduzione di servizi, o almeno questo è il ‘sentiment’ popolare, soprattutto a casa nostra….
La sanità pubblica è un valore assoluto, su cui continuare a puntare. Noi in Piemonte abbiamo ereditato il disastro dalla giunta Cota, e non potevamo che risanare. Non credo però che si possa dire che la sanità in provincia di Alessandria sia oggi di cattiva qualità, tutt’altro: non lo dicono solo le classifiche del Ministero (peraltro oggi in mano a 5 Stelle e Lega, quindi non sospettabile di partigianerie), ma l’impegno e i risultati ottenuti dal personale medico e paramedico, che con grandi sforzi continuano ad erogare prestazioni di assoluto livello. Questo, ovviamente, non significa che non si possa e debba migliorare. Ma anche qui giova un chiarimento: la Regione organizza, gestisce, amministra. Il fondo sanitario nazionale però dipende dagli stanziamenti del Ministero, ossia dalle decisioni del Governo. Lega e 5 Stelle non possono truccare le carte….
Sta di fatto, consigliere, che la percezione diffusa che si ha un po’ in tutta la provincia è di una sanità pubblica ‘in ritirata’, altro che eccellenza….
Non credo sia così: si può e si deve fare meglio, soprattutto sui territori. Ma in questi anni abbiamo posto le basi perché la sanità alessandrina guardi al futuro con ottimismo. I corsi della Facoltà di Medicina sono partiti davvero, non sono chiacchiere. E il percorso verso la trasformazione dell’ospedale di Alessandria in IRCCS (sarebbe il secondo in tutto il Piemonte, dopo Candiolo, ndr) è concretamente avviato. Quando accadrà, ci sarà un passo in avanti importantissimo, sul fronte della ricerca ma anche della specializzazione e qualità delle cure.
Altro snodo delicato, logistica e trasporti. Anche qui, l’impressione è che l’alessandrino sia stato ‘al palo’ per vent’anni. Ora la Lega, in particolare, evidenzia di aver rimesso in moto una serie di processi, da Slala alle prime risorse per il rilancio del retroporto di Alessandria. Ma anche le zone logistiche speciali legate al Terzo Valico….
Se non è solo propaganda, e se alle prime modeste risorse individuate ne seguiranno altre, e soprattutto un progetto organico legato alla logistica, certamente non saremo contrari. La mia campagna elettorale, in particolare, ma anche quella di tutto il centro sinistra piemontese, è improntata ad una serie di Sì, detti forti e chiari. Non ci interessa la bieca polemica populista, la demagogia, la demonizzazione dell’avversario. Al punto in cui siamo, o remiamo davvero con positività e nella stessa direzione, o il conto lo pagheremo tutti: ma specialmente i più deboli, e i più giovani.
Dunque sì logistica, e sì trasporti?
Ma certamente, e per trasporti intendo sia quelli veloci e a lunga percorrenza, dai quali l’alessandrino è stato progressivamente tagliato fuori, sia una articolata ramificazione di linee locali da riqualificare. Oltre naturalmente al trasporto merci, e quindi sì alle grandi opere, e sì alla logistica appunto. Ma sì anche ad una nuova politica per il turismo, che è un pezzo qualificante e importante della nostra economia di territorio, e si alla cultura. In questo senso mi riferisco in particolare, ancora una volta, ad Alessandria, che ha un teatro drammaticamente abbandonato, e che sulla cultura sta investendo poco, pur avendo un sindaco che sul tema dovrebbe essere sensibile. Perché non valutare la creazione di una Fondazione per la Cultura, che coordini tutti i percorsi sul territorio, e vada alla ricerca di risorse e finanziamenti a tutto campo, dall’Unione Europea ai privati?
A proposito di Unione Europea consigliere Ravetti, e quindi di elezioni di maggio, il Partito Democratico non rischia di arrivarci in ‘ordine sparso’, con una classe dirigente alle prese più con regolamenti di conti interni che con i problemi del Paese?
Non credo sia così: siamo un partito che si confronta, discute, litiga. Certo, dato il panorama degli altri due poli elettorali, dove a decidere sono pochissime persone, spesso una sola, possiamo apparire fuori tempo. Ma la politica è confronto, dialettica, voci dissonanti: almeno in democrazia. Per questo il 3 marzo eleggeremo il segretario non in qualche stanza segreta, ma attraverso la partecipazione popolare: e mi auguro siano primarie davvero partecipate. Da lì partirà un’alleanza democratica ampia e fortemente ‘intrisa’ di civismo, a partire dal nostro Piemonte. L’avversario (non il nemico però: non funziona così, almeno per noi) certamente sarà il fronte del nazionalismo populista e demagogico che oggi governa l’Italia, in maniera a mio parere pessima, e coltivando i peggiori istinti, e le paure che, in momenti di crisi, inevitabilmente emergono.
Ultima questione, non marginale: se Renzi dovesse perdere il controllo del PD si farà un suo partito secondo lei?
(riflette, ndr) Non credo, non ci sono segnali in tal senso, e i cosiddetti ‘renziani’ mi pare siano orientati a sostenere chi un candidato, chi un altro. Naturalmente non sono nella testa di Matteo Renzi, ma credo che, qualsiasi cosa deciderà di fare, non cambierà squadra: ossia rimarrà a giocare all’interno di quella alleanza per la democrazia che oggi è fondamentale per dare un futuro all’Italia, e al nostro Piemonte.