di Cristina Bargero
Dorian Gray vendette la sua innocenza per mantenere sempre intatta la sua bellezza e non invecchiare fisicamente, diventando il simbolo dell’eterna giovinezza. Nella società contemporanea dove l’aspetto esteriore è sempre più importante, donne e uomini spendono una quota crescente di tempo e denaro.
L’economia del wellness da 2015 al 2017 è cresciuta del 6,4% l’anno, con un tasso quasi doppio rispetto all’economia globale ( +3,6%).
L’Italia con un giro d’affari di oltre 18 miliardi di dollari si colloca nella top ten mondiale dei Paesi nei settori relativi all’economia del benessere, inteso come cura della persona a trecentosessanta gradi, dal fitness alla salute, dallo sport alla cosmesi, dai centri benessere alle terme fino al turismo, dall’alimentazione alla medicina preventiva e personalizzata.
Il termalismo riveste un peso non indifferente nel settore wellness. Del resto l’impiego delle acque termali per idroterapia, nel bacino del Mediterraneo, era conosciuto fin dai tempi antichi. I Greci furono tra i primi popoli a conoscere e apprezzare le acque termali e i Romani esaltarono questo strumento di cura e di relax attraverso la realizzazione delle monumentali Thermae pubbliche (nella sola città di Roma più di 800 erano gli stabilimenti termali pubblici e privati). Oggi il settore termale è fortemente concentrato in Asia-Pacifico e in Europa, riflettendo la storia secolare della guarigione e del rilassamento a base d’acqua in queste due zone del mondo.
In Italia possiamo contare su 378 stabilimenti termali che coinvolgono 60.000 addetti ( diretti e dell’indotto), per un fatturato annuo di 800 milioni di euro che tocca il miliardo e mezzo di euro, grazie a un’articolata rete di imprese, operanti omogeneamente su tutto il territorio nazionale, con legami anche al settore della sanità pubblica e privata.
Le esperienze termali/minerali di balneazione rispondono ad un segmento crescente di consumatori alla ricerca di esperienze sensoriali che lo connettano con la natura, sperimentando al contempo tradizioni culturali. Infatti il cliente termale sta diventando sempre più wellness focused, ossia aperto a nuovi e diversi modi di approcciarsi alla salute, all’esercizio fisico e alla bellezza, ha generalmente tempo e risorse da spendere in questo tipo di prodotti o servizi e non li ritiene necessariamente “lussi” ma parte integrante della sua vita.
Ad Acqui Terme la “dovizia” di fonti termali, ricordata anche da Plinio il Vecchio, può costituire un volano per una zona oggi in sofferenza nella nostra provincia, se, finalmente, si sarà in grado di rilanciare gli stabilimenti presenti, tenendo in considerazione le esigenze dei nuovi consumatori e legando il settore alla cultura e all’enograstronomia – che il territorio acquese può offrire, che ben si legano al nuovo concetto di wellness, che non è così distante da quello dell’epoca romana in cui furono costruite, come sottolinea lo storico e latinista francese Pierre Grimal “Le Terme imperiali, moltiplicatesi nel corso del I secolo, avevano reso pubblico il lusso dei bagni. È stato scritto che le terme erano le ville della plebe. Vi si trovavano tutti i generi dei piaceri e di diletti. I letterati vi trovavano una biblioteca, i chiacchieroni dei portici e dei boschetti dove incontrare gli amici. Sulle terrazze era possibile prendere bagni di sole, raccomandati dai medici. Delle aree coperte permettevano di giocare a palla; anche le persone molto serie trascorrevano ore a lanciare delle piccole palle di cuoio, con due o tre amici che si esercitavano come loro e si preparavano in questo modo a prendere il bagno”.