di Tony Frisina
Cercando nel mio archivio il soggetto della chiacchierata da proporre questa settimana nella nostra Rubrica mi sono imbattuto in una bella (ma soprattutto interessante) cartolina dell’imbocco di Via Milano. Per l’esattezza il fotografo che ha eseguito l’istantanea stazionava in Piazzetta della Lega Lombarda e aveva diretto il suo obiettivo esattamente in direzione di Via Milano.
Come gli alessandrini ben sanno, proprio in questo primo tratto della strada si trova la Sinagoga. Ne vediamo infatti la facciata neogotica (1871), che oggi ospita una lapide a ricordo dei deportati dell’Olocausto; l’edificio religioso è preceduto da un interessantissimo palazzo che ospita esercizi commerciali le cui vetrine dalle belle insegne ottocentesche annunciano le diverse attività commerciali (Lloyd Sabaudo – Società di Navigazione; Ufficio Passeggeri; Assicurazioni).
La straordinarietà di questo antico angolo cittadino è indubbia – siamo intorno all’anno 1918 – e chiunque può cogliere, oltre all’armonia urbanistica di cui è pervaso questo spicchio di città, la serenità della via in una tiepida giornata di sole. Le ombre nette e quasi perpendicolari suggeriscono che lo scatto possa essere stato eseguito in una giornata estiva durante una delle primissime ore pomeridiane.
Al collezionista di cartoline, che spesso si propone anche nelle vesti di storico – seppur all’acqua di rose – purtroppo non è quasi mai dato a sapere chi sia l’autore dello scatto fotografico; difficilmente si potrà scoprire chi si sia nascosto sotto il telo nero della macchina fotografica a soffietto per premere la peretta collegata all’otturatore ed impressionare la lastra di vetro emulsionato. Forse mai si saprà chi ha eseguito quest’opera d’arte fotografica.
Ancora una riflessione su questo luogo.
Siamo al cospetto dell’antichissimo ghetto ebraico, di cui anche Alessandria da tempo immemore si è dotata. Questo luogo è delimitato da Via Milano, Via Migliara, Piazza Vittorio Emanuele II e Via Umberto I; tutto l’isolato, di cui la Sinagoga fa parte, apparteneva alla comunità ebraica e dalle unità immobiliari abitate dalle famiglie ebraiche e in cui conducevano le loro attività ed i loro affari potevano recarsi in Sinagoga per partecipare alle celebrazioni senza dover attraversare in alcun modo le strade della città. Inoltre, in questo modo che ha qualcosa di misterioso ed affascinante potevano riunirsi e frequentarsi scambiandosi visite semplicemente passando da un cortile all’altro attraversando androni e passaggi collegati fra loro.
In realtà stavolta non era mia intenzione tediare il povero lettore con barbosi dati storici; però, dal momento che mi piace lasciare andare il discorso così come le idee si affacciano alla mente, senza costrizioni o desideri preconcetti, tanto vale che ormai lasci scritto ciò che ho pensato.
La ragione e la logica mi spingono a lasciar cadere l’occhio sulla pavimentazione della strada che la cartolina permette di osservare. Ho accennato a ragione e logica in quanto non si può non pensare ai cento anni che ci separano dal momento in cui quest’angolo di città è stato immortalato. Cento anni che evidentemente non sono serviti a nulla, non hanno insegnato assolutamente niente. La qualità dell’acciottolato è evidentissima e fa male al cuore (ed al portafogli) constatare lo stato deplorevole di tante vie cittadine dei nostri giorni.
Sia ben chiara una cosa: ciò che dico, anzi, ciò che scrivo, è effettivamente constatabile e riscontrabile semplicemente girando per la città, scendendo in strada.
Cambiamo argomento in modo da alleggerire almeno in parte la rabbia che invade l’animo affrontando certi argomenti.
Ricordo i tempi in cui – agli esordi come collezionista – con altri appassionati cartofili frequentavo una sorta di circolo privato in cui si scambiavano cartoline e documenti cartacei di ogni tipo, libri antichi e vecchi fumetti.
La cartolina che oggi presento arriva proprio da quel tempo, da quel luogo.
Mi piace far sapere agli amici lettori che le mie collezioni sono nate anche grazie e soprattutto al rapporto di amicizia che una trentina di anni or sono avevo allacciato con il padrone di casa, che molto gentilmente ci ospitava ogni martedì pomeriggio: Renzo Ecauvre.
Con una punta di nostalgia voglio ricordare questa carissima persona – da anni scomparsa – questo ex panettiere dal cuore d’oro e dall’animo schivo e gentile che ha contribuito a farmi amare la ricerca ed il gusto per la raccolta di documenti e che è stato certamente fondamentale per far accrescere in me ancor di più l’amore per la sua, per la mia Alessandria.
Un pasto di contrabbando. – Certi Audano Pietro, d’anni 16, da Spinetta, Vannini Attilio, d’anni 22 da Padova, Sandrali Alessandro, d’anni 18 e Rovetta Vincenzo d’anni 20, in una delle scorse sere prendevano alloggio in una trattoria sita in via Milano. Verso la mezzanotte i quattro compagni si alzarono dal letto, fecero una visita sulla balconata, vi trovarono una buona scorta di carne e salsicce, già cotte, se ne impadronirono e rientrati nella loro camera incominciarono il pasto.
Il proprietario accortosi del fatto, avvertiva una pattuglia di agenti della P.S. che transitava in via Milano, ed i quattro avventori vennero tratti in arresto.
[La Lega Liberale – Periodico politico amministrativo della Provincia di Alessandria – Anno XXVI – Numero 1 – Alessandria, Venerdì 6 Gennaio 1911]