di Enrico Sozzetti
Rifiuti ad Alessandria, vorrei ma non posso. A oggi le idee di modifica del sistema di raccolta si scontrano con la mancanza di risorse e di un progetto specifico. Mentre, proprio sul fronte economico, resta ufficialmente senza risposta il quesito ‘La Tari è trasferita all’azienda o no’ rilanciato più volte da Enrico Mazzoni, consigliere di opposizione del Pd. L’audizione di Fiorenzo Borlasta, amministrazione unico di Amag Ambiente, in Commissione Sicurezza e Ambiente (presidente Paolo Lumi) del Comune di Alessandria, infatti non ha chiarito quale sarà il percorso futuro e ha parallelamente aumentato le domande.
Borlasta sottoposto a una serie di domande da parte dei consiglieri di maggioranza e opposizione ha sempre replicato che, in sostanza, Amag Ambiente non può fare più di tanto perché non ha risorse a disposizione, non riesce “a sottoscrivere un finanziamento”, dal Comune non arriva granché e il Gruppo Amag, società holding, evidentemente non ha intenzione di investire sulla controllata. Morale? Pochi soldi per pagare i fornitori, saldati sempre con un ritardo che causa periodiche sospensioni dei servizi (come nel caso della raccolta degli ingombranti oppure dei medicinali scaduti), una costante “sofferenza sul fronte dei flussi di cassa” con la “banca che fa il factoring che chiede chiarimenti sui tempi di pagamento” e la “caduta del cinquanta per cento dei ricavi sulla raccolta dei materiali differenziati a causa del blocco internazionale delle importazioni della Cina di plastica e carta da riciclo che ha colpito i mercati mondiali”.
Cosa può fare quindi Amag Ambiente? Gestire come può l’attività quotidiana “con poche certezze sul futuro”. Fiorenzo Borlasta conferma solo l’impegno dell’azienda rispetto al problema del ‘fuori cassonetto’. “Abbiamo raddoppiato le ore delle squadre utilizzate per rimuovere i rifiuti abbandonati a fianco dei cassonetti (sono necessari solo aggettivi forti per descrivere il grado di inciviltà dei cittadini che gettano la spazzatura in ogni dove, ndr), mentre abbiamo in programma l’installazione di quindici postazioni di ‘foto trappole’ che si aggiungono alle quattro già presenti per fotografare chi conferisce in modo sbagliato”. Ma prima è necessaria una convenzione con la Polizia municipale e comunque “le ‘foto trappole’ e la sorveglianza non rientrano nel contratto di servizio”.
In ogni caso queste installazioni che serviranno a individuare gli incivili sono la classica goccia nel mare che ad Alessandria è rappresentato da circa tremila cassonetti.
E “il ‘fuori cassonetto’ lo registriamo a fianco di circa 2.800 contenitori” puntualizza l’amministratore unico. Che annuncia di mettere in campo giusto “due unità in più per la vigilanza ambientale”.
Quindi, sintetizzando le parole dell’amministratore unico, Amag Ambiente si trova con le casse praticamente a secco, non riesce a ottenere finanziamenti, il Gruppo Amag non apre il portafoglio, il Comune non ha i soldi necessari per contribuire a finanziare i progetti di riorganizzazione del servizio. Così Alessandria continuare a fare i conti con una delle più basse raccolte differenziate, il capoluogo si attesta infatti sul 43 per cento, e la massima incertezza sul futuro. Paolo Borasio, assessore all’Ambiente, dice chiaramente che “Amag Ambiente non è nelle condizioni economiche di sostenere alcun bando progettuale” e che “le forze di maggioranza non sono favorevoli alla raccolta porta a porta (in realtà sostenuta nei documenti ufficiali di programmazione fino a qualche mese fa, ndr), quindi va trovato un altro sistema meno costoso”. Ma non dice quale. Ripete che “in centro non è possibile togliere il porta a porta e che negli altri quartieri bisognerà valutare quale organizzazione adottare”.
Però se Alessandria deve arrivare al 2020 con un sistema di raccolta dei rifiuti che consenta di applicare la ‘tariffa puntuale’, allora il ritardo è abissale. Borasio ripete che “sta attendendo con impazienza notizie da Amag Ambiente” per arrivare “al massimo entro sei mesi a decidere quale sistema scegliere, valutando efficacia, costi e vantaggi”, però l’azienda amministrata da Borlasta non può fare nulla perché non ha risorse. Quindi? Per ora non si sa.
Ricordiamo che il sistema di calcolo della tariffa sarà legata a quanti rifiuti verranno prodotti e differenziati. L’utente paga per quanto rifiuto indifferenziato produce, perciò meno rifiuti indifferenziati significa minore spesa. Ma quale sistema possa essere adottato, rimane un mistero.
Amag Ambiente però soffre anche di un problema organizzativo interno, come è emerso da uno scambio di battute finali tra Borlasta e Maurizio Sciaudone, capogruppo di Forza Italia, che ha semplicemente chiesto come “collegare in modo più efficace le segnalazioni dei rifiuti abbandonati a fianco dei cassonetti all’intervento delle squadre esterne”. In sostanza, domanda perché gli autisti “durante lo svuotamento non registrano i punti in cui vedono i rifiuti abbandonati e inviano la segnalazione il giorno dopo alle squadre del ‘fuori cassonetto’”? Così facendo l’intervento sarebbe tempestivo.
L’amministratore unico non risponde in modo diretto, si limita a dire che “il ‘fuori cassonetto’ si registra a fianco di circa 2.800 contenitori. Cosa dovremmo fare, mettere tremila netturbini a fianco di ogni cassonetto”?
Il finale è di Borasio: “Concordo che chi passa a svuotare e non lo dice, deve invece farlo. Sono d’accordo e passo l’indicazione ad Amag Ambiente”. Non resta che attendere i risultati del passaggio dell’indicazione.