di Tony Frisina.
Cari amici lettori, una cosa è certa: il tempo vola e cerco di acchiapparlo per il codino, come fanno i bimbi sulle giostrine. Solo che credo qui si tratti di una cosa più seria… ed il tempo che passa non regala “nuovi giri premio…”
Detto questo, comunicatovi questo sfogo di tipo esistenziale, entro direttamente nell’osservazione di una bellissima fotografia che è solo parte di una cartolina con vedutine. Nonostante l’ingrandimento è possibile apprezzare la bellezza di quel che l’immagine riesce a donare.
Tutti gli alessandrini ormai saranno già andati a vedere il soggetto di questa volta e di certo si saranno accorti di quale sia il tema della nostra chiacchierata. Si tratta di un luogo che mi stava molto a cuore e che purtroppo come tanti altri non c’è più… se non in una riproduzione. Una bella finta. Spiegherò tra breve quel che brevemente ho solo anticipato.
Facciamo un salto indietro… ma non di molto. Andiamo solo a qualche anno fa.
Su Il Piccolo del 29 marzo 1999 era comparso un bellissimo pezzo a firma Carlo Pesce nel quale veniva pianto l’ex Consorzio Agrario. Servizio giornalistico di pregio in cui veniva narrata la storia del palazzo, che occupava un intero isolato su terreni venutisi a liberare da preesistenti mura difensive della città.
Per la verità storica occorre dire che questo esempio di Liberty alessandrino, era nato come involucro di una fabbrica di cappelli (Alessandria è la culla dei copricapi pregiati). In questo spazio aveva trovato sede la Fabbrica di Cappelli G. B. Borsalino fu Lazzaro nel lontano 1906.
Si pensa che il progetto per questa struttura industriale fosse stato affidato ad un certo Piero Portaluppi, architetto alessandrino con diverse esperienze lavorative in Milano.
Negli anni Trenta la Fabbrica subì degli ampliamenti; per la cronaca mi piace anche ricordare che in diversi locali di questa struttura, nel 1938, venne allestita la Seconda Mostra di Attività Economiche Provinciali inaugurata addirittura da Pietro Badoglio. In una delle prossime puntate presenterò proprio una immagine che raffigura un momento dell’inaugurazione dell’evento.
Nel 1999, a piangere questo Palazzo non c’era solo Carlo Pesce, con il suo articolo giornalistico ma anche il solito Tony Frisina. In quei giorni, nei giorni della distruzione, passando casualmente per quella strada – Corso Felice Cavallotti – notavo come durante i lavori per l’abbattimento qualcuno aveva proceduto con il distaccare i fregi Liberty delle finestre. Il Pensiero è subito andato a chiedere alla Ragione il motivo di questo strano intervento. “Perché qualche operaio avrebbe dovuto perdere del tempo nel distaccare parti della facciata?” La risposta nacque spontanea. Basse insinuazioni? Non saprei, ma vi racconto il mio pensiero di quel momento.
“Di certo esiste un qualche vincolo – almeno sulla facciata – e quindi, visto che recuperare costa molto più che abbattere, perché non staccare i fregi e “inserirli” in un bel muro nuovo di pacca? Si risparmiano tanti bei soldini… e chissenefrega del Liberty e dei fregi?”
Beh, la prima idea è stata di ricorrere alla denuncia delle ipotesi appena esposte attraverso la carta stampata. Il giornalista Franco Marchiaro mi era stato di grande aiuto. Insieme ci eravamo recati sul luogo del delitto ed il giorno successivo, su La Stampa, comparivano fotografie e commenti su quanto stava succedendo. Risultato? I lavori erano stati misteriosamente fermati…
Peccato che al ritorno dalle vacanze, era il mese di Settembre, quella costruzione era definitivamente atterrata. Sparita.
Ogni sforzo è stato vano…
Oggi, a ricordo di tutta la faccenda esiste un muro… pressoché simile all’antico manufatto… sì, simile ma fasullo.
Gli operai che escono dalla vecchia fabbrica intorno agli anni Trenta non ci sono ormai più, è evidente… ed è così anche per la struttura muraria che avrebbe potuto sfidare i secoli. Neppure un centinaio di anni è stato sufficiente per portarsi via questo bell’esempio di architettura industriale.
Dio denaro è sempre più forte, invincibile.
Società Canottieri Tanaro. – Fervono gli allenamenti per le gare di nuoto fissate per domenica 23.
Eliminatorie al mattino.
Premi assicurati per la coppa Scarioni e per la gara consolazione.
Medaglia d’oro della Società Canottieri; medaglie d’argento di alcuni soci della Canottieri; penne stilografiche; bottoni d’argento; buoni per cappelli della ditta Borsalino fu Lazzaro; oggetti artistici. Premio speciale al nuotatore più anziano, ed altro al più giovane. Completerà il programma una gara di sandolini.
Le iscrizioni si ricevono alla sede sociale dalle 17 alle 20.
[LA FIAMMA Settimanale Socialista – Organo della « Cesare Battisti » Anno IV – N. 27 – Alessandria, 14 luglio 1922]