Certo che certi rospi sono duri da mandar giù. Lo dico per coloro che negli ultimi anni hanno sposato le teorie anti vaccini e andavano davanti ai palazzi del potere a manifestare la loro “libera scelta” di far vaccinare o meno i propri figli. Dicevano che le vaccinazioni contro certe malattie erano inutili, anzi il più delle volte dannose e rivendicavano il diritto di mandare nella scuola pubblica i loro figli non vaccinati a rischio di diffondere il contagio, perché intanto la valutazione costi-benefici (lo slogan del momento) non diceva che i vaccini erano utili.
Ritengo però utile allargare il discorso ad un campo più ampio, che coinvolge la conoscenza della storia passata, soprattutto della medicina e della farmacologia, perché forse è meglio fidarsi di chi certe cose le conosce, come coloro i quali, dopo decenni di studi, sono arrivati alla responsabilità di dirigere certi organismi preposti al controllo della salute dei cittadini del pianeta. Invece qualcuno preferisce fidarsi di agitatori di professione, di saltimbanchi della politica, di figure tra il comico e il tragico che si permettono di discutere di salute pubblica senza aver mai aperto un libro ma soltanto sfogliato qualche giornale, diventando esperti di messaggi twittati in rete.
Personalmente mi astengo da certe valutazioni scientifiche perchè non ho studiato nulla di certe materie, ma posso portare la mia piccola esperienza di ricercatore di storia passata.
Ebbene, sfogliando i registri dei morti del mio paese, depositati in parrocchia, ho avuto modo di registrare un fatto indiscutibile: Nella seconda metà dell’Ottocento e fino ai primi decenni del Novecento in un piccolo paese come Castelceriolo si doveva purtroppo registrare un numero di decessi di bambini di età da zero a tredici/quattordici anni variabile fra i venticinque e i trenta ogni anno. Le cause erano le malattie infettive come il morbillo, la difterite, la bronco-polmonite, il tifo, la poliomielite e altre ancora, tutte quante oggetto delle vaccinazioni obbligatorie introdotte negli anni seguenti e che adesso avrebbero dovuto essere rese per legge facoltative e non più obbligatorie secondo certi guru della politica, fra i quali i seguaci di un famoso comico, o certi personaggi politici che hanno assunto incarichi di “manovratori” in nome di un popolo che crede di essere “sovrano”, uno che sorride sempre quando lo inquadrano (che avrà mai da ridere?) e crede di poter espellere decreti legge come fossero scorregge. L’ultima novità l’ha detta pochi giorni fa, annunciando la proposta di un “decreto Pernigotti”. Boh!
Purtroppo le sue idee erano condivise da molti altri, anche di altri raggruppamenti politici, di sinistra come di destra, anche in aree geografiche sviluppate d’Italia come nel Nord Est.
Adesso per fortuna ho letto con stupore sui giornali di ieri una bella notizia: il titolo era:
“Matteo Renzi e Beppe Grillo insieme a difesa della scienza.“
I due hanno firmato un patto contro pseudoscienza, ciarlatani e fake news., insieme ad un gruppo di famosi virologhi. Chi glielo dice adesso ai fans del partito “No Vax” che devono mandare giù il rospo e piantarla di rompere le scatole? Ma meno male che il comico famoso per una volta tanto ha smesso di far ridere e ha fatto una cosa seria, insieme a quell’altro putto dalla faccia da birba.
Non posso fare a meno di chiudere il mio commento con tre pensieri di Karl Kraus, uno scrittore austriaco famoso come autore satirico, vissuto a cavallo fra l’Ottocento ed il Novecento, il quale evidentemente aveva dovuto confrontarsi con gli stessi problemi di oggi:
• Il potere dell’agitatore è di rendersi stupido quanto i suoi ascoltatori, in modo che questi credano di essere intelligenti come lui.
• I nemici delle vaccinazioni – anche questa è una professione – hanno detto che a Vienna non è scoppiato il vaiolo, ma un’epidemia da vaccino. Ora, anche loro sanno valutare il valore della profilassi, ma la loro prudenza è un po’ esagerata: si prendono il vaiolo per proteggersi dal vaccino. (16 ottobre 1907)
• L’uno scrive perché vede, l’altro perché sente dire. Cultura è quella cosa che i più ricevono, molti trasmettono e pochi hanno.
Devo pensare che in questa società in cui viviamo cento anni siano passati invano?
Luigi Timo – Castelceriolo