di Ettore Grassano
Prima di Natale la sua presa di posizione sul decreto dignità ha suscitato non poco scalpore, almeno in chi si aspetta dalla Cgil una ‘granitica’ appartenenza alla vecchia sinistra, e quindi una ‘automatica’ ostilità nei confronti del governo giallo-verde. Ma se il Partito Democratico “tutto può essere considerato, tranne che sinistra”, forse è il momento anche il più grande sindacato italiano di confrontarsi con l’Italia del 2019, e con una realtà del mondo del lavoro in rapidissima evoluzione, e sempre più complicata.
Intanto, però, all’orizzonte si profila anche una manifestazione sindacale nazionale unitaria della Triplice, come si diceva una volta, che definisce la manovra del Governo come “sbagliata, miope, recessiva, che taglia ulteriormente su crescita e sviluppo, lavoro e pensioni, coesione e investimenti produttivi, negando al Paese, e in particolare alle sue aree più deboli, una prospettiva di rilancio”.
Ma non basta: Franco Armosino, da poco riconfermato segretario generale della Camera del Lavoro di Alessandria, sa bene che la sua organizzazione a fine gennaio (Bari, Fiera del Levante, 22-25 gennaio) terrà un congresso nazionale epocale: “ci arriviamo dopo 9 mesi di lavoro sui territori, e con una piattaforma programmatica ampiamente discussa e condivisa. Vedremo cosa succederà: i candidati sono due, Landini e Colla, quando a lungo abbiamo pensato che ce ne sarebbe stato uno solo….”. Armosino non lo dice, ma tanti dentro e fuori dalla Cgil vedono nei due candidati, anagraficamente coetanei (57 anni Maurizio Landini, 56 anni Vincenzo Colla), due diverse epoche. Il sanguigno Landini, a lungo leader Fiom, è il sindacalista contemporaneo, quello che magari si scontra con i leader ‘polulisti’, ma di fatto sa usare il loro stesso linguaggio. Colla, semisconosciuto ai non addetti ai lavori, ha un lungo percorso all’interno dell’establishment sindacale e politico, ma rappresenta un po’ le élites sindacali della vecchia sinistra. Insomma, diciamocelo, se votasse la base non ci sarebbe partita. Ma poiché il voto finale sarà espressione di un’Assemblea di circa 300 persone, tutto è possibile: in fase di votazione, ma anche nei mesi successivi.
E l’Alessandrino, in questo scenario, come se la passa?
In questa conversazione con Franco Armosino la riflessione è soprattutto territoriale, focalizzata sulla nostra provincia. E le ragioni di malessere, e di forte critica nei confronti della classe imprenditoriale e politica locale davvero non mancano: “Nel resto del Piemonte segnali di ripresa ci sono, ma l’alessandrino è stagnante. L’aria che si respira in giro è di rassegnazione, a partire dal capoluogo. Siamo arrivati al punto da guardare tutti al vescovo come punto di riferimento: e questo significa prendere atto che, altrove, poco o nulla è stato fatto, e viene fatto. Pochi progetti, poche idee, qualche slogan di giornata: nient’altro”. E poi c’è la drammatica questione dei morti sul lavoro…..
Segretario Armosino, che aria tira ad Alessandria e provincia?
Brutta, viziata e stagnante. Non voglio cominciare l’anno all’insegna del pessimismo acritico, ma come si fa a non l’incertezza che tira sul nostro territorio, le aziende che si fermano e non ripartono, oppure si spostano altrove. Pernigotti è il caso di cui tutti parliamo da due mesi: ma nel novese anche Ilva, con i suoi incentivi all’uscita senz’altro stimolanti per i singoli lavoratori, va verso il costante ridimensionamento, così come Kme e altre realtà.
Una certa mobilità delle attività va messa in conto, no?
Eh, ma se la mobilità è solo in uscita, con dismissioni e trasferimenti, e l’occupazione stabile decresce stabilmente mi pare chiaro che c’è un problema grande come un palazzo. L’alessandrino ha una grande tradizione manifatturiera: che facciamo, la archiviamo così, come un’epoca superata?
Il futuro è l’industria 4.0, ci dicono: le imprese che sanno fare innovazione…
Il futuro, speriamo. Ma intanto nel presente di innovazione ne vediamo poca, mi pare. Anche perché per fare innovazione vera, così come per dare fiato e futuro ad un territorio, servono investimenti, sia pubblici che privati. Penso alle infrastrutture di rete web, ancora ampiamente insufficienti. Ma anche al progressivo abbandono delle strade, e del trasporto pubblico su gomma e su rotaia. Non ha senso parlare di industria 4.0, se prima non si pensa a rendere competitivo un territorio sul fronte della mobilità.
Le grandi opere però andranno avanti…
Ce lo auguriamo, così come auspichiamo che il terzo valico, in particolare, rappresenti un’occasione per la realizzazione, finalmente, di un polo logistico forte in tutto l’alessandrino, con la valorizzazione in particolare dello scalo merci di Alessandria: credo che sia il secondo in Italia per dimensioni, è uno scempio che sia lì, pressoché abbandonato, da decenni…
All’interno della legge finanziaria appena approvata c’è un emendamento, promosso dal capogruppo alessandrino della Lega Riccardo Molinari, che prevede due milioni di euro per progettare proprio il rilancio dello scalo merci..
Ne sono lieto, e spero che si passi presto dai progetti ai fatti: siamo all’ultima chiamata, questo territorio non può più aspettare…
Reddito di cittadinanza: alla Cgil piace?
Mettiamola così: preferiremmo certamente un reddito di inclusione, ma tutto ciò che può servire a sostenere i più deboli, in un momento come storico come questo, è bene accetto. Peraltro è vero che in tutto l’Occidente oggi è necessario porsi il problema della redistribuzione del reddito, a fronte di una dinamica economica che consentirà, con l’automazione 4.0, di produrre merci e servizi occupando sempre meno persone. In Italia però siamo ancora allo stadio precedente: l’innovazione 4.0 è ancora largamente di là da venire, e forse Confindustria dovrebbe porsi con più forza questo problema, anziché stigmatizzare il tentativo di questo governo di offrire qualche tutela in più ai lavoratori precari.
Insomma la Cgil non guarda più solo a sinistra?
No, attenzione. Cgil ha una grande storia, sindacale e anche politica, in nome della quale non possiamo che condannare questo governo quando assume, con le posizioni del Ministro Salvini, posizioni inaccettabili nei confronti dei più deboli, che siano migranti, rom o altre minoranze in difficoltà.
Inoltre la manovra di questo Governo non ci convince, e la contesteremo con determinazione nelle prossime settimane.
Al contempo però non possiamo ignorare che i diritti dei lavoratori, dal 2011 in poi, sono stati messi sotto attacco, e fortemente ridimensionati, da governi di centro sinistra, non dalla Lega o dai 5 Stelle. Comunque noi siamo un sindacato, non un partito. So bene molti nostri iscritti oggi votano per le due forze di governo, e li rispetto. Così come, osservando il percorso pre congressuale del Partito Democratico, ho l’impressione che parlino soltanto più tra loro, peraltro bisticciando. Un congresso ombelicale. Se poi qualcuno riesce a scoprire cosa pensa Zingaretti sui grandi temi, a partire dal lavoro, me lo faccia sapere, perché mi interessebbe davvero scoprirlo.
Torniamo ad Alessandria, segretario Armosino: dopo un anno e mezzo di giunta Cuttica è migliorata?
Non mi pare. Percepisco una città rassegnata, con ragazzi che se ne vanno, anziani che scuotono la testa, precariato in crescita. Anche il commercio cittadino è in agonia. Apprezziamo gli sforzi del sindaco, persona senz’altro perbene e di buona volontà, sul fronte dei tentativi di rilancio del sistema museale cittadino. Ma al contempo gli ricordiamo che abbiamo un Teatro chiuso, di cui non si sa più nulla, e che diventa tristemente emblematico della condizione della città. Poi c’è Marengo: le interessa un aneddoto?
Prego…
Quando lavoravo in fabbrica, ricordo che il capo del personale, tornato da una convention nei pressi di Waterloo, ci disse: “Ma accidenti, c’è solo un pratone, senza niente attorno, ma con continue rievocazioni della battaglia. Ecco….a Marengo non c’è solo un pratone, ma una struttura che è costata probabilmente anche troppo, e che soprattutto giace inutilizzata. Eppure i francesi sarebbero interessatissimi, tanto che talora arrivano comunque da queste parti, per poi andarsene delusi. Perché mai, realizzato l’involucro, non si è pensato ai contenuti? Non addosso la colpa a Cuttica naturalmente: è una responsabilità condivisa da tutti coloro che hanno governato questo territorio negli ultimi 25 anni. Peraltro, passando ad una struttura privata lì vicina, che si è rivelata un altro flop incredibile, nonostante le potenzialità evidenti, potrei parlare del Bellavita.
Insomma, Alessandria città da cattedrali nel deserto?
Purtroppo sì. E non mi si dica che è tutta colpa della crisi, perché basta andare a Pavia, o a Verona, per scoprire città di provincia che sanno gestire le proprie potenzialità, facendo sistema e valorizzando ciò che hanno. Altro esempio: il Politecnico. Benissimo far crescere l’Università, ottima cosa medicina. Ma ci rendiamo conto che Alessandria, un territorio in cui l’industria chimica e plastica hanno una tradizione di eccellenza, siamo riusciti a farci scappare il Politecnico? Follia…
E’ il solito problema di cabina di regia?
Non lo so, può essere. Noi a questo punto diciamo: ci va bene tutto, basta che si facciano cose concrete. Siamo arrivati al punto da andare tutti a chiedere consiglio e aiuto al vescovo, che si sta mostrando persona capace, e di grande buon senso. Ma è chiaro che non è il suo mestiere occuparsi del rilancio economico del territorio.
Riflessione quasi finale, sulla sicurezza: il dato del 2017 parla di 9 morti in provincia, un’ecatombe. Nel 2018 la situazione è migliorata?
Purtroppo no: i morti sono stati 8 anche nel 2018, e accanto a questi tanti casi di infortuni anche gravi. Si muore nei campi, in fabbrica, nei cantieri edili. Si muore per fatalità, qualche volta, ma spesso invece perché le norme di sicurezza non sono rispettate appieno. Si muore anche per carenza di risorse sul fronte della prevenzione. Il servizio Spresal di Alessandria ha professionalità eccellenti, ma appunto insufficienti. E così l’Inail.
Chiudiamo con il vostro congresso di Bari segretario: ormai mancano poche settimane. Landini o Colla?
Non faccio il tifo, ma auspico una soluzione davvero unitaria, e capace di dare voce e rappresentanza, forte e chiara, al mondo del lavoro di oggi, e di domani.