Le rappresentanze consiliari del “Quarto Polo” e della “”Lista DE.MA.” in merito all’intenzione, recentemente manifestata dalla Giunta Comunale di Alessandria e resa pubblica nella conferenza stampa del 19 dicembre 2018, di avviare le procedure inerenti il teleriscaldamento su gran parte del territorio cittadino (progetto “TELENERGIA. IL TELERISCALDAMENTO PER ALESSANDRIA: RIDISEGNARE IL SISTEMA ENERGETICO E AMBIENTALE DELLA CITTÀ“ ), fanno presente quanto segue:
.-. Alessandria ha una rete di distribuzione di calore a metano che copre la gran parte del
territorio, garantendo qualità ambientale con un prodotto modulare, di grande affidabilità e,
soprattutto, non inquinante
.-. la “rete” è patrimonio dei cittadini, come lo è la rete ferroviaria, la rete elettrica, la rete
autostradale; tutte patrimonio della collettività
.-. nessuno ha mai pensato di realizzare reti alternative a quelle già esistenti (e
funzionanti); piuttosto se ne è consentito l’utilizzo a più soggetti, come è avvenuto per le
ferrovie, per l’energia e per le telecomunicazioni
.-. la realizzazione di una costosa e impegnativa rete di teleriscaldamento dove già esiste
un sistema efficiente di gestione/distribuzione (rete AMAG) viene a configurarsi come un
depauperamento del patrimonio dell’intera cittadinanza e, di fatto, si può considerare una
privatizzazione senza indennizzo adeguato, con una perdita patrimoniale di circa 20
milioni di euro.
.-. il progetto presentato “TELENERGIA. IL TELERISCALDAMENTO PER ALESSANDRIA: RIDISEGNARE IL SISTEMA ENERGETICO E AMBIENTALE DELLA CITTÀ“ prevede, a regime, ricavi annuali per il servizio calore di 35 milioni di euro che – a popolazione invariata – comporterà perdite di fatturato equivalente da parte di AMAG.
.-. è probabile che venga fatta, inizialmente, dal gestore una campagna con offerte molto
competitive ma che nel medio e nel lungo periodo non potrà essere mantenuta, con conseguente lievitazione delle bollette a carico dei cittadini; fatto che si è già verificato in diverse città, confermato dai cittadini stessi e dalle associazioni di difesa dei consumatori
.-. prima di entrare nel merito del progetto sarebbe quindi opportuno verificare le
alterazioni “COSTI/BENEFICI” (con veri e propri danni) che si manifesteranno a breve nel
“sistema AMAG”, sia dal punto di vista patrimoniale, che di know-how e di ricaduta
occupazionale.
Passando poi a qualche considerazione di carattere più specifico, le scriventi
rappresentanze di formazioni politiche presenti nel Consiglio Comunale di Alessandria,
ricordano che il “teleriscaldamento” ha una sua ragion d’essere in aree dove vi sono centrali
di cogenerazione o di produzione di calore prodotto dalla combustione dei rifiuti. In questi
casi gli impianti di teleriscaldamento sono indispensabili per recuperare il calore prodotto e garantire un buon rendimento dell’impianto.
Le ragioni che ci portano a questa netta presa di posizione possono così essere riassunte:
1) Il “teleriscaldamento”, per avere una qualche motivazione, dovrà essere sempre caratterizzato da un bilancio ambientale positivo a livello locale, che andrà valutato separatamente per ciascun tipo di inquinante che possa alterare la qualità dell’aria (NOx,PM10, PM2,5, CO, SOx, ecc); dati da confrontare con i limiti prescritti pro tempore per l’uso del metano in caldaie condominiali, con dimostrazione a livello di progetto e con garanzia e verifica del mantenimento in tutta la fase di esercizio.
2) Le emissioni di gas climalteranti, confrontate con l’utilizzo del metano nelle caldaie
condominiali e dell’energia elettrica distribuita dalla rete, dovranno presentare un bilancio
positivo a livello globale, valutato con modalità LCA, positività che dovrà essere dimostrata
in fase di progetto, nonché periodicamente verificata, e mantenuta per tutta la fase di
esercizio.
3) Deve essere garantito, in modo irreversibile, che anche le eventuali integrazioni future
degli impianti di generazione che alimentano la rete di teleriscaldamento assicureranno il
rispetto delle caratteristiche emissive previste ai precedenti punti 1) e 2).
4) Per tutta la durata della convenzione, il teleriscaldamento dovrà utilizzare come
combustibile solo gas naturale, oppure fonti energetiche rinnovabili che, anche a livello
locale, non risultino peggiorative per nessun tipo di emissione inquinante. Questo punto
viene da noi ribadito pensando soprattutto all’eventuale utilizzo di biogas derivante da
processi di vario tipo in loco o in altro sito.
5) Il prezzo al Kwh dell’energia per gli utenti finali dovrà essere sempre mantenuto più
basso di quello risultante dalle caldaie condominiali a metano, escludendo l’IVA dal
confronto.
Siccome dall’esame del dettaglio di progetto, sostanzialmente uguale a quello già
presentato alcuni anni fa, tranne che per l’escamotage delle due centraline, utili ad evitare parte delle valutazioni ministeriali di rito, si ha un quadro di prospettiva completamente difforme da quello prospettato nei cinque punti precedenti, con aumento complessivo del carico inquinante per la città e, progressivamente, un aumento dei costi – anche significativo – a carico dei cittadini a fronte di un pari livello di servizio, le scriventi rappresentanze politiche segnalano la pericolosità per l’intera comunità di una tale iniziativa si impegnano a presentare a breve un ordine del giorno per portare, finalmente, la questione nel suo ambito di discussione più consono (il Consiglio Comunale di Alessandria) contestano la correttezza della seguente dichiarazione contenuta nel testo del comunicato stampa distribuito contestualmente alla conferenza stampa di lancio: “Il progetto porterà vantaggi in termini di tutela ambientale, sicurezza abitativa e risparmio economico.
Per quanto riguarda l’ambiente, l’intervento permetterà di ridurre l’inquinamento atmosferico,
con la diminuzione degli agenti inquinanti, in particolare CO₂ (-22%) e NOX (-58%), e del
consumo di gas grazie all’utilizzo delle fonti rinnovabili. (…)
Infine, i vantaggi economici: riduzione dei costi a carico dei clienti, con una bolletta che
consentirà un risparmio medio del 10-15%, entrate nelle casse del Comune, a cui il gestore del teleriscaldamento verserà un canone annuo pari a 220 mila euro, impiego di risorse lavorative nel progetto, con una positiva ricaduta sull’occupazione locale.”
Considerato che attualmente è già in funzione un impianto di teleriscaldamento al quartiere Cristo, proponiamo una verifica sul rendimento dell’impianto, sui costi di produzione e di
gestione, sul costo unitario del Kwh prodotto e venduto e valutazione dell’impatto
ambientale sul microclima con valutazione degli elementi inquinanti. Questo ci permetterà
di evitare di costruire un impianto di generazione di energia antieconomico e inutilizzabile o in alternativa di calcolare il corretto importo del canone annuo.
Proprio l’irrisoria cifra prevista come canone annuo, visto l’impatto complessivo dell’opera e
la prevedibile futura resa – in caso di costruzione -, dovrebbe essere un chiaro indice di come tutta la questione debba essere rivista e riconsiderata nel suo insieme.
Per il QUARTO POLO Oria Trifoglio
Per la LISTA DE.MA. Vincenzo Demarte