Si estende sempre di più una voglia matta: punire senza pietà!

Pare che il popolo sovrano voglia vedere scorrere il sangue per placare la sua voglia di vendetta più che il suo legittimo desiderio di giustizia. Infatti capita di sentire come un ritornello: “sì, in galera bisogna metterli!” e qualcuno come secondo ritornello aggiunge: “e buttare via la chiave!”.

La paura del diverso, che sia un immigrato o semplicemente un ragazzo disadattato per colpa della sua famiglia scombinata (quasi sempre) o della scuola (qualche volta) induce ad atteggiamenti aggressivi. Si afferma che sarebbe legittimo utilizzare le armi per difesa personale, sull’esempio di altri Stati che ammettono la vendita delle armi o addirittura ne favoriscono la produzione industriale su vasta scala e pure le modificazioni di potenza di fuoco fatte con sistemi semi-artigianali, come succede in America.

Vorrei segnalare che proprio negli Stati Uniti, che vengono portati ad esempio, ben due terzi della popolazione possiedono una o più armi non per difesa ma per offesa personale o da guerra.
Le statistiche dicono che in quel paese ci sono ben 270 milioni di armi private: pistole, fucili da caccia e da guerra, mitragliatori e via discorrendo. Il risultato è che nell’anno 2016, secondo le più recenti statistiche disponibili, in America ci sono stati oltre 38.000 morti, ben di più delle varie guerre che hanno veduto nei recenti anni all’opera militari americani sparsi nel mondo. Vorrei ricordare un singolo esempio in proposito: l’episodio di Las Vegas, quando un pazzoide di nome Stephen Paddock, un pensionato che teneva in casa un arsenale di armi, fra cui 8 pistole e fucili vari, si mise a sparare e fece da solo ben 50 morti e circa 200 feriti fra gente ignara e senza colpe. Era anche lui un sovranista, uno cioè che vantava il diritto di difendersi da ogni pericolo, in nome di una patria che due secoli fa, quando c’era ancora il Far West, aveva ritenuto emanare l’emendamento costituzionale che garantiva il diritto di ogni cittadino a possedere armi. Diritto che adesso non avrebbe più senso alcuno se il popolo non fosse manipolato da interessi abbietti di qualche politico infame.

Per parlare dell’Italia, sempre dalle statistiche ufficiali, si apprende che nel periodo che va dal 1992 al 2018 gli omicidi volontari sono calati di oltre il 70% , ma nello stesso periodo il problema della sicurezza personale costituisce il primo fattore di paura collettiva. Perché tutto questo? C’entra di sicuro la diffusione maggiore delle notizie e dell’uso politico che se ne fa, la scarsità di fiducia sempre più diffusa nelle istituzioni preposte, in particolare della Magistratura, portata a dare interpretazioni sempre più contorte a norme di legge fumose e contrapposte negli obbiettivi che non siano quelli di assicurare una giustizia ferma e decisa ma allo stesso tempo certa ed equanime nell’erogazione delle pene.

Anche la questione del terrorismo di matrice islamica viene utilizzato largamente per giustificare una corsa alle armi che non ha senso, se pensiamo ai risultati ottenibili. Piuttosto dovremmo chiederci da dove vengono le armi e gli esplosivi che questi assassini utilizzano per colpire nel mucchio degli innocenti. Sono le stesse armi prodotte dall’industria bellica di paesi che conosciamo: Stati Uniti, Russia, Francia, Inghilterra, Germania, Italia. Quando recentemente facevano vedere in televisione le bande armate dell’Isis all’opera in Libia, In Siria, in Africa sahariana, In Yemen eccetera, ricordate la marca dei veicoli fuori strada che li trasportavano? Al novanta per cento si trattava di Toyota o Range Rover, Land Rover o simili e se date un’occhiata al fucili che portavano a tracolla ed alle mitragliatrici non potevate fare a meno di riconoscere il famoso Kalashnikov russo, il miglior fucile a ripetizione al mondo, o l’MK19 statunitense la più comoda mitragliera montabile su un automezzo leggero. Allora, la colpa prima di tutto di chi è? Di chi li fornisce di tutto l’armamentario necessario in nome del business militare, che non ha altro scopo che quello di indurre la gente ad ammazzarsi, non importa per quali motivi e per quali interessi.

Per noi italiani, che siamo comunque fra i primi sei o sette fornitori di armi al mondo, la scusa è sempre stata la solita: perché intanto, se non gliele davamo noi le armi e gli esplosivi, c’era qualcun altro che glieli forniva, magari gli iraniani, gli indiani, i cinesi o i giapponesi.

Una scusa magra non vi pare? Come la convinzione che sia meglio armarsi per difendersi dai malviventi, dai ladri o da chiunque entri nel nostro spazio privato. Ricordiamoci che i delinquenti di solito sanno sparare molto meglio di chiunque di noi e che per vincere bisogna sparare per primi e fare centro possibilmente addosso ad uno che venga verso di noi e che non stia invece fuggendo da noi, perché altrimenti passeremmo dalla parte del torto.

Senza contare che avere sulla coscienza un morto è sempre una cosa spiacevole per una persona onesta, non abituata ad avere a che fare con i delinquenti. Meglio lasciare il compito ingrato alle sole forze dell’ordine, alle quali piuttosto fornire mezzi adeguati.

Quindi: armi in mano a gente normale, operai, impiegati, artigiani, pensionati, no, senza dubbio è meglio di no. Ci sono già i mafiosi, i camorristi, i magnaccia della malavita italiana che andrebbero disarmati e messi in galera, se ci fosse ancora posto, ma i posti sono ormai coperti oltre i limiti. Mi ha fatto semplicemente ridere la proposta di colpire con sei anni di galera coloro che prossimamente, per arraffare il contributo cosiddetto di cittadinanza, si ingegneranno a falsificare documenti o situazioni personali e famigliari. Ma quando mai troveremo il posto per mantenere tal genere di reclusi? E poi il voto la prossima volta a chi lo darebbero?
Mi pare una proposta propagandistica di bassissimo livello, buona soltanto per acquietare la gente ingenua e credulona. Quella stessa gente che per colpa della perdita di vecchie certezze che un tempo davamo per acquisite, si trovano adesso abbandonate dalle forze istituzionali e sindacali nella loro voglia rancorosa di vendetta che non può sfociare altro che in un odio sociale da un lato verso chi è più fortunato e può ancora vivere a galla nel mondo globalizzato e dall’altro lato nei confronti di quei poveretti che arrivano, spinti dalla fame più nera, a contendere gli avanzi di una società in crisi come la nostra.

Sperare che la vendetta ed il rancore portino anche solo un piccolo risultato è soltanto una misera ed illusoria consolazione. Il sangue non ha mai portato fortuna a coloro che hanno contribuito a versarlo, ma una maledizione divina. Fin che siamo in tempo fermiamoci alle lacrime, impegnandoci piuttosto ad asciugarle a coloro che purtroppo non possono fare a meno di versarle. Incominciamo da quelli che conosciamo vicino a noi, senza pretendere di allargare il giro con leggi farlocche e bugiarde.

Luigi Timo – Castelceriolo