La dignità è un’altra cosa

La protesta degli imprenditori, sul decreto dignità, non ci convince. Pensiamo sia un alibi. Vogliono continuare a scaricare la crisi, sulle spalle dei lavoratori.

Diciamo subito, che le misure sul lavoro contenute nel decreto “Dignità”, non smantellano il Jobs Act. Il decreto non va in quella direzione.

L’aumento del numero di mensilità che un lavoratore può ricevere come indennizzo per un licenziamento ingiusto è certamente migliorativo della situazione esistente, ma è molto diverso dal diritto ad essere reintegrato nel proprio posto di lavoro come prevedeva l’articolo 18.

I nuovi vincoli sui contratti di assunzione a tempo determinato, abbassandone la durata massima da 36 a 24 mesi e introducendo di nuovo l’obbligo di specificarne la causale, non producono lavoro a tempo indeterminato. Il contrasto alla precarietà richiede interventi coerenti su tutte le tipologie contrattuali, in assenza dei quali si ha soltanto l’effetto “travaso” da una tipologia all’altra. E’ assai preoccupante e inaccettabile la reintroduzione dei voucher.

Siamo convinti che il lavoro si crea e favorisce, con una politica economica e industriale seria.

Questo governo, come i precedenti, è inadeguato.

Il controllo del capitale sul lavoro oggi parte dal riconfigurarsi della produzione e della sua governance, reti di imprese controllate in un assetto monopolistico in cui la produzione viene frammentata, esternalizzata e terziarizzata, al fine di garantire una maggiore estrazione di valore con minori vincoli “sociali”.

 

Giovanni Cirri
Segretario Provinciale Alessandria Rifondazione Comunista