La Cgil non ci sta, e replica a Confindustria: “Il decreto dignità è un più, non un meno”. E su Amag….

“Chiariamo una cosa: il decreto dignità è un più, non certo un meno. Ci sarebbe piaciuto che il Governo avesse osato anche oltre, sul fronte dei diritti dei lavoratori: magari avviando anche un percorso di ripristino dell’articolo 18. Ma i danni ai lavoratori li hanno fatti negli anni scorsi i governi di centro sinistra, non certo l’esecutivo giallo-verde. La Lega, in particolare, non ci piace quando fa politiche di destra, ad esempio sui migranti. Ma oggi è indiscutibile che stia dalla parte dei lavoratori, al contrario di altri”.

Franco Armosino, segretario generale della Camera del Lavoro di Alessandria, l’altro giorno ha avuto un sobbalzo leggendo i giornali locali, con le lamentele (neppure tanto velatamente) antigovernative degli industriali (Campari) e dell’amministratore delegato dell’Amag, Mauro Bressan. Due storie diverse, certo, ma un comune messaggio: “il decreto dignità fa male alle imprese e ai lavoratori: siamo costretti a lasciare a casa i precari, pur di comprovata professionalità”.

“No, non si posssono raccontare simili frottole, abbia pazienza”, premette il leader alessandrino della Cgil. Che poi continua: “Ho davvero nostalgia di Confindustria quand’era il serio ‘sindacato delle imprese’, e sapeva muoversi senza mai perdere di vista l’interesse generale”. Come a dire che oggi non è più così? “Beh, sarà che i governi a guida Pd hanno abituato male sia gli industriali che le banche. Il centro sinistra diceva sempre sissignore, e faceva tutto quello che volevano loro. Ma certamente Confindustria non può pretendere di dare la linea al Governo, e di dettargli l’agenda”.

Insomma, la grande Cgil non guarda più, politicamente, solo a sinistra? “Ma quale sinistra? Il Pd non è sinistra, mi spiace: non lo sono i principali provvedimenti indirizzati al mondo del lavoro durante i loro governi, dal jobs act alla cancellazione dell’articolo 18. Non sono certo un estimatore acritico di questo governo, anzi: ma non si può non vedere che, dopo tanti anni, i lavoratori sono tornati al centro della scena, come persone. Si torna a parlare dei loro diritti: non mi pare poco”.

Armosino non ha dubbi: “Se un’azienda ha risorse preziose, di comprovata professionalità, perché mai non assumerle? E che male c’è se, d’ora in poi, sarà necessario precisare la causale di un contratto precario? Mi pare una scelta di civiltà”.

Poi c’è il caso del Gruppo Amag: “Dicono che per assumere devono fare bandi e concorsi – sottolinea il segretario della Camera del Lavoro -, ebbene che li facciano, chi glielo impedisce?”.

Peraltro su questo punto qualche dubbio è lecito averlo. E’ vero che Amag è partecipata da soci pubblici, ma è altresì giuridicamente un’azienda di diritto privato: che sia obbligata a selezionare il personale attraverso concorsi pubblici è questione controversa.

Non solo. Bressan è certamente tecnico di comprovata esperienza, ma è anche da sempre uomo di sinistra: dalla militanza nel Pci all’assessorato con la giunta Scagni (quinquennio 2002-2007): e qualcuno lo dà anche come possibile candidato nel Partito Democratico alle prossime elezioni regionali. Inevitabile dunque che le sue dichiarazioni abbiano suscitato più di qualche perplessità, in Amag come fuori: dove finisce la valutazione tecnica, e comincia la battaglia politica?

E. G.