“Mandateli a lavorare”, ora si può: ad Alessandria la prima bottega carceraria aperta al pubblico. Ospiterà detenuti ed ex detenuti e permetterà il recupero e inclusione sociale per adulti svantaggiati a causa di ragioni fisiche, psichiche, sensoriali o sociali.
Il primo negozio solidale in un carcere italiano e aperto a tutti, questo l’obiettivo del progetto Social Wood, partito nel 2015 grazie ad un’idea dell’associazione ISES e pronto ora alla seconda fase. Dopo aver ottenuto importanti risultati nei primi mesi di attività, quali la possibilità di realizzare all’interno del carcere una vera e propria bottega dei prodotti artigianali realizzati dai detenuti oltre che di altri manufatti realizzati grazie alle sinergie attivate con altri progetti sociali del territorio, il progetto si prefigge ora anche l’obiettivo della costruzione di un vero e proprio Social Lab, un laboratorio sociale di artigianato all’esterno del carcere che permetterà di attivare percorsi formativi e occupazionali per persone che vivono in una condizione di disagio sociale (detenuti in art 21, ex detenuti, immigrati, persone con disabilità fisica o psichica). “Mandateli a lavorare” diventerà ora una realtà.
“L’idea è quella di creare una vera e propria bottega in cui le persone possono acquistare i prodotti fatti a mano dai ragazzi – ha raccontato Andrea Ferrari, operatore ISES – Queste persone, quando escono dal carcere, difficilmente riescono a trovare una nuova occupazione, quindi aumentano le percentuali di recidiva e tutto diventa più complicato. Insegnare loro un mestiere, dare veramente valore a ciò che creano e garantire loro un lavoro una volta usciti è davvero importantissimo”.
La bottega presente e allestita negli ultimi mesi in locali inutilizzati all’interno delle mura della casa circondariale “Cantiello e Gaeta” di Alessandria rappresenterà il trait d’union tra l’interno e l’esterno del carcere in quanto sarà un locale sito nelle mura carcerarie, ma con accesso libero da chiunque (visitatori e clienti) senza richiedere alcuna autorizzazione, e permetterà ad alcuni detenuti in art. 21 di poter lavorare.
La progettazione della bottega ha permesso di creare nuove importanti collaborazioni con altre realtà ed enti presenti sul territorio, quali la Cooperativa sociale KEPOS, l’Associazione Centro Down di Alessandria, nonché l’Asl di Alessandria che hanno creduto fortemente nel progetto ed hanno deciso di investirci risorse umane, materiali ed immateriali. Le nuove collaborazioni permetteranno di coinvolgere nelle attività anche altri soggetti che vivono in situazione di disagio di diversa natura: sociale, economico, fisico e/o psichico.
La seconda parte del progetto, però, sposterà l’attenzione anche fuori dal carcere stesso: l’attività del Social Lab metterà in secondo piano le necessità produttive vincolando invece il percorso ad una funzione di recupero sociale per persone la cui partecipazione ad un’attività occupazionale rappresenta uno strumento socializzante con valenza pedagogica e terapeutica, atta ad integrare un programma riabilitativo e formativo più ampio e a verificare l’eventuale grado d’idoneità al lavoro con l’obiettivo finale di accompagnamento all’autonomia.
“Il progetto permette di creare nel contempo un’attività lavorativa e un percorso di recupero sociale per persone la cui partecipazione ad un’attività occupazionale rappresenta uno strumento socializzante con valenza pedagogica e terapeutica, atta ad integrare un programma riabilitativo e formativo più ampio e a verificare l’eventuale grado d’idoneità al lavoro”, ha detto Mauro Pusterla, amministratore di Kepos.
Attraverso il laboratorio le persone svantaggiate avranno la possibilità di essere inserite o reinserite nel mercato del lavoro, o anche di restare presso il servizio stesso, inseriti in un sistema che rispecchia, seppure in ambiente protetto, le caratteristiche, i tempi, i ritmi e le regole dell’ambiente lavoro.
È provato da numerose ricerche socio-economiche, infatti, che la condizione lavorativa influenzi in maniera pregnante la vita di ognuno e questo avviene in maniera uguale anche per i soggetti con uno svantaggio fisico, psichico, sensoriale e/o sociale. Il lavoro è a tutti gli effetti una “misura preventiva” all’istituzionalizzazione della persona e costituisce un forte strumento di sostegno ai percorsi di inclusione sociale nella propria comunità di riferimento.
Il laboratorio sarà suddiviso al suo interno per creare differenti aree di lavoro e nelle quali organizzare ciascuna attività indipendentemente dalle altre. Ogni area di lavoro sarà dotata di macchinari ed attrezzature necessarie per poter svolgere all’interno tutte le fasi di produzione necessarie alla creazione di un manufatto.
La falegnameria permetterà di continuare l’attività iniziata con il progetto Social Wood all’interno della casa circondariale Don Soria.
Nel laboratorio si potranno assemblare parti realizzate all’interno del carcere per produrre arredi voluminosi, oltre che produrre nuove commesse. La falegnameria sarà attrezzata con i macchinari donati dall’ASL di Alessandria, i quali necessitano solo di un piccolo intervento di recupero per adeguarli alle norme vigenti in materia di sicurezza. Per poter raggiugere il massimo dell’efficienza e permettere alle persone impiegate di essere molto motivate saranno svolte delle pre-selezione di verifica delle capacità individuali che permettano di indirizzare l’utente verso l’attività più consona alle sue attitudini ed ai suoi desideri.
Le persone selezionate parteciperanno ad un corso di formazione specifico per l’attività che dovranno svolgere al fine di trasmettere tutte le informazioni pratiche circa il corretto svolgimento dell’attività.
Sulla piattaforma “Eppela” è stata aperta una sezione di crowdfunding per il progetto: l’obiettivo di 10mila euro è stato già raggiunto e superato a due settimane dall’inizio dei lavori, confermando la grande partecipazione e l’appoggio ricevuto.