Il futuro della plastica verde? Si chiama Ecoplasteam che da Alessandria guarda al mondo. Anche con un tocco di cultura, made in Argentina [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Il capannone dall’esterno è uguale a quasi tutti gli altri. Ma dentro va in scena una produzione all’insegna dell’innovazione, del riciclaggio, della sostenibilità e della cultura. Sì, perché ad Alessandria succede anche questo. Siamo all’interno dei cinquemila metri quadrati di uno stabilimento nella zona industriale D5, a Spinetta Marengo, dove c’è l’impianto che produce il nuovo materiale plastico chiamato EcoAllene, ricavato dal riciclo della plastica e dell’alluminio dei contenitori in tetrapak. Il processo di lavorazione è un esempio di economia circolare grazie al brevetto dell’EcoAllene (frutto di una sperimentazione conclusa con la realizzazione di un impianto pilota che ha permesso una produzione destinata a campionamenti diffusi in diversi settori industriali da cui è scaturito un interesse diffuso) e rappresenta un esempio quasi unico di innovazione di processo e di prodotto che consente di creare un nuovo materiale plastico ecologico, con una grandissima varietà di utilizzi, riciclando materiali e sottoprodotti provenienti da produzioni industriali, altrimenti destinati all’incenerimento o alla discarica come imballi per alimentari fluidi, sacchetti prodotti oleosi, involucri dolciumi, capsule per bevande calde non compostabili.

Il ciclo di lavorazione è interamente meccanico, non viene utilizzato alcun composto chimico e il trattamento è esclusivamente fisico, dalla vasca di decantazione ai mulini, dalla centrifuga all’essiccatura e fino alla plastificazione (estrusione). La capacità è di una tonnellata all’ora di prodotto per una potenzialità annuale di seimila tonnellate. Quella ottenuta è una plastica totalmente riciclata, con caratteristiche identiche a quella nuova ed è colorabile in base alle richieste dei clienti. Il contenuto di alluminio, variabile in base alle necessità del cliente, crea un effetto glitter senza impiego di master specifici. I settori di utilizzo vanno dai componenti per mobili alle suole per scarpe, dai contenitori di design (orologi, occhiali, vasi, portachiavi) alle lastre e pavimentazioni (per giardini, autobloccanti), ai componenti per il tavolo, dall’abbigliamento all’edilizia fino agli articoli di cancelleria e ai casalinghi.

Protagonista è la Ecoplasteam Spa, una start up (sede legale a Milano, direzione a Torino, stabilimento a Spinetta Marengo; l’impianto è realizzato dalla società Amut di Novara, leader internazionale nella fornitura di macchinari per la lavorazione di materie plastiche) che rivoluziona il concetto di riciclo di questi contenitori. Dopo Alessandria (posizione definita “perfetta” rispetto alle due maggiori cartiere da cui si rifornisce, la prima è a Lucca e la seconda a Verona), dove è prevista l’installazione di una seconda linea produttiva, sarà la volta dell’Europa. Nel piano industriale è infatti in programma una prima apertura in Austria e poi in Francia, impianti che diventeranno cinque nell’arco dei prossimi tre anni con un investimento stimato di dieci milioni di euro.

E non è tutto. Perché ad Alessandria, grazie alla Ecoplasteam, arte e industria si fondono grazie alle installazioni nell’area del magazzino sulle cui pareti campeggiano le enormi riproduzioni dell’opera, divisa in otto capitoli, dell’artista argentino Ernesto Morales. È il racconto, allegorico, della nascita e della crescita proprio di Ecoplasteam. Quello di Morales, classe 1974, è un contributo di assoluta innovazione, grazie al quale l’arte entra in un impianto industriale. L’artista ha iniziato la carriera a Buenos Aires dove ha vissuto fino al 2006 quando si è trasferito in Europa, prima a Parigi, poi a Roma e infine nel 2011 arriva a Torino. Morales ha realizzato mostre in musei, gallerie e fiere d’arte in diverse nazioni tra cui Stati Uniti, Italia, Francia, Germania, Spagna, Ungheria, Cina, Singapore, Malesia, Thailandia, Argentina, Brasile, Messico e Uruguay. E ora una sua opera celebra l’innovazione, l’ambiente, la cultura fra le mura dello stabilimento alessandrino nella zona industriale D5.