I Grigi e l’anello al naso

Grigi: dal libro Cuore alla tragedia del Poseidon CorriereAldi Jimmy Barco
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Certo che D’Agostino, dopo pochi giorni di Alessandria, avrà pensato di essere arrivato nel bengodi dei giovani allenatori. Pensateci: lui, giovane in carriera, alle spalle giusto un buon campionato in C in un paese di poco più di 2000 anime, gli si offre di giocarsi la carta Alessandria, una big di categoria e una benedizione per un curriculum all’osso.

E, udite udite, il tutto senza l’imposizione di obiettivi ambiziosi: si tratta mettere assieme alcuni vecchietti dal grande passato, dei giovani virgulti e provare a fare una stagione interlocutoria senza particolari pressioni ma con alibi già pronti in caso di difficoltà.

E non è finita qui. Quando arriva in questa plaga si trova ad interfacciarsi con un DS men che trentenne che, almeno visto camminare, non sembra abbia mai giocato a calcio (se non da bambino sulla spiaggia e solo se portava il pallone) e che non ha mai diretto un gruppo di lavoro che costa tre milioncini di euro all’anno (ma neanche di trentamila euro, naturalmente), anzi, ha cominciato a lavorare per la società facendo tutt’altro, dalle slides al marketing.

Il massimo per un allenatore che, pur con poca esperienza, ha invece alle spalle una lunga e onorata carriera di calciatore ai massimi livelli e quindi allenato a riconoscere chi è del mestiere e chi fa solo finta di esserlo.

Quanto alla stampa locale poi è davvero una pacchia: il nuovo mister ha subito verificato che in sala stampa vagola gente specializzata soprattutto a scrivere di corse nei sacchi e tiro alla fune e che mai, quindi, sia per impreparazione sia per piaggeria, avrebbe mai contestato le sue scelte, a meno di disastri rovinosi però pronta a condividere acriticamente di tutto e di più.

Per non parlare poi del pubblico mandrogno che, da sempre, pare incapace di vedere un dito oltre il naso e non sa proprio riconoscere l’erba che fa il grano, calcisticamente parlando. Quel pubblico che da un po’ ha deciso di contestare Di Masi, pensando che qui il problema principale sia la modestia tecnica dell’ organico o la povertà del budget, senza chiedersi invece di quale qualità sia il lavoro messo in piedi dai DS e dal Mister attuali.

Oddio, che questa squadra sia lontana dalle qualità delle precedenti è chiaro ma è stato tutto spiegato prima, senza alibi e nell’assoluta trasparenza e il nuovo corso, piaccia o non piaccia, non può rappresentare una sorpresa per nessuno. A riprova di quanto sostengo siamo sinceri: abbiamo perso senza giocare (come facciamo sempre) 3-0 in casa contro il Cuneo, ma avete forse visto nella squadra biancorossa svettare talenti che, se avessero giocato la partita con la maglia grigia, avrebbero cambiato la deriva del match?

Nel Cuneo la differenza l’ha fatta non certo l’eccellenza tecnica dei giocatori schierati, nella fattispecie, ma il saper stare in campo, l’organizzazione di gioco, la copertura degli spazi e la gestione delle varie fasi della partita. Tutte cose queste che sono da ascrivere al lavoro del loro allenatore e Scazzola, evidentemente, ha lavorato bene in questi mesi (tra l’altro quasi due in meno del nostro mister perché il Cuneo ha cominciato fuori tempo massimo …) e pure condizionato dal solito vorticoso andare e venire di giocatori in prova o inutili (oltre 45 in due mesi) tipico di una società di pasticcioni. Questa è stata la differenza autentica fra le due squadre piemontesi domenica scorsa.

D’altra parte quante volte ho sottolineato che questa nostra squadra non gioca al calcio ma si limita a subirlo sperando di passarla liscia, cosa che nel calcio è più frequente di quanto si pensi?

Purtroppo però quando, e qualche volta succede in un campionato, devi tentare di vincere in casa contro un avversario alla tua portata, per cercare di farlo, magari riuscirci, o sei molto fortunato o sei allenato in quel senso. Contro il Cuneo, è lampante, nè sei stato fortunato ma, ancor meno, allenato alla bisogna. E tutto ciò tralasciando i commenti sulla scelta della formazione inziale schierata da D’Agostino frutto, evidentemente, di paure senza senso e negativamente indicative per l’atteggiamento della squadra.

Dopo questo disastro annunciato, e qui sta un altro punto dolente, in sala stampa il mister siciliano prende coraggio (un po’ tardi invero) e cosa afferma urbi et orbi con il petto gonfio?
“E’ tutta colpa mia, me ne assumo in toto la responsabilità”. A parte il fatto che certe assunzioni di responsabilità puzzano di scaricabarile vorrei sottolineare che la responsabilità dei disastri tecnici e tattici di questa squadra è già “naturalmente” del mister in carica e non quindi una benevola concessione che D’Agostino fa generosamente a tutti noi.

Lo so quanto il nostro mister si senta autorizzato a pensare che in questa piazza abbiamo tutti l’anello al naso e anche stavolta non abbiamo fatto nulla per nasconderlo però non esageri….

Dico questo perchè nessuno, neppure in sala stampa domenica sera dopo quella prova orrida offerta dai Grigi, ha osato porre a D’Agostino due domandine banali, e cioè: “ lei pensa di essere in grado di insegnare in pochi giorni a questa squadra a giocare a calcio o no?” Oppure: “lei pensa di avere giocatori così scarsi e male assortiti al punto da ritenere impossibile che riescano ad azzeccare in una partita tre passaggi di fila e almeno tre azioni da gol contro una squadra modesta come il Cuneo?”

Ma se non lo chiedono i giornalisti possiamo sperare che lo capisca il direttore dell’area tecnica che tutto è tranne che un uomo di calcio con esperienza comprovata? E allora ci pensi Di Masi a cambiare, stavolta in tempo e non traccheggiando come ha fatto in passato con Stellini, magari facendo piazza pulita e individuando un solo DS (visto che due non bastano…) e un allenatore che lo sia a tutto tondo e non soltanto pro domo sua.