Università, ricerca e sviluppo: dopo vent’anni Alessandria oggi è pronta a investire seriamente sul futuro? [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Che ricerca e università possano generare ricadute economiche è una ovvietà. Che una comunità sia realmente capace di intercettare la ricaduta, è però meno ovvio. Alessandria è una di quelle realtà in cui prima l’ateneo e poi la ricerca sono entrate nel quotidiano, ma a vent’anni dall’istituzione dell’Università del Piemonte Orientale ancora sono in pochi a conoscere, e discutere, sia le attività quotidiane di didattica e ricerca, sia i contenuti degli studi che hanno dimostrato quando possa essere stimolante, culturalmente ed economicamente, questa presenza. Adesso il capoluogo e l’intero territorio sono a una svolta e devono davvero passare dalle parole ai fatti, devono davvero farsi guidare dalla conoscenza per compiere il necessario salto di qualità fra la ricaduta economica da ‘caffè al bar, alberghi e ristorazione’ (primo effetto di un insediamento che attrae persone dall’esterno: un effetto importante, ma non certo sufficiente) e quella ad alto valore aggiunto grazie alla quale nascono attività imprenditoriali, vengono potenziate quelle esistenti e l’intera comunità locale diventa attrattiva.

Può essere sintetizzata così la morale dell’ultimo incontro intitolato “La ricerca oggi: impatto economico e scientifico”, organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria in collaborazione con l’associazione Cultura e Sviluppo, Lamoro – Agenzia di sviluppo del territorio e la Fondazione Solidal nella sala conferenze di Palatium Vetus. Ripercorrendo alcune delle trame emerse nel precedente incontro “Sanità, ambiente e ricerca scientifica”, e rilanciando temi specifici legati alla presenza dell’ateneo, è stato chiaro il messaggio conclusivo: Alessandria non solo può scommettere, ma anzi deve investire su sviluppo e ricerca. In campo sanitario, grazie alle sinergie già in atto, ma guardando allo stesso tempo alla cultura e al settore produttivo in cui si può declinare l’opportunità che il territorio ha di fronte. Certo, i tempi non saranno brevi e saranno necessari anni prima di vedere gli effetti, ma d’altro canto Alessandria ha impiegato due decenni per capire il valore del ruolo e le ricadute economiche che sono state anche al centro di due ricerche – la prima è di oltre ventuno anni fa, la seconda ha dieci anni – curate dal professor Alberto Cassone dell’Università del Piemonte Orientale.

Adesso ci sono il corso sdoppiato di Medicina, i numerosi percorsi di laurea dei Dipartimenti che hanno sede ad Alessandria (Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali: Dipartimento di scienze e innovazione tecnologica), la collaborazione (avviata da anni) fra l’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ e il Disit (“Un ospedale che fa ricerca cura meglio e possiamo strutturare in modo più efficace quello che già esiste, integrare e supportare, attrarre professionisti da fuori” è la riflessione rilanciata da Giacomo Centini, direttore generale), l’avvio di un rapporto analogo fra l’Asl Al e l’ateneo: le condizioni finalmente sono cambiate. Lo hanno detto, ognuno con analisi e numeri che hanno fatto capo alle rispettive esperienze e competenze, tutti i relatori: Gian Carlo Avanzi, Rettore dell’Università del Piemonte Orientale; Daniela Bianco, responsabile dell’area Sanità e Farmaceutico di ‘The European House – Ambrosetti’; Lorenzo Lener, direttore dell’Incubatore Enne3 di Novara (entro dicembre cambierà nome e diventerà “incubatore di impresa del Piemonte Orientale”); Leonardo Marchese, direttore del Disit; Ferruccio Ponzano, professore del Digspes; Carlotta Testa, direttrice del Collegio universitario Santa Chiara; Giacomo Centini; Luigi Vercellino, direttore amministrativo Asl Alessandria. Gli interventi relativi all’impatto economico della presenza universitaria sono stati moderati da Antonio Maconi, presidente della Fondazione Solidal.

E Alessandria? “È viva per miracolo”. Le parole di Gianluca Veronesi, sindaco di Alessandria nella stagione tumultuosa della fine della prima repubblica, arrivano a fine convegno. E non sono una semplice battuta. Ma vogliono al contrario dire che oggi, in un tempo difficile e incerto, la città e il territorio possono cogliere il nuovo obiettivo. Veronesi è stato fra quegli amministratori (non certo numerosi all’epoca) che non solo ha creduto nel nuovo ateneo, ma ha lavorato per quell’obiettivo che si è concretizzato nel 1998 con l’istituzione dell’Università ‘Amedeo Avogadro’. Ecco perché è il momento di ricreare le condizioni del momento in cui è nata, quando “si sono incontrate l’arte del possibile della politica e la razionalità cartesiana dell’università”.