Un territorio a misura d’uomo ricco di piacevoli colline dolci, dove non esiste la monocoltura dura e drastica ma boschi che si alternano a campi di grano, di granoturco e girasole, poi a vigneti e persino a incolti; insomma un paesaggio in cui si trova un valore immenso: il silenzio per parlare con noi stessi e vivere un sogno.
Si potrebbe pensare che questo luogo non esista invece c’è: è il Monferrato.
Ma come mai questo territorio è poco conosciuto?
La risposta è che sono gli uomini a far diventare grandi i territori.
Nel Monferrato c’è stato un tratto di tempo in cui si è fermato il progresso dell’artigianato contadino perché due generazioni sono andate a lavorare in fabbrica o sono migrate dopo la laurea e così è venuta a mancare quella prospettiva, positiva o no, di “omologazione” che uniforma i modi di pensare, di agire e magari di progredire.
Oggi questo territorio ha l’opportunità di risorgere per almeno due motivi:
1° perché può soddisfare la domanda che nasce dal desiderio dei turisti che vogliono conoscere territori ancora sconosciuti, con una storia antica, cultura e modi di vivere diversi.
2° per la possibilità che abbiamo di far conoscere personaggi che non molto tempo fa in questi territori si erano distinti.
Oggi l’Europa ha intrapreso una strada di “no netto alla chimica” dove parlare di molecole è diventato impopolare e quasi imbarazzante anche se noi stessi, le piante e persino i microbi siamo fatti di molecole, quindi più che bandirla, occorrerebbe meglio gestirla “ la chimica”.
La sostenibilità ambientale si raggiunge in un territorio in cui siano rispettati gli equilibri tra la fauna e la flora e tra le caratteristiche del suolo, per questo servono equilibri politici e amministrativi ma soprattutto serve sostenibilità economica.
Se ai giorni nostri molti vini possono essere venduti nel mondo al alto prezzo e alcuni terreni, come ad esempio nelle Langhe e in Toscana, hanno raggiunto prezzi astronomici, il merito va certo al lavoro dell’uomo e all’energia della terra ma non dimentichiamo che tutto ciò è stato reso possibile da norme e regole che hanno permesso di controllare e garantire le produzioni, così da offrire certezza e costanza ai consumatori.
La legge di maggior valore è quella che ha strettamente collegato il vino alla terra dove viene prodotto.
Questa legge è stata presentata e promossa da un senatore del Monferrato, Paolo Desana, che nel 1963, con la legge 930, ha dato all’Italia intera, e non solo al Monferrato, una veste giuridica che la Francia aveva già dal 1935, per regolamentare produzione e vendita dei vini: la legge sulle DOC, denominazione di origine controllata.
Per noi oggi le DOC sono scontate, e a mio parere, troppo numerose, per garantire qualità, ma non dimentichiamo che a quei tempi hanno conferito gran valore sia ai nostri vitigni autoctoni in termini qualitativi e economici, sia a molti terreni delimitati e circoscritti, mantenendo così integro e salubre l’ambiente.
E’ grazie a questa legge che quando assaggiamo, degustiamo un calice di vino, possiamo apprezzare gusti e profumi che derivano solo da quel territorio; il territorio dove è stato prodotto e che ha così la possibilità di trasmetterci unicità e cultura.
Le DOC hanno infatti ormai un valore relativo, ma noi dobbiamo pensare ai tempi in cui nessuno voleva sottoporsi a controlli, per apprezzare la strategia mentale di un personaggio come Desana che è riuscito allora a fare accettare una legge motivandola e facendo capire a tutti a cosa sarebbe servita.
Lui è arrivato al punto di svolta, poi ci sono state altre 1000 possibilità, ma se non ci fosse stato lui, il resto non sarebbe avvenuto.
Per me Desana è uno di quei personaggi da considerare padri della nostra storia.
Alcune DOC come Barolo e Brunello hanno avuto particolare fortuna, quelle importanti si contano sulla punta delle dita, ma nel futuro sono certo che ci saranno molte altre DOC che avranno altrettanto successo.
Quando penso a un territorio, penso alla storia degli uomini che hanno posseduto quella terra, che l’hanno coltivata e alla cultura che hanno plasmato su di esso.
Penso agli uomini che hanno sperimentato le sue potenzialità e che hanno individuato le sue predisposizioni naturali.
Senatore Paolo Desana: il padre delle DOC
– (Casale Monferrato, 7 gennaio 1918 – Casale Monferrato, 19 gennaio 1991)
– A lui si deve il pubblico riconoscimento del legame tra il vino e il territorio che lo produce.
– Paolo Desana, casalese, è riconosciuto come il padre delle DOC perché attraverso la sua storica proposta di legge n. 930 del 1963 , (che istituì le denominazioni di origine dei vini), diede all’Italia uno strumento per competere nel mercato mondiale e valorizzare i nostri territori; la Francia aveva regolamentato la produzione e la vendita dei vini già dal 1935.
– Paolo Desana, piemontese, uomo di particolare intelligenza, si impegnò con caparbietà per la tutela del produttore e del consumatore e usò il suo talento lungimirante per la valorizzazione del territorio che oggi è la nostra vera ricchezza, con il sapere delle tradizioni e il valore dei vitigni autoctoni.
– Se oggi alcuni produttori possono vantare la produzione di vini che si vendono a centinaia di euro alla bottiglia o il possesso di vigneti che valgono qualche milione di euro a ettaro lo debbono alla 930 di Paolo Desana; ma a lui si deve soprattutto il quadro visivo dei vigneti che modellano un territorio creando di conseguenza un ambiente sostenibile che fa bene a tutti noi.
– Sono i personaggi che rendono importanti i territori.