Grigi: Maltese sei tutti noi, però adesso diventa giocatore vero…

Grigi: dal libro Cuore alla tragedia del Poseidon CorriereAldi Jimmy Barco
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Introducendo la partita Alessandria-Siena che si è giocata domenica scorsa al Mocca ho parlato esplicitamente di un’occasione nella quale l’Alessandria di D’Agostino doveva cercare finalmente di far gioco e impensiere l’avversaria di giornata. In caso contrario. se anche contro i toscani avessimo visto la solita squadra rinunciataria, balbettante e paurosa, costantemente dominata dall’avversario, allora si poteva pure pensare all’utilità di un cambio di guida tecnica.

Lo so, sono decisioni devastanti quelle di cacciare un allenatore dopo solo 6 partite ufficiali, ma con quasi 4 mesi di allenamenti, come già dimostrato la passata stagione, quando un mister non trova le lunghezze d’onda giuste per far capire ai suoi quello che vuole vedere in campo, allora è meglio chiudere i rapporti e non aspettare che il responsabile tecnico della conduzione di una squadra vada in sistematica confusione (caso Stellini, la stagione passata: esonero tardivo dopo che la società lo aveva difeso oltre ogni).

Ma contro il Siena D’Agostino deve aver pensato che stavolta non sarebbe bastato rincorrere avversario e palla in ogni zona di campo, lasciare agli altri ogni sorta di iniziativa confidando nella vena di Cucchietti o nella giornata storta dell’attacco avversario.

Anche l’Alessandria ha giocatori in grado di far male, e mi riferisco a Bellazzini, Sartore e De Luca, aspettando la forma migliore di Santini, ancora involuto e frenetico.

Quindi contro un Siena che ha dimostrato al Mocca, benchè lontano da una forma accettabile, di essere un collettivo dotato di grande organizzazione, forza fisica e determinazione, il nostro mister ha messo i giocatori più dotati a sua disposizione tutti assieme e tutti, o quasi (elemento anche questo fondamentale) nei ruoli e nelle posizioni in campo nei quali questi ragazzi possono dare il meglio.

Ho detto “quasi” perché, in realtà penso che Sartore quinto a destra, la posizione che ha occupato in campo contro il Siena, sia una piccola forzatura, viste le caratteristiche tecniche e dinamiche del brasiliano. Per collocare questo attaccante esterno in una posizione a lui congeniale penso si debba inserire all’interno di un 4-4-2 abbastanza offensivo (a fare l’esterno destro di centrocampo) oppure in un 4-3-3 piazzato terzo attaccante di destra.

Comunque sia dovrebbe sempre giostrare dalla metà campo in su, senza obbligarlo a rincorse difensive sfiancanti che alle lunghe gli tolgono lucidità negli ultimi trenta metri, spazi nei quali diventa determinante.

Già contro il Siena nel secondo tempo ha accusato crampi e poi ha commesso l’ingenuità sul rigore procurato in cui ha dimostrato ancora una volta che spesso, quando i giocatori d’attacco difendono in zone difensive tipiche, sono soggetti a far danni perché … non hanno la lucidità e i concetti tipici del difensore.

L’altra bella novità immaginata da D’Agostino per contrapporsi in maniera costruttiva ai senesi è stato il rimescolamento dei ruoli in mezzo al campo, operazione tutt’altro che banale, schierando Maltese play con a fianco Bellazzini e Gatto mezzali, mentre nelle altre partite fin qui disputate il ragazzotto ex Pisa faceva la mezzala.

I vantaggi di una scelta anche coraggiosa come quella domenica sono stati evidenti: i piedi educati di Maltese sono una risorsa là dove parte l’azione, mentre tutti gli altri giocatori che si sono cimentati in quel ruolo, per caratteristiche tecniche e fisiche, non possiedono quella qualità e quella fantasia.

Il rovescio della medaglia è che questo siffatto centrocampo a tre non brilla per peso specifico ma è comunque ben assortito e in grado di creare grattacapi a qualunque linea mediana del girone.
Adesso però Maltese deve mettersi a disposizione del collettivo: due tocchi al massimo, evitare le veroniche dalla trequarti avversaria in giù, dimenticarsi piroette, finte e controfinte, giocare semplice e, se vuol fare qualcosa di difficile sul serio, far viaggiare la palla di prima. Magari non sarà il comportamento che più piace ai gonzi ma, se dovesse riuscire nella sua rincorsa al minimalismo e all’essenziale, diventerebbe la vera rivelazione di questo rosa in un ruolo dove vediamo spesso impiegati vecchi bolsi ex cavalli da tiro ora agghindati con la montura da parata.

Problemi che sembravano irrisolvibili sono stati superati dunque? Non è proprio così. Contro il Siena nel secondo tempo hai patito e subito ancora troppo e fortunatamente i ragazzi di Mignani, che fino a sabato scorso avevano giocato solo due partite, hanno pagato pegno e dal 70’ sono crollati verticalmente ridandoti fiato e lasciandoti tirar su la testa qualche volta. Il problema adesso saranno le trasferte consecutive in Sardegna, dove troveremo due squadre (Olbia e Arzachena) abituate ad aggredire con poco ordine ma tanta veemenza, soprattutto tra le mura amiche.

Sarà determinante quindi non cadere nella trappola della frenesia, tenere le distanze corrette fra i reparti e i giocatori pronti ad aiutarsi, il che vuol dire stare vicini, corti e stretti in fase di non possesso. Poi, come abbiamo potuto constatare, molte partite le puoi giocare bene e perdere oppure l’esatto contrario e quando gli episodi che non puoi controllare sono determinanti se ne deve prendere atto con sportività ed obbiettività, nel bene e nel male. Oggi per questa Alessandria, e ancora per un bel po’, contano le buone prestazioni piuttosto che le vittorie ad ogni costo e conta veder giocare al calcio, nei limiti del possibile, con il materiale umano a disposizione. Tenendo conto che, vale per tutti e per tutte le categorie, più sei limitato tecnicamente rispetto all’avversario e più conta l’organizzazione di squadra, i meccanismi di gioco non improvvisati e la lettura puntuale e corretta delle fasi della partita. Per dirla tutta: più sei poco dotato e più devi prepararti in settimana il massimo possibile di situazioni di gioco e contromisure adeguate. Adieu.