Città sane: da noi c’è tanto da lavorare! [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

“Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre. Un giorno, sulla striscia d’aiola d’un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo che proprio lí prendeva ogni mattina il tram”. Nelle città moderne sempre più difficile cogliere gli odori che nel susseguirsi delle stagioni la campagna regala e uno spaesato Marcovaldo percepiva ancora in una Torino dei primi anni ’60.

La città industriale ottocentesca ha cominciato ad occupare porzioni sempre più estese di territorio ossia ha cominciato ad impadronirsi del territorio con un processo di urbanizzazione notevole che ha riguardato prima i paesi più avanzati e, successivamente, quelli in via di sviluppo, aumentando i fenomeni di congestione e inquinamento, per cui diventa necessario ripensare a un diverso tipo di città.

Tortona, semaforo arancione: si attivano le misure temporanee antismog di primo livello CorriereAl

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato il termine “healthy city”, che non si riferisce a una città che ha raggiunto un particolare livello di salute pubblica, ma una città consapevole dell’importanza della salute come bene collettivo, in grado di attuare misure per tutelarla e migliorarla. La salute non è quindi solo un “bene individuale”, ma un “bene comune”, volto a coinvolgere gli abitanti all’etica e all’osservanza di comportamenti virtuosi individuale e collettivi, in modo che la salute sia un investimento e non un costo.

Si stima che nei prossimi decenni la popolazione urbana rappresenterà il 70% della popolazione globale. In Italia il 37% della popolazione risiede già adesso nelle 14 Città Metropolitane e il tema della salute sta diventando una priorità di azione amministrativa da parte di tutti i decisori pubblici. Se la speranza di vita alla nascita sta ormai superando gli 80 anni in tutte le province del Piemonte, aumentano, tuttavia, le malattie croniche legate a fattori sia ereditari che a stili di vita.

Urbanizzazione e configurazione della città e dei suoi servizi sono fattori che possono comportare sia rischi che opportunità per la salute pubblica: città ben pianificate grazie anche all’utilizzo delle nuove tecnologie possono ridurre la congestione e fattori di rischio legati all’inquinamento e alla sedentarietà. Le smart cities ossia le città intelligente sono costruite su strategie di pianificazione urbanistica tese all’ottimizzazione e all’innovazione dei servizi pubblici così da mettere in relazione le infrastrutture materiali delle città e da renderle più funzionali alle necessità dei cittadini. Attraverso tali elementi, costruire città healthy significa non solo investire in politiche sanitarie ma prestare attenzione in primo luogo ai servizi erogati. A tal proposito rimane molto da fare anche nelle città medie della nostra provincia come mostrano gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile Istat volti a misurare la qualità dei servizi.

Indicatori di qualità dei servizi BES

Terrritori

Bambini che hanno usufruito dei servizi comunali per l’infanzia

Irregolarità del servizio elettrico

Posti-km offerti dal Tpl

Emigrazione ospedaliera

%

numero medio per utente

posti-km per abitante

%

PIEMONTE

12,4

1,7

4.513,5

5,4

Torino

13,4

1,8

6.015,8

2,9

Vercelli

11,3

1,6

409,8

7,9

Novara

18,0

1,2

2.351,4

15,2

Cuneo

6,4

2,0

2.641,8

2,9

Asti

10,2

1,3

1.339,7

3,8

Alessandria

10,8

1,3

1.419,7

11,0

Biella

16,2

1,4

382,5

5,8

Fonte Istat 2016

Così forse potremmo tornare a percepire i profumi di spore che sentiva Marcovaldo.