Strade? Dove stiamo andando non c’è bisogno di strade” affermava il dottor Emmet Brown (Doc) a Marty Mc Fly, mentre con la mitica DeLorean stavano per partire verso un’altra dimensione temporale, in una scena di Ritorno al futuro.
Di strade e di altre infrastrutture di trasporto oggi vi è ancora necessità, e se le modalità di trasporto sono rimaste le stesse rispetto al 1985, anno di uscita del celebre film, sono cambiate invece le tipologie di alimentazione, grazie all’evoluzione tecnologica, che tenta di rispondere a esigenze ambientali.
Un terzo dell’inquinamento da anidride carbonica deriva dai mezzi di trasporto tradizionali, e di questi il 71,1% è rappresentato dalla mobilità stradale, mentre il restante è provocato dal trasporto navale (13,9%) e aereo (12,7%). Se è notevole il peso sull’inquinamento da CO2 da parte dei trasporti stradali, il settore in generale è chiamato a ridurre la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di petrolio e a ridurre le emissioni di carbonio da esso prodotte del 60% entro il 2050.
Al fine di abbattere le emissioni, soprattutto nelle aree urbane densamente popolate che presentano importanti problemi di congestione veicolare e qualità dell’aria, le pubbliche amministrazioni e i gestori di servizi pubblici, al momento della sostituzione del rispettivo parco auto sono obbligati all’acquisto di almeno il 25% di veicoli a gas, elettrici e ibridi, soprattutto per quanto riguarda gli autobus.
In questo scenario va osservato come nella mobilità elettrica la realtà industriale ha un tasso di innovazione molto veloce, decisamente più rapido delle aspettative degli analisti (e della politica). L’innovazione interesserà soprattutto i servizi e le modalità di gestione dell’offerta, che hanno tempi di commercializzazione molto ridotti, quasi inesistenti.
Solo un anno fa sarebbe stato difficile immaginare che un piccolo segmento di auto elettriche avrebbe percorso 27mila chilometri al giorno in due città, e senza alcun problema di autonomia o ricarica.
Il vero incentivo all’utilizzo di auto elettriche resta però la creazione di una rete di punti di ricarica distribuita capillarmente sul territorio. Solo una rete di colonnine di ricarica, con la loro interoperabilità al fine di evitare fenomeni di monopolio da parte di alcuni operatori dominanti, è il passo cruciale di questo percorso, indispensabile per la tutela dell’ambiente e della salute, ma anche di uno sviluppo economico ecosostenibile.
Se in Alto Adige o in metropoli come Roma e Milano, che da sole coprono circa un quinto dell’intero parco circolante di auto elettriche, tutto ciò avviene già, anche nelle medie città della nostra provincia non è da sottovalutare l’impatto positivo sulla qualità dell’aria e sulla congestione del traffico, legate a iniziative simili.
Chissà se in un futuro più o meno prossimo avremo mai una DeLorean volante: l’auto elettrica invece è ormai già una realtà.