“Quest’anno il Gruppo Banfi compie quarant’anni, mentre noi a Strevi siamo più giovani di un anno. Personalmente sono qui dal 2002, e se dovessi individuare un tratto distintivo dell’azienda direi innovazione continua, verso una qualità sempre più alta”. Alberto Lazzarino, enologo e direttore di Banfi Piemonte, non ha dubbi: “Le bollicine, in particolare, sono un mercato che richiede standard ormai di eccellenza, per saper assecondare e in molti casi anche stimolare il gusto di una clientela sempre più esigente e raffinata: noi facciamo il possibile per riuscirci, in ogni fase della lavorazione”. Anche nel 2018, come lo scorso anno, Banfi Piemonte si è aggiudicata il Marengo d’Oro per la sezione Vini Spumanti, con il Cuvée Aurora Rosé, Alta Langa DOCG, annata 2014. Ma in cantina non mancano anche altre proposte, tutte da scoprire.
Dottor Lazzarino, buon compleanno a Banfi!
Grazie! Un traguardo importante, quello dei quarant’anni, e mi pare che l’azienda lo raggiunga in condizioni di grande freschezza. Siamo nati in Toscana, nel 1978, e la proprietà americana, la famiglia Mariani, è arrivata nel frattempo alla seconda generazione. Qui a Strevi abbiamo costanti contatti con Cristina Mariani-May, oltre naturalmente che con tutto il management: l’anima del gruppo è una sola, c’è grande coesione.
Voi però avete una forte identità territoriale legata a Strevi, e anche alle vostre proprietà a Novi e Gavi: un’identità fatta di bollicine…
Certamente il nostro specifico è l’Alta Langa: Banfi fu tra i primi a crederci, aderendo nella seconda metà degli anni Novanta a quello che all’epoca era in sostanza un club, con 7 aziende promotrici. I traguardi raggiunti sono noti: doc nel 2002, docg nel 2008. Oggi il Consorzio di Tutela dell’Alta Langa ha 17 aziende iscritte, e una serie di paletti rigorosi per potersi fregiare di una denominazione che nel mondo è sinonimo di qualità e classe.
Quest’anno avete ‘rivinto’ il Marengo d’Oro ancora con un Cuvée Aurora Rosé, Alta Langa Spumante Brut Rosato, annata 2014: che vino è?
Straordinario. E’ il frutto di una lavorazione molto particolare, a partire dalle uve raccolte completamente a mano, per poi passare ad una pressatura soffice, e ad una fermentazione a temperatura controllata. E’ un vino armonioso, delicato, che porta con sé tutta la storia delle colline piemontesi: ideale da bere fresco, sia con pesce che per aperitivi. E’ il nostro fiore all’occhiello, insieme al Brachetto naturalmente: l’altra anima del nostro territorio.
Quanti ettari di vigna avete in Piemonte, e quante bottiglie producete?
Banfi Cantine in Strevi ha 38 ettari di proprietà tra Novi e Gavi, e circa 7 ettari ad Acqui. Ma soprattutto conferiscono a noi le loro uve tantissimi piccoli e medi viticoltori della zona, il che ci consente di avere una produzione di circa 2 milioni di bottiglie: il nostro prodotto più venduto è il Brachetto d’Acqui, che proprio Banfi ha saputo rilanciare tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, conquistando ampi mercati.
Più mercato interno, o più esportazione?
In Italia siamo fortissimi, per noi è il primo mercato, ed è bello che sia così. Ma siamo anche in molti mercati esteri: dagli Stati Uniti al Canada, dal Sudamerica ai Caraibi. All’estero ci affidiamo a distributori, mentre in Italia abbiamo una rete vendita con oltre un centinaio di agenti, e una copertura capillare del mercato horeca, ma anche della grande distribuzione: naturalmente non con tutta la nostra linea di prodotti.
Parliamo di rossi: avete una Barbera particolare, e poi c’è l’Albarossa….
La nostra Barbera, L’Altra, è giovane, frizzante, fresca e sbarazzina. D’estate può anche essere bevuta fredda, da frigorifero: ha un aroma dolce, e senza tannini. L’Albarossa è un progetto in cui crediamo molto, per lanciare il quale cerchiamo anche di fare ‘rete’ insieme ad altri produttori del territorio. E’ un vitigno ancora poco conosciuto, ma che ha tutte le potenzialità per diventare un simbolo di questo territorio. Quindi la cooperazione, sul fronte del marketing, in questa fase è fondamentale.